“Io perdono”: non si può commentare, si deve solo seguire!
È inconcepibile, insensato, pesante, stancante, assurdo. Eppure un po’ ci siamo abituati, un po’ ce l’aspettiamo…e infatti un po’ ce l’aspettavamo.
Che la testimonianza di perdono del sig. Carlo Castagna degli assassini di sua moglie, sua figlia e suo nipotino, espressione e voce di un cuore comunque sofferentemente e drammaticamente in pace, potesse non andar giù a qualcuno, non facevamo fatica ad immaginarcelo. In fondo ci siamo purtroppo abituati che, di fronte anche ad un tale dolore di un uomo che vive una circostanza così terribile e comunque straordinaria, ci possa essere sempre qualcuno pronto a criticare, deciso a non accettare l’evidenza di quello sguardo, la chiarezza e il miracolo di quella parola “io perdono”. Qualcuno che abbia la voglia di analizzare, la brama di contrariare, tanto più perché trattasi di un uomo che si definisce «cristiano».
Proprio così l’intervento del filosofo Gianni Vattimo che ha voluto, e ci è riuscito perfettamente, essere cattivo (parole testuali) nel commentare ciò che non può essere commentato ma solamente seguito. Proprio lui infatti ha pronunciato questo illogico discorso:
“Filosoficamente vorrei dire che il perdono non compete agli uomini e, citando Benedetto Croce, «pentirsi di una cosa ha poco senso se non si fa qualcosa per rimediare». Se addirittura volessi essere cattivo potrei dire: ma come si permette di perdonare? Chieda alle vittime. Mi sembra più comprensibile la reazione di Marzouk: «Vivrò per vendicarla»”.
E poi ancora:
“Sono rimasto anch’io molto stupito dal perdono del padre di Raffaella. Devo dire che in questi casi di delitto efferato il «perdonare o meno» mi sembra qualcosa di talmente privato che non varrebbe la pena di parlarne pubblicamente. Anni fa, ai tempi degli assassini delle Brigate Rosse, le famiglie si rifiutavano di andare al funerale insieme al Presidente della Repubblica perché ritenevano che la colpa fosse dello Stato. Lo trovavo brutto esattamente come adesso trovo insensato insistere su questa storia del perdono. Non capisco perché abbiano l’esigenza di dirlo con tanta insistenza…Se succedesse a me reagirei selvaggiamente. In ogni caso l’idea del perdono è qualcosa che va al di là delle strutture temporali. E’ Dio che perdona o comunque delle entità capaci di uno sguardo sull’universale, noi siamo sempre un po’ lì, in bilico, sul lembo che unisce la situazione e la nostra soggettività. Ci sono cose propriamente umane: l’emotività e i sentimenti. Altre che vanno oltre l’uomo (e competono alla giustizia o a Dio stesso): tra queste la facoltà di perdonare. Il perdono ha a che fare col giudizio. Cosa significa dire che qualcuno perdona qualcun altro? Posso non odiare una persona, non odiarla più o odiarla più di prima, e questo dipende da scale di valori soggettive e dalle conseguenze che ha avuto il delitto su chi l’ha subito. Mi ha sconvolto…”.
In questo modo è stato per l’ultima volta capace di provocare tutta la nostra indignazione…ma come si permette a strumentalizzare così la vita e il dolore di un altro, passando sopra, con la delicatezza di un elefante, a tutto il sentimento di compassione naturale che emerge di fronte a questa storia! Come si permette!
Eppure ce l’aspettavamo…ci siamo abituati…in fondo lo sapevamo che sarebbe accaduto prima o poi in questi salottini televisivi con ospiti d’onore che per lo più sono psicologi, sociologi o criminologi…
Ma non era finita. Alle precedenti illazioni si sono aggiunte queste altre affermazioni: “il perdono da cristiano superman non convince, questi slanci non sono giusti, non funzionano, il perdono in automatico non esiste, non è giusto, non è umano e non è autentico… Il perdono è qualcosa che non sta sulla punta della lingua, ma viene fuori dal profondo del cuore. O questa persona è proprio un santo, o ha avuto una folgorazione dello spirito santo. Una persona ha bisogno di metabolizzare, di rivedere le facce insanguinate dei parenti. Il perdono è un processo lungo e molto consapevole. Nel perdono di Carlo Castagna mi lascia perplesso non la sincerità, quanto l’autenticità”.
Solo che a dirle questa volta è un sacerdote (di cui volutamente non facciamo il nome!).
E non è il solo, perché un altro prete aggiunge: “Castagna ha dato un perdono tv!”
È più che inconcepibile, più che insensato, più che pesante, più che stancante, più che assurdo. È proprio pazzesco. Irrazionale. Irragionevole. Non ce l’aspettavamo, non eravamo abituati …e soprattutto non vogliamo abituarci al fatto che siano dei sacerdoti di Cristo a parlare così.
Questo proprio no!