Cittadinanza onoraria
Il 09 marzo scorso il Consiglio comunale di Firenze ha conferito la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro, padre di Eluana uccisa per sospensione di acqua e cibo dopo un lungo stato di coma vegetativo il 09 febbraio scorso, per volontà e richiesta del padre e convalidate dalla Corte di Cassazione il giorno 09 luglio 2008. Ebbene il Consiglio Comunale di Firenze, con 22 voti favorevoli (tutta la sinistra e buona parte del Pd), 16 contrari (tutta la destra e pochi del Pd) e tre astenuti (tutti Pd) ha approvato la proposta avanzata dal capogruppo socialista Alessandro Falciani. “Il gruppo aveva già votato una risoluzione di solidarietà a Englaro” ha detto Rosa Di Giorgi, che ha votato contro “e quindi aveva lasciato libertà di scelta. Chi non voleva la cittadinanza era contro l’atto formale, non contro il percorso del padre di Eluana. Quella di Falciani è stata una provocazione”. I dilemmi dei democratici erano stati espressi chiaramente dal primo cittadino Leonardo Domenici, che ha detto di essere personalmente favorevole alla delibera e a manifestare solidarietà a Englaro, ma di avere dubbi sulla cittadinanza onoraria concessa “non all’unanimità”. Fatto sta che la delibera è stata approvata e pubblicata con una serie di motivazioni atte a spiegare il perché il signor Englaro è stato riconosciuto, a detta del Consiglio, “quale simbolo di eccellente insegnamento di grande integrità morale, di coraggio umano e civile, in difesa della legalità della laicità dello Stato, dell’umanità, della civiltà”.
Premesso che evidentemente la delibera presenta concetti espressi in maniera relativa, quali “umanità”, “civiltà”, “integrità morale”, “coraggio umano e civile”, “non violenza”, “autonomia”, “libertà”, “diritto”, e premesso che quella che alle prime righe della delibera viene definita “sospensione di alimentazione e idratazione” viene sostituita qualche riga dopo con l’affermazione “sospensione dell’accanimento terapeutico” creando in questo modo una grave mistificazione della realtà dei fatti, ci domandiamo: che c’entra, guardando i fatti, il Comune di Firenze con la tragica vicenda umana di Eluana?
Insieme a Mons. Betori, Arcivescovo di Firenze “si ritiene doveroso affermare con nettezza che l’atto che una parte del consiglio comunale ha voluto imporre a tutta la città appare pretestuoso, offensivo e distruttivo”. Mons. Betori, infatti, nel Comunicato emesso immediatamente subito dopo la notizia, dopo aver ribadito con accorata paternità che “opporsi a questa improvvida decisione non vuole dire opporsi alla persona del signor Englaro o voler mancare di rispetto alla sua dolorosa vicenda familiare”, ma assicurando per il signor Beppino “ rispetto e comprensione”, afferma invece con non poca ragionevolezza perché un tale atto nefasto possa essere considerato un vero e proprio “sopruso”.
È lampante che l’idea di conferire la cittadinanza onoraria ha in tal senso un profondo valore simbolico, è un modo di proclamare pubblicamente l’idea terribile di una libertà decaduta a libertinismo. Un’idea di libertà senza vincoli, un pieno arbitrio su di sé e su tutto. Invece cos’è realmente la libertà?
“«Siete stati chiamati alla libertà». La libertà in tutti i tempi è stata il grande sogno dell’umanità, sin dagli inizi, ma particolarmente nell’epoca moderna. Sappiamo che Lutero si è ispirato a questo testo della Lettera ai Galati e la conclusione è stata che la Regola monastica, la gerarchia, il magistero gli apparvero come un giogo di schiavitù da cui bisognava liberarsi. Successivamente, il periodo dell’Illuminismo è stato totalmente guidato, penetrato da questo desiderio della libertà, che si riteneva di aver finalmente raggiunto. Ma anche il marxismo si è presentato come strada verso la libertà. Ci chiediamo stasera: che cosa è la libertà? Come possiamo essere liberi? San Paolo ci aiuta a capire questa realtà complicata che è la libertà inserendo questo concetto in un contesto di visioni antropologiche e teologiche fondamentali. Dice: «Questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri». Il Rettore ci ha già detto che «carne» non è il corpo, ma «carne» – nel linguaggio di San Paolo – è espressione della assolutizzazione dell’io, dell’io che vuole essere tutto e prendere per sé tutto. L’io assoluto, che non dipende da niente e da nessuno, sembra possedere realmente, in definitiva, la libertà. Sono libero se non dipendo da nessuno, se posso fare tutto quello che voglio. Ma proprio questa assolutizzazione dell’io è «carne», cioè è degradazione dell’uomo, non è conquista della libertà: il libertinismo non è libertà, è piuttosto il fallimento della libertà” (dal Discorso del Santo Padre in Visita al Pontificio Seminario Maggiore).
Questo ultimo fatto conferma quello che già si è costantemente evidenziato nel corso della tragica vicenda umana di Eluana: nel dramma, nel dolore e nella sofferenza personale si è insinuata la forza di una propaganda ideologica contro la vita, specialmente nelle sue fasi più deboli e indifese, e contro il Mistero che essa impone come Origine e Destino, se considerata lealmente nella sua evidenza elementare.
“Siamo creature, quindi dipendenti dal Creatore – afferma il Santo Padre nello stesso Discorso – . Nel periodo dell’Illuminismo, soprattutto all’ateismo questo appariva come una dipendenza dalla quale occorreva liberarsi. In realtà, però, dipendenza fatale sarebbe soltanto se questo Dio Creatore fosse un tiranno, non un Essere buono, soltanto se fosse come sono i tiranni umani. Se, invece, questo Creatore ci ama e la nostra dipendenza è essere nello spazio del suo amore, in tal caso proprio la dipendenza è libertà. In questo modo infatti siamo nella carità del Creatore, siamo uniti a Lui, a tutta la sua realtà, a tutto il suo potere”.