Continua la tragedia del Congo
All’Angelus di domenica scorsa, 9 novembre, Benedetto XVI è intervenuto sulla tragedia che sta sconvolgendo la Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire. Infatti, quello che è iniziato mercoledì 5 novembre e che sta continuando sino ad oggi, è una vera e propria tragedia che non solo sta portando alla morte migliaia di uomini, donne e bambini ma sta anche distruggendo interi villaggi, paesi e la già povera economia del luogo, costringendo i sopravvissuti ad abbandonare le proprie case. Insomma un “genocidio silenzioso nel lassismo” della comunità internazionale. Ma il motivo? Non è molto chiaro. Si sa per certo che vi è un vero e proprio esercito di ribelli capeggiata dal Generale Laurent Nkunda che, scontrandosi con l’esercito governativo, continua a mietere morti e distruzioni. E che, tra l’altro, questi ribelli violentino pure le donne dei villaggi. Tutto ciò purtroppo, tra alterne vicende, dura da 15 anni: molti asseriscono, che dietro ci sia sempre il solito motivo economico: cioè che questi ribelli, essendosi appropriati di miniere d’oro necessarie invece al sostentamento della economia congolese, non le vogliono abbandonare nelle mani governative. È chiaro che tutto ciò si è inserito in un substrato sociale già di per sé fragile: il Congo, infatti, è stato per anni colonia Belga con tutte le conseguenze che il colonialismo può provocare…
Anche in questi ultimi giorni giungono notizie che confermano il prosieguo dell’avanzata dei ribelli, che, via via, stanno controllando sempre più villaggi seminando morte, violenza e terrore.
Certi che la forza della preghiera è il primo sostegno necessario per chi soffre, ci associamo alle preghiere del Papa per tutto il Congo ed i suoi abitanti e per tutti coloro che con amorevole ed infaticabile Carità continuano incessantemente, a costo della propria vita, a sostenere e ad aiutare tutta la popolazione congolese. Dall’Angelus del 9 novembre scorso:
“Continuano a giungere inquietanti notizie dalla regione del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Sanguinosi scontri armati e sistematiche atrocità hanno provocato e stanno provocando numerose vittime tra i civili innocenti; distruzioni, saccheggi e violenze di ogni tipo hanno costretto altre decine di migliaia di persone ad abbandonare anche quel poco che avevano per sopravvivere. Si calcola che i profughi siano attualmente più di un milione e mezzo. A tutti e a ciascuno di loro desidero esprimere la mia particolare vicinanza, mentre incoraggio e benedico quanti si stanno adoperando per alleviare le loro sofferenze, tra i quali menziono in particolare gli operatori pastorali di quella Chiesa locale. Alle famiglie private dei loro cari giungano il mio cordoglio e l’assicurazione della mia preghiera di suffragio. Infine, rinnovo il mio fervido appello affinché tutti collaborino al ripristino della pace in quella terra da troppo tempo martoriata, nel rispetto della legalità e soprattutto della dignità di ogni persona.”