“Beati voi quando… vi perseguiteranno… per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perchè grande è la vostra ricompensa nei cieli”
Da mesi tutto il mondo è proiettato alla difesa di Sakineh, la donna iraniana accusata di adulterio e di presunto omicidio del marito, per salvarla dalla condanna a morte. Tutto questo mobilitarsi è perché le accuse appaiono ingiuste ed infondate ritenendo comunque disumana la pena della condanna a morte.
In questi ultimi giorni solo pochissime fonti d’informazione stanno dando la notiziadi un altro fatto aberrante: lo scorso 7 novembre un tribunale del Punjab (una regione a est del Pakistan a confine con l’India) ha condannato a morte una donna, Asia Bibi, una cristiana pakistana di 37 anni, accusata di blasfemia da alcune sue colleghe di lavoro.
Nel giugno 2009, dopo una discussione con alcune sue colleghe musulmane, lavoratrici agricole, Asia Bibi, in presenza delle sue due figlie, ha difeso la sua religione quando le altre la spingevano a rinunciare alla fede cristiana e ad abbracciare l’islam.
Asia Bibi ha risposto attraverso una sua testimonianza, dicendo di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro. Le donne, per tutta risposta, hanno cominciato a picchiare lei e le sue figlie e, sostenute da un gruppo di uomini, l’hanno formalmente accusata di blasfemia. La polizia, allora, l’ha presa in custodia, salvandola da una folla inferocita. Solo dopo un anno e più di prigione è stata condannata a morte.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una grande tragedia generata da un’ingiustizia che, come sempre più accade in questi luoghi, colpisce le minoranze e particolarmente quelle cristiane.
Questa legge sulla blasfemia è in evidente contrasto con il principio universale della libertà di culto religioso e spesso viene utilizzata dai governi totalitarista in maniera strumentale per colpire le scomode minoranze. A tal proposito, anche un noto studioso musulmano il prof. Asghar Ali Engineer, direttore del Centro studi per la società e il secolarismo, sostiene che: “In Pakistan è ormai evidente che le leggi contro la blasfemia sono divenute un comodo strumento nelle mani di coloro che vogliono colpire le minoranze. La legge sulla blasfemia è stata introdotta per dare legittimità al dittatore Zia ul-Haq e non ha alcun rapporto evidente con gli standard dottrinali della legge islamica classica… Questa legge infamante – continua lo studioso musulmano – è usata con impunità contro le minoranze religiose da quelli che sono spinti da inimicizie personali, guadagni monetari, materiali o politici o perfino per rubare terre… Non c’è nulla di religioso in tutto questo”.
L’appello di Asghar Ali Engineer avviene contemporaneamente alla condanna della sentenza da parte dell’All India Christian Council (Aicc) che, attraverso le parole del segretario generale, il cattolico John Dayal, domanda al governo indiano di sollevare il caso alla Commissione Onu per i diritti umani e chiede al governo pakistano e alla comunità internazionale di “salvare la vita della donna”. Si chiede inoltre l’abrogazione della brutale legge sulla blasfemia, che permette al primo che passa di accusarti di aver offeso l’Islam, anche senza prove, e quindi di arrestarti fino ad essere condannati a morte.
A questo punto ci domandiamo come tutto il mondo si sia così prodigato per la sorte di musulmana Sakineh, con continui messaggi, cortei e appelli pubblici da parte di esponenti politici, religiosi e della cultura, mentre su Asia Bibi quasi il silenzio.
Se non fosse stato per pochi giornalisti appassionati e alcune testate giornalistiche, il mondo continuerebbe a tacere…. Forse perché ormai ci si è “abituati” alle persecuzioni dei cristiani. Evidentemente il cristiano che per difendere la propria fede muore o mette a repentaglio la propria vita, non fa notizia… (Salviamo Asia Bibi – Libero 11/11/2010).
Addirittura qualche giorno fa altri sei cristiani, mentre dormivano nei loro letti, sono stati brutalmente ammazzati in Iraq, ed altri ancora, per l’esattezza 33, feriti, dopo la carneficina del 31 ottobre nella chiesa di Bagdad, dove le vittime sono state invece cinquantotto, tra cui tre sacerdoti, che stavano pregando in chiesa. Anche qui non ci sono stati grandi titoli di giornale.
È ormai così evidente che Cristo e quindi i cristiani scomodano molto. L’importante è sradicarli dalla faccia della terra perché non possano nuocere, magari convertendo altri al cristianesimo.
Oggi si è saputo ufficiosamente che il governo di Islamabad ha rassicurato il nostro ministro Frattini che la condanna di Asia è stata sospesa. Forse sarà rivista e quindi arriverà la grazia.
Spiega infatti il governo pakistano che così è già successo ad altri cristiani (o a fedeli di altre minoranze religiose) prima di lei.
Su questo aspetto, però, scrive il giornalista Riccardo Redaelli su Avvenire del 13 novembre che molto probabilmente Asia “dovrà andare in esilio per non essere linciata da qualche zelante islamico. E le sue figlie, già scampate alle violenze della folla aizzata dai fondamentalisti, con lei. Magari suoi parenti saranno trucidati a tradimento. Quando sarà graziata, come sempre accade in questi casi, qualche jihadista brucerà case e negozi di cristiani per ritorsione. E magari ne ucciderà qualcuno”.
Questo continua a dimostrare il profondo odio che Cristo e la Sua Chiesa subiscono in molte parti del mondo, solo perché risulta intollerabile il messaggio d’Amore e di Misericordia che porta, quel Dio che addirittura si fa Uomo tra gli uomini, dice di essere la Via, la Verità, la Vita, e tutto questo solo per Amore alla Sua creatura.
Questi amici martiri, che hanno dato la vita per non aver rinnegato Cristo, ci testimoniano con forza quel tratto delle beatitudini in cui Cristo stesso dice alla folla: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perchè grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”.
Siamo certi che nel cuore di tutti i nostri amici martiri, dai primi agli ultimi che la storia in duemila anni ci ha fatto conoscere, fosse viva questa Speranza nel momento in cui si sono trovati a proclamarsi cristiani, nella consapevolezza di partecipare in minima parte alla passione di Gesù. Chiediamo, quindi, la loro intercessione e quella della Nostra Madre Maria affinché possa sostenere chiunque vive nella tribolazione “a causa del Suo nome” e tutti coloro che ingiustamente vengono perseguitati, a qualunque razza o religione appartengano; chiediamo che il loro sacrificio porti grazie abbondanti per loro, le loro famiglie e per il bene di tutto il mondo.