“Cerchiamo di essere tra quelli che lo accolgono”
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
Le coincidenze, le soste, le pernottazioni
E le prenotazioni (di camere con bagno
O doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
Si consultano
Le guide di Hachette e quelle dei musei,
Si cambiano valute, si dividono
Franchi da escudos, rubli da copechi;
Prima del viaggio s’informa
Qualche amico o parente, si controllano
Valige e passaporti, si completa
Il corredo, si acquista un supplemento
Di lamette da barba, eventualmente
Si da un’occhiata al testamento, pura
Scaramanzia perché i disastri aerei
In percentuale sono nulla;
Prima
Del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
Il saggio non si muova e che il piacere
Di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è O.K. E tutto
È per il meglio e inutile.
E ora che ne sarà
Del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
Senza saperne nulla. Un imprevisto
È la sola speranza. Ma mi dicono
Ch’è una stoltezza dirselo.
(Eugenio Montale, Prima del viaggio)
La notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio è quella in cui simbolicamente si “saluta” il vecchio anno trascorso, si buttano via i “vecchi cocci” e si dà il benvenuto all’anno nuovo: un anno ancora da vivere eppure dai più già pronosticato negli oroscopi, pianificato nelle scelte, stabilito nelle mete da raggiungere. Il tempo è già pensato, deciso, definito… e pian piano, senza neppure accorgersene, si arriva a non attendere più niente, a non sperare più nemmeno in quell’imprevisto così ben descritto da Montale.
Anche questo anno, inoltre, guardando i telegiornali, si è avuta l’impressione che l’inizio non fosse dei migliori. I notiziari si sono aperti con il solito e drammatico bilancio delle vittime del capodanno, dei morti per l’ultima quanto assurda moda di sparare colpi di pistola in aria. E ancora, il grave problema dei rifiuti che stanno soffocando Napoli, gli aumenti delle bollette, della benzina, l’economia che non va, le guerre e le rivolte in Pakistan e in Kenya … Un futuro incerto, dunque, tanto quanto il presente che viviamo.
Ma allora per cosa vale la pena festeggiare, sperare, gioire, attendere, nonostante tutto?
È l’Avvenimento di quel Bambino nella mangiatoia del presepe l’unica nostra vera speranza, poiché solo Lui possiede “il vero segreto della vita”.
E allora, l’augurio di buon anno che rivolgiamo a ciascuno è quello di accogliere in ogni istante il Bambino Gesù nel freddo e nel gelo del proprio cuore, di fare spazio per accogliere Lui, il vero senso e significato del tempo, del fare, del soffrire e del gioire…
“Dio dandoci tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto. Fissa gli occhi su Lui solo… e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri” (San Giovanni della Croce).