Beato don Antonio Rosmini: uomo di fede e di ragione
Domenica 18 novembre è stato un giorno di grande festa per la Chiesa e la diocesi di Novara.
Il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi, ha celebrato presso lo Sporting Palace, alla presenza di oltre ottomila fedeli venuti da diverse parti del mondo, tra cui 400 religiosi, e di importanti autorità civili, il rito della beatificazione di Antonio Rosmini (Rovereto 1797 – Stresa 1855), figura del riformismo cattolico dell’ottocento, uno tra i più grandi pensatori filosofici e teologici italiani.
Il cardinale all’inizio della celebrazione ha letto la lettera apostolica con la quale Papa Benedetto XVI, in data 15 novembre, accoglie la causa di beatificazione di Antonio Rosmini: “Noi, accogliendo il desiderio del Nostro Fratello Renato Corti, Vescovo di Novara, e di molti altri Fratelli nell’Episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere della Congregazione della Cause dei Santi, con la Nostra Autorità Apostolica concediamo che il Venerabile Servo di Dio Antonio Rosmini, presbitero, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza – Rosminiane, che, attingendo alla Divina Sapienza, si è dedicato all’investigazione del mistero di Dio e dell’uomo e ha speso la sua esistenza nel ministero pastorale, d’ora in poi sia chiamato Beato e che si possa celebrare la sua festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni anno, nel giorno della sua nascita al cielo, il primo luglio”.
Continua il Santo Padre nell’angelus del 18 novembre dicendo che: “Antonio Rosmini è un esempio mirabile di carità intellettuale… grande figura di sacerdote e illustre uomo di cultura, animato da fervido amore per Dio e per la Chiesa. Testimoniò la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello, ma ciò che lo rese maggiormente noto fu il generoso impegno per quella che egli chiamava carità intellettuale, vale a dire la riconciliazione della ragione con la fede”.
Ed ancora “Il suo esempio aiuti la Chiesa, specialmente le comunità ecclesiali italiane, a crescere nella consapevolezza che la luce della ragione umana e quella della Grazia, quando camminano insieme, diventano sorgente di benedizione per la persona umana e per la società”.
La sua grandezza di intellettuale eclettico, interessato alla teologia come alla filosofia e alla scienza politica, capace di essere protagonista del dibattito culturale dell’Ottocento, non è mai stata messa in discussione.
La sua missione fu quella di condurre gli uomini al Cristianesimo per mezzo della ragione, proprio come gli aveva indicato Papa Pio VIII, che ricevendolo in udienza il 15 maggio 1829 in occasione della fondazione della sua famiglia di religiosi, gli disse: “La Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori; dico di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione”.
L’obbedienza al Santo Padre e al Suo Sposo lo portò a scrivere centinaia di opere filosofiche e teologiche (fino ad affiancarlo ai Padri della Chiesa) ed a fondare due ordini religiosi (Istituto della Carità e Congregazione delle Suore della Provvidenza) da cui nacque anche l’opera dei “maestri” e “maestre” rosminiane.
I suoi religiosi partirono per le missioni in Inghilterra, per poi passare in Irlanda e negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda; oggi sono anche presenti, insieme alle suore rosminiane, in Venezuela, Tanzania ed India.
Il suo operare fu, a tratti, perseguitato da chi non ne condivideva le ragioni proclamate e testimoniate; nel 1849, infatti, i suoi due libri più famosi Le cinque piaghe della santa Chiesa e La Costituzione secondo la giustizia sociale, ove aveva con coraggio denunciato i pericoli che minacciavano l’unità e la Libertà della Chiesa, furono messi all’Indice dei libri proibiti.
La condanna della sue tesi terminò definitivamente nel 2001 quando la Congregazione per la dottrina della fede, con una nota firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, di fatto chiuse la questione rosminiana e aprì la strada per la beatificazione (Rosmini diventa beato).
“A dorare, tacere, godere” aveva sussurrato, lasciando questo mondo, all’amico Alessandro Manzoni (Rosmini beato, «genio dell’800»)
Da oggi in poi la Chiesa festeggerà e ricorderà più vivamente, in particolare il primo luglio, un uomo che in ogni frammento della sua esistenza manifestò sempre e comunque il suo ardente amore a Cristo e al Suo mistico Corpo, incarnando in sé le beatitudini e spendendosi perché ogni individuo potesse conoscere la Via, la Verità e la Vita a partire dall’insegnamento scolastico.