Il Papa scrive ai grandi della Terra uniti nel G20
04/04/09
In questi giorni si è concluso a Londra il G20 (2-3 aprile 2009), in cui si sono trovati faccia a faccia i rappresentanti dell’80% delle risorse economiche del pianeta.
Si è lavorato su un piano globale per triplicare le risorse del Fondo monetario internazionale, sulla lotta serrata ai paradisi fiscali, su un tetto agli stipendi dei manager e dei banchieri, sulla concessione di 50 miliardi di dollari di aiuti ai Paesi poveri, e di 5.000 miliardi di stimoli fiscali per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro.
Di recente l’On. Gordon Brown, Primo Ministro del Regno Unito, nonché padrone di casa dell’incontro mondiale, aveva fatto visita al Papa in Vaticano e lo aveva informato sul Vertice delle 20 economie più grandi del mondo, “allo scopo di coordinare con urgenza le misure necessarie per stabilizzare i mercati finanziari e consentire alle aziende e alle famiglie di superare il presente periodo di grave recessione, per rilanciare una crescita sostenibile dell’economia mondiale e per riformare e rafforzare sostanzialmente i sistemi di governabilità globale affinché tale crisi non si ripeta nel futuro”.
Il Santo Padre ha voluto, dunque, raggiungere l’On. Gordon Brown per manifestare il suo “apprezzamento personale, per gli alti obiettivi che l’incontro si propone e che si fondano sulla convinzione, condivisa da tutti i Governi e gli Organismi internazionali partecipanti, che l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo”.
Di ritorno dall’Africa Benedetto XVI, dopo aver verificato la povertà bruciante, l’esclusione cronica dal resto del mondo ma anche le risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta, desidera condurre i grandi della Terra ad una semplice riflessione: “coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti”.
Il Santo Padre punta, pertanto, la sua attenzione su un fattore troppo spesso dimenticato, vale a dire la fiducia nell’uomo, affermando che “le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze”.
Ecco allora che, continua Sua Santità, “se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è «fuori» dall’economia, ma «dentro» e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico”.
Solo un coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale è capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale. Solo il tenere in dovuta considerazione “la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere”.
Benedetto XVI termina il suo accorato appello chiedendo “ la benedizione di Dio per il Vertice di Londra e per tutti gli incontri multilaterali che, in questi tempi, cercano di trovare elementi per la soluzione della crisi finanziaria”.
Non manca poi di continuare a manifestare il suo indomabile amore di padre ad ogni uomo dichiarando all’udienza del mercoledì 1° aprile, in piena sintonia con la Lettera del giorno precedente, che “la fede nel Dio vicino, che in Gesù ci ha mostrato il suo volto d’amore, è la garanzia di una speranza affidabile, per l’Africa e per il mondo intero, garanzia di un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”.
Commossi per la testimonianza di amore e speranza del Vicario di Cristo in Terra, ci uniamo alla sua incessante preghiera, chiedendo anche noi di vivere nel nostro quotidiano quella fede nel Dio vicino e contemporaneo, che solo può portare alla fiducia e al bene verso ciascun uomo.
Si è lavorato su un piano globale per triplicare le risorse del Fondo monetario internazionale, sulla lotta serrata ai paradisi fiscali, su un tetto agli stipendi dei manager e dei banchieri, sulla concessione di 50 miliardi di dollari di aiuti ai Paesi poveri, e di 5.000 miliardi di stimoli fiscali per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro.
Di recente l’On. Gordon Brown, Primo Ministro del Regno Unito, nonché padrone di casa dell’incontro mondiale, aveva fatto visita al Papa in Vaticano e lo aveva informato sul Vertice delle 20 economie più grandi del mondo, “allo scopo di coordinare con urgenza le misure necessarie per stabilizzare i mercati finanziari e consentire alle aziende e alle famiglie di superare il presente periodo di grave recessione, per rilanciare una crescita sostenibile dell’economia mondiale e per riformare e rafforzare sostanzialmente i sistemi di governabilità globale affinché tale crisi non si ripeta nel futuro”.
Il Santo Padre ha voluto, dunque, raggiungere l’On. Gordon Brown per manifestare il suo “apprezzamento personale, per gli alti obiettivi che l’incontro si propone e che si fondano sulla convinzione, condivisa da tutti i Governi e gli Organismi internazionali partecipanti, che l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo”.
Di ritorno dall’Africa Benedetto XVI, dopo aver verificato la povertà bruciante, l’esclusione cronica dal resto del mondo ma anche le risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta, desidera condurre i grandi della Terra ad una semplice riflessione: “coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti”.
Il Santo Padre punta, pertanto, la sua attenzione su un fattore troppo spesso dimenticato, vale a dire la fiducia nell’uomo, affermando che “le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze”.
Ecco allora che, continua Sua Santità, “se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è «fuori» dall’economia, ma «dentro» e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico”.
Solo un coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale è capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale. Solo il tenere in dovuta considerazione “la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere”.
Benedetto XVI termina il suo accorato appello chiedendo “ la benedizione di Dio per il Vertice di Londra e per tutti gli incontri multilaterali che, in questi tempi, cercano di trovare elementi per la soluzione della crisi finanziaria”.
Non manca poi di continuare a manifestare il suo indomabile amore di padre ad ogni uomo dichiarando all’udienza del mercoledì 1° aprile, in piena sintonia con la Lettera del giorno precedente, che “la fede nel Dio vicino, che in Gesù ci ha mostrato il suo volto d’amore, è la garanzia di una speranza affidabile, per l’Africa e per il mondo intero, garanzia di un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”.
Commossi per la testimonianza di amore e speranza del Vicario di Cristo in Terra, ci uniamo alla sua incessante preghiera, chiedendo anche noi di vivere nel nostro quotidiano quella fede nel Dio vicino e contemporaneo, che solo può portare alla fiducia e al bene verso ciascun uomo.