Giovanni Paolo I maestro di umiltà
A distanza di trent’anni dalla sua morte, Benedetto XVI ha elogiato la figura e le doti di umiltà di Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso”, che morì solo dopo un mese di pontificato, stroncato da un infarto.
Nell’ultimo Angelus domenicale a Castel Gandolfo, prima di far ritorno in Vaticano, il Pontefice, traendo ispirazione dalla liturgia domenicale che proponeva la parabola evangelica dei due figli inviati dal padre a lavorare nella sua vigna, ha affermato: “riflettendo su questi testi biblici, ho pensato subito a Papa Giovanni Paolo I, di cui proprio oggi ricorre il trentesimo anniversario della morte… Egli scelse come motto episcopale lo stesso di san Carlo Borromeo: Humilitas. Una sola parola che sintetizza l’essenziale della vita cristiana e indica l’indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell’autorità”, ha proseguito il Vescovo di Roma.
“L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale”, ha inoltre affermato Benedetto XVI.
Infatti in una delle quattro Udienze generali del suo brevissimo pontificato disse con quel tono familiare che lo contraddistingueva: “Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore … Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili”.
“Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente”, ha aggiunto, ricordando come nei suoi discorsi Papa Luciani usasse spesso “esempi tratti da fatti di vita concreta, dai suoi ricordi di famiglia e dalla saggezza popolare”.
“La sua semplicità era veicolo di un insegnamento solido e ricco, che, grazie al dono di una memoria eccezionale e di una vasta cultura, egli impreziosiva con numerose citazioni di scrittori ecclesiastici e profani”, ha sottolineato.
Infine il Santo Padre, ringraziando il Signore per aver donato alla Chiesa e al mondo Giovanni Paolo I, ha concluso esortando a fare “tesoro del suo esempio”, con l’impegno “a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani”.Proprio in questi giorni si sta per concludere il processo diocesano sul miracolo, avvenuto in Puglia, ad Altamura, per poi giungere a Roma, alla Congregazione delle cause dei santi.
È la storia di Giuseppe Denora, ex commesso di banca, l’uomo guarito da un linfoma allo stomaco dopo aver pregato Giovanni Paolo I, di cui scrive Tornielli su “il Giornale” del 27 settembre scorso.
In comunione con il Santo Padre anche noi ringraziamo Dio per averci messo davanti un uomo vero, che ci ha testimoniato con la sua vita e le sue opere la convenienza di vivere con il cuore umile e semplice del servo fedele, aprendo così la strada con il suo breve ma significativo pontificato alla grande missione di evangelizzazione del suo omonimo successore, Giovanni Paolo II.