E mentre Gesù nasce l’uomo continua a morire per mano di un altro uomo
Proprio in questi giorni in cui in tutto il mondo i cristiani gioiscono per la nascita del Dio fatto Uomo per la salvezza di ciascuno siamo travolti dalla notizia di diversi attacchi contro le comunità cristiane nelle Filippine e in Nigeria.
In Nigeria a Jos, nella cosiddetta “Middle Belt”, da sempre regione teatro di gravissimi scontri tra cristiani del sud e musulmani del nord, sono avvenute, in questo ultimo periodo, almeno sette esplosioni che hanno causato una carneficina. “Ci sono stati 32 morti e 74 feriti”, ha detto il commissario Abdulrahman Akano, responsabile dello stato di Plateau.
Come se non bastasse, poi, altre sei persone sono rimaste uccise durante la messa di Natale in attacchi compiuti da estremisti islamici contro due chiese a Maiduguri, nel nord-est del Paese. Una delle due chiese è stata anche data alle fiamme e tra le sei vittime c’è un sacerdote. “Si sospetta che gli uomini armati facciano parte del gruppo islamico Boko Haram”, ha detto il tenente della polizia locale Abukabar Abdullahi. Il gruppo Boko Haram, che lo scorso anno si è reso responsabile di vari atti di violenza religiosa nel nord della Nigeria, è anche accusato di essere dietro ad una serie di attacchi avvenuti negli ultimi mesi.
Solo il pronto intervento di alcuni soldati nigeriani, sembra sia riuscito ad impedire un altro attacco contro una terza chiesa, sempre a Maiduguri.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, manifestando una forte preoccupazione per le drammatiche notizie di intolleranza religiosa in Nigeria, afferma che “allorché la violenza viene associata alla professione di un credo religioso vengono dolorosamente vulnerati quei principi universali di pace e fratellanza che di ogni religione costituiscono l’essenza”. Condannando qualsiasi forma di violenza e di intolleranza, oltre ad unirsi al dolore per le vittime ed al forte appello “affinché in Nigeria le ragioni della moderazione e della pacifica convivenza tra fedi diverse prendano il sopravvento”, il ministro ha fatto sapere che verrà convocato a Roma l’ambasciatore nigeriano per ribadirgli la ferma condanna delle violenze degli ultimi giorni, chiedendo così un concreto impegno a far cessare l’ondata di intolleranza.
Un attacco con feriti è stato sferrato anche nell’isola di Jolo, nell’arcipelago delle Filippine, con l’esplosione di una bomba sul tetto di una chiesa cattolica mentre si celebrava la prima messa del giorno di Natale. Sei persone sono rimaste ferite, fra le quali il sacerdote che celebrava il rito. L’attacco è avvenuto di prima mattina dentro la principale base della polizia nell’isola meridionale di Jolo, roccaforte dei ribelli islamici di Abu Sayyaf, legati ad Al Qaida e responsabili di diversi attentati a chiese e rapimenti di preti e suore. Nella chiesa si trovavano un centinaio di persone.
Proprio nel momento in cui Gesù nasce nuovamente nel cuore di ogni uomo, portando speranza e amore, ci sono invece uomini che muovono la loro mano contro il fratello vicino.
Tutta la Chiesa cattolica piange, allora, il martirio dei suoi figli innocenti ed il Santo Padre, come sempre, non manca di confortarci in questi momenti di grande prova, con parole forti ma ricche di speranza; difatti all’Angelus del 26 dicembre ci ha detto: “In questo tempo del Santo Natale, il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan. Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità. In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie – che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza. Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace”.
Non potendo dimenticare anche la martoriata Terra di Gesù, il messaggio natalizio di Benedetto XVI, pronunciato il 25 da Piazza San Pietro, è stato caratterizzato da un forte appello per la pace, violata in Medio Oriente, in Iraq e tante altre aree del mondo, e dalle parole di incoraggiamento indirizzate ai cristiani perseguitati, in particolare in Cina. Il Papa ha sottolineato che il Natale “è motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù”. “La luce del Natale – ha invocato – risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri israeliani e palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i responsabili delle Nazioni a una fattiva solidarietà verso di esse”. “Ciò – ha proseguito – avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera”.
La furia anticristiana ha, però, continuato a colpire, giovedì 30 dicembre, la martoriata minoranza irachena. L’esplosione di dieci bombe installate davanti ad abitazioni di cristiani, nel quartiere di al-Ghadir, nel centro della capitale, ha provocato nella capitale Baghdad almeno due morti e sedici feriti; in tutto le bombe erano quattordici, dieci delle quali sono saltate in aria, mentre le altre quattro sono state individuate e fatte brillare dalle forze di sicurezza.
Tale attentato non è stato rivendicato ma porta la firma del ramo iracheno della rete terroristica di Al Qaeda; difatti dopo il sanguinoso assalto di domenica 31 ottobre contro la Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad, conclusosi con più di 50 vittime, Al Qaeda aveva annunciato che tutti i cristiani erano “obiettivi legittimi”.
L’ultima follia anticristiana, che ha fatto seguito alle numerose minacce di Al Qaeda ai cristiani d’Egitto si è, poi, consumata poco dopo la mezzanotte dell’1 gennaio 2011, e ha colpito la comunità copta di Alessandria d’Egitto. Secondo le ultime informazioni delle agenzie di stampa, l’esplosione di un ordigno posto all’interno di un autovettura davanti alla Chiesa dei Santi (Al-Qiddissine), situata nel quartiere di Sidi Bishr, ha provocato almeno 21 morti e 79 feriti tra i fedeli all’uscita di una funzione religiosa per il Nuovo Anno.
I mass media non hanno potuto evitare di farci vedere un vero e proprio “bagno di sangue”, con decine di corpi martoriati stesi a terra. All’esplosione sarebbero poi seguiti scontri a colpi di bastone fra cristiani e musulmani nelle strade adiacenti alla chiesa, ma non sono mancati fedeli che si sono radunati davanti ai resti bruciati dell’automobile cantando: “Offriamo le nostre vite e il nostro sangue per la Croce”.
Il Santo Padre, fortemente contrito per tanto dolore nel mondo, ha ricordato durante l’Angelus del 1 gennaio di aver dedicato, quest’anno, il Messaggio per la giornata mondiale della pace proprio a questo tema: “Libertà religiosa, via per la pace”. Solo “là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace”.
Ricordando, poi, con grande commozione le ultime vittime in Egitto, Benedetto XVI, rivolgendosi ai fedeli domenica 2 gennaio in Piazza San Pietro, ha definito un “vile gesto di morte quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, che offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno”. Ha poi continuato dicendo che “davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo”.
Come un padre che non abbandona mai nessuno dei suoi figli, specie quelli più deboli, il Santo Padre si fa a loro vicino ricordando che proprio in quel piccolo ed indifeso bambino, nato nella fredda grotta di Betlemme, c’è tutta la gioia e la soddisfazione del cuore, c’è quel Dio con noi, che non ci dice di trasformare le tenebre, ovvero le circostanze dolorose, ma ci assicura la sua presenza di luce dentro le tenebre, la sua compagnia costante dentro il dolore, anche quando ci si trova a subire il martirio per mano dell’uomo, che si vanta di agire “in nome di dio”.
Ci uniamo alla preghiera di Benedetto XVI, che ci ha chiesto di rimanere uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace, continuando a mendicare il perdono e la misericordia di Dio, anche per le famiglie delle vittime, con le parole di sant’Agostino: “Ridestati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo… Saresti morto per sempre se Lui non fosse nato nel tempo… Ti saresti trovato per sempre in uno stato di miseria se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se Lui non fosse arrivato”.