“Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”
Il 18 gennaio scorso è iniziata la settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che è incentrata sul tema: “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera”.
Il tema della settimana ecumenica di quest’anno, che durerà sino al 25 gennaio, riprende le amorevoli parole degli Atti degli Apostoli: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42).
Questa settimana è da considerarsi una delle tappe decisive del percorso di unità e riavvicinamento che da anni la Chiesa Cattolica e le Chiese Cristiane nel mondo, particolarmente quella anglicana, stanno percorrendo, a maggior ragione in questo periodo di forte attacco al popolo cristiano.
Dal Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica ha dato inizio a questo cammino di promozione dell’unità tra tutti i cristiani riconoscendo deleteria la frattura generatasi centinaia di anni fa. Proprio Paolo VI, primo promotore di questo cammino ecumenico, in un tratto del Decreto sull’Ecumenismo “Unitatis Redintegratio” riconosceva come tale divisione non solo si opponeva “apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura.”
Nel 1995 il venerabile Giovanni Paolo II, con l’enciclica “Ut Unum Sint”, diede un ulteriore strumento di sostegno ed un ulteriore impulso al cammino di unità giudicandola imprescindibile per la fede e per tutti i credenti. Si legge in un tratto dell’enciclica:
“Gesù stesso nell’ora della sua Passione ha pregato «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale ad un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene invece all’essere stesso di questa comunità. Dio vuole la Chiesa, perché egli vuole l’unità e nell’unità si esprime tutta la profondità della sua agape. (…) Credere in Cristo significa volere l’unità; volere l’unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre da tutta l’eternità. Ecco qual è il significato della preghiera di Cristo: Ut unum sint”. All’enciclica rispose la Chiesa Anglicana nel 1998 con il documento “The Gift of Autority” che mostrò un rilevante progresso nei rapporti tra le due chiese per un cammino sempre più unitario.
Benedetto XVI ha proseguito con forza e determinazione tale percorso, incontrando nello scorso anno i vari rappresentanti delle chiese cristiane. Particolarmente intenso è il rapporto tra Benedetto XVI e l’Arcivescovo Roman Williams della Chiesa anglicana, sulla particolare situazione di divisione in cui si trova la Comunione Anglicana.
Le ragioni e la necessità dell’unità dei cristiani è stata ribadita fortemente da Benedetto XVI, molto provato dagli ultimi attacchi al popolo cristiano, nella recente Udienza generale del 19 gennaio. In essa il Pontefice ha chiarito anzitutto come i cristiani, “pur essendo sparsi in tutto il mondo e, perciò, diversi per culture e tradizioni, siano una cosa sola” e che quindi le diversità non devono dividere bensì sono un dono dello Spirito Santo: “Dobbiamo considerare che già al momento della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura: ciò sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza e, tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo.”
Egli ha poi meglio chiarito i punti fondamentali, o meglio le “caratteristiche” su cui è basato questo percorso di unità e su cui deve essere fondata la Chiesa: “…Queste quattro caratteristiche devono sempre costituire la vita della Chiesa. Prima caratteristica, essere unita e ferma nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, poi nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Come ho detto, questi quattro elementi sono ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento sul quale progredire nella ricerca dell’unità visibile della Chiesa”. Egli ha sottolineato, inoltre, come la comunione nella celebrazione dell’Eucarestia rappresenti veramente l’elemento di unità sostanziale tra i cristiani, ad oggi impossibile per le diversità presenti: “La comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta pertanto anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione”.
Nonostante le divergenze e grazie ai punti d’incontro e di comunione che in questi anni sono stati ritrovati, questo percorso di unità e comunione prosegue di certo non solo per una maggiore apertura dei cuori e delle menti ma soprattutto per Grazia e per la volontà di Dio mendicate nella preghiera: “È provvidenziale il fatto che, – continua il Santo Padre -, nel cammino per costruire l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta, che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano; essa è anzitutto un dono di Dio, che comporta una crescita nella comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”.
Quest’unità, a cui tutti dobbiamo sentirci personalmente richiamati, perché la divisione parte anzitutto dal nostro cuore, dal cuore di ciascun uomo, deve essere quotidianamente mendicata con la preghiera; perciò chiediamo l’intercessione della Vergine Maria affinché Lei ci aiuti a superare le divisioni tra noi cristiani e quelle tra tutti gli uomini, suggerendoci sempre di guardare Gesù, fonte e sorgente della nostra amata unità, per avere anche il coraggio di professarsi e di vivere da cristiani in un mondo che odia Cristo e fa di tutto per eliminare i Suoi figli.