Il diritto alla vita e la cultura a servizio di una vita veramente e pienamente umana
Dopo le agitazioni sul “diritto alla morte” fatte emergere dalla vita, paralizzata a letto dalla distrofia muscolare, di Piergiorgio Welby, tutto è tornato a tacere. C’è stata la crisi del Governo, Sanremo e poi il nuovo “terrorismo giovanile” che sta mettendo in crisi la scuola…dunque questi i temi del momento che, chissà perché, determinano come sempre un periodo e poi, saltando a piè pari la domanda che queste realtà pongono, si passa al nuovo scoop del momento senza che venga data una risposta.
La morte dello stesso Piergiorgio Welby sembra aver finalmente risposto al grido di questo uomo, quasi che davvero la morte stessa fosse l’unica risposta. Andate a dire a tutti colori che ancora vivono questa drammatica realtà che l’unica loro speranza è l’attesa di una immediata morte. Perché è questa la risposta che ci lasciano tutti gli interventi politici, le prime pagine dei giornali, i salotti in seconda serata, solo questo: che non c’è speranza!
Chissà perché, sono proprio queste drammatiche anime che, invece, ci aiutano a far emergere il grido della vita che necessita un senso, il grido del cuore che rivendica la propria appartenenza a Colui che l’ha forgiato.
Accade invece la morte di un uomo come Nino, totalmente infermo da 39 anni, da quando aveva appena 17 anni, la cui esperienza, altrettanto drammatica, è un inno alla vita e soprattutto una speranza di felicità per chi come lui attraversa questo pellegrinaggio terrestre in tali condizioni. Una testimonianza bellissima che però non fa scoop, non merita la prima pagina del telegiornale. C’è una domanda ancora aperta nel cuore di queste persone, che è la domanda di ciascun uomo, ma chissà perché, ci ripeteva Nicolino all’ultima vacanza adulti, «continuiamo ad essere attratti dal male, mentre quanto di bello c’è ancora da imparare del Bene!».
“È proprio della persona umana il non poter raggiungere un livello di vita veramente e pienamente umano se non mediante la cultura, coltivando cioè i beni e i valori della natura”.
Così inizia il capitolo sulla promozione della cultura nella Gaudium et Spes.
Dallo stimolo di questa Costituzione Pastorale si afferma l’impegno culturale della Chiesa attraverso quello che è stato definito il Progetto culturale (di cui è possibile consultare il sito all’indirizzo: www.progettoculturale.it).
Nelle giornate del 2 e 3 marzo si è svolto l’VIII forum che ha visto l’intervento di tre figure scientifiche apparentemente distanti, quali: il matematico prof. Boffi, il teologo prof. Coda e lo storico prof. Riccardi. Ciò che emerge da questi interventi, di cui pubblichiamo l’articolo apparso su Avvenire, è comunque una unità nella diversità, la bellezza di riconoscere l’incapacità umana di potersi rispondere da sé e la necessità di affermare che solo Dio, il creatore dell’uomo e delle cose, può realmente rispondere ai nostri bisogni.
Continua la Gaudium et Spes: “L’uomo inoltre, applicandosi allo studio delle varie discipline…può contribuire moltissimo ad elevare l’umana famiglia a più alti concetti del vero, del bene e del bello e ad una visione delle cose di universale valore; in tal modo essa sarà più vivamente illuminata da quella mirabile Sapienza, che dall’eternità era con Dio, disponendo con lui ogni cosa, giocando sull’orbe terrestre e trovando le sue delizie nello stare con i figli degli uomini. Per ciò stesso lo spirito umano, più libero dalla schiavitù delle cose, può innalzarsi con maggiore speditezza al culto ed alla contemplazione del Creatore. Anzi, sotto l’impulso della grazia si dispone a riconoscere il Verbo di Dio che, prima di farsi carne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era «nel mondo» come «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) ”.
A noi il compito di mettere in campo i nostri saperi in una collaborazione reciproca che coinvolge la nostra intelligenza e il nostro protagonismo cristiano.