Dal Consiglio d’Europa una pagina di riferimento per la difesa della vita e della sua dignità
Dopo la risoluzione del 2010 che ha rafforzato la libertà di coscienza per i medici e gli operatori sanitari e dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha affermato l’anno scorso che non esiste un diritto all’eutanasia che abbia fondamento giuridico nella Convenzione dei diritti dell’uomo, è la terza volta che da Strasburgo arrivano decisioni orientate alla difesa della vita.
Il Consiglio d’Europa dice no all’eutanasia e al suicidio assistito. Con la Risoluzione n. 1859 dello scorso 25 gennaio sul testamento biologico, ed in particolare sulla protezione della dignità e dei diritti umani dei pazienti, l’Assemblea di Strasburgo, nel raccomandare ai 47 Stati membri una legislazione che regoli le dichiarazioni anticipate di trattamento, nega fermamente la possibilità di mettere in atto “azioni od omissioni che permettano di provocare la morte di una persona”.
Questa presa di posizione è di certo frutto dell’insistenza di alcuni parlamentari del partito popolare, tra cui gli italiani Luca Volonte’ (Udc) e Renato Farina (Pdl), ma è stata votata anche dai conservatori e da alcuni socialisti, con un buon contributo dei Paesi dell’Est (Intervista a Renato Farina).
I parlamentari del Consiglio prendono le distanze dall’eutanasia e dal suicidio assistito, ma insistono sulla necessità di regolare con la legge il testamento biologico, considerando che sono pochi gli Stati dell’Unione che si sono dotati di una specifica legislazione che, anche quando c’è, viene troppo spesso disattesa.
L’intenzione principale è quella di ratificare, conoscere e applicare quanto contenuto nella Convenzione dei diritti dell’Uomo e sulla biomedicina conosciuta anche come nella Convenzione di Oviedo n. 164, un atto che l’Italia non ha ancora ratificato.
Inoltre l’Assemblea indica una lista di principi e di misure concrete che gli Stati devono seguire nel regolamentare il testamento biologico, come quella di evitare moduli complicati o oneri troppo alti in modo da assicurare che tutti possano accedere al testamento biologico.
Per finire la Risoluzione afferma, in maniera lapidaria, che “in caso di dubbio la decisione deve sempre essere tesa a preservare e prolungare la vita”.
Anche se il documento non ha effetto di legge e non è vincolante per gli Stati membri, può avere un grande valore sui pronunciamenti della Corte di Strasburgo (Corte europea dei diritti dell’uomo), e di rimando sulle norme nazionali. È accaduto infatti più volte, ad esempio in Italia, che i nostri giudici hanno rinviato determinate questioni alla Corte Costituzionale proprio sulla base delle pronunce dei magistrati di Strasburgo.
Si esprime a favore di questa chiara posizione anche l’Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa con le parole di monsignor Aldo Giordano: “Si tratta di un nuovo segnale che esiste e sta prendendo la parola un’Europa che vuole ricuperare con serietà il senso del mistero infinito della vita e della morte, che vuole affermare che la vita ha sempre il primato e ha un valore che non dipende dalla nostra decisione arbitraria… una pagina di riferimento per la difesa della vita e della sua dignità” (No del consiglio d’Europa all’eutanasia).
Questa presa di posizione fa ben sperare nella possibilità che sia a livello europeo che nazionale ci si possa lealmente fermare a considerare e quindi a riconoscere, appunto, il senso del mistero infinito della vita e della morte, il valore profondo di ogni istante della vita che con tutta evidenza non può dipendere dalla nostra arbitraria decisione e che si compie in un destino consegnato a ciascuno di noi.
Il Consiglio d’Europa che con forza raccomanda che il comitato dei ministri del Consiglio porti la risoluzione all’attenzione degli Stati membri, con la richiesta che essa sia applicata nei rispettivi ordinamenti, da all’Europa una nuova veste, o meglio gli permette di fare memoria di quali siano le sue vere origini, indissolubilmente legate all’esperienza cristiana.
Fin negli ultimi accadimenti drammatici legati all’intervenuta eutanasia sulla vita di uomini e donne si comprende la necessità di una legge che regoli con chiarezza la complessa questione del testamento biologico; ci sembra, però, molto più umano e confortante il fatto che si parta dal preservare sempre e comunque la dignità della vita, come ci dice il Consiglio d’Europa, piuttosto che far passare la morte come l’ultima azione di possesso, di forza, di libertà e di diritto.
Ci corrisponde e ci rappresenta di più un Europa che finalmente inizia a salvaguardare la vita e ad affermarne la sua dignità in ogni condizione umana.