Affidamento
Il gesto comunitario di richiamo ed educazione alla continua, necessaria, personale preghiera
È il gesto attraverso cui la persona, dentro la necessaria e certa custodia della comunità, viene innanzitutto richiamata all’evidenza, e a prender sempre più coscienza, della propria costitutiva dipendenza; che tutta la vita dipende da un Altro, che la possibilità e la pienezza dell’io è solo nel rapporto con il Tu, da cui tutto nasce e dipende, in cui tutto consiste e per cui tutto è fatto. Alla consapevolezza che in tutto ciò che siamo e che facciamo la nostra vita appartiene a un Altro che la soddisfa, la svela, la compie e che, quindi, non è ragionevole e conveniente, ma tragicamente ingannevole e votato al nulla, confidare (in “qualcosa”) su noi stessi, sulla nostra misura.
L’atteggiamento, la posizione, l’atto primo e proprio dell’uomo, che corrisponde a questa più intima natura dell’uomo, a questa evidenza e a questa coscienza, è quello della domanda, della mendicanza, della preghiera.
Ma il Totalmente Altro, il Mistero da cui, in cui, per cui tutto è e consiste, non ha lasciato l’uomo nella facile errata possibilità di riconoscerlo in chissà quale astrazione, idea soggettiva o simbolo, ma si è reso incontrabile ed identificabile, puntualmente riconoscibile in un Uomo: nell’Avvenimento dell’Uomo Gesù. Dio si è fatto Uomo. La vita e la possibilità del suo affronto, nella sua pienezza, soddisfazione e compiutezza, allora, in tutta l’ampiezza e meticolosità di fattori, rapporti e circostanze, è questa Presenza riconosciuta; è rapporto con questa Presenza costantemente riconosciuta; è affidamento in tutto a questa compagnia presente di Dio all’uomo, nell’Uomo Gesù. Di conseguenza la preghiera è mendicanza di Cristo; che tutto accada, si faccia, si dica, si operi e si costruisca con Lui, in Lui, per Lui.
Questo gesto diventa, allora, la prima, necessaria e quindi inevitabile “attività”; il primo (fin dal mattino), necessario (senza di me non potete far nulla), costante (nel tempo, perché Lui è il Significato e il Destino di tutto) “lavoro”.
Questo richiamo è stato, fin dall’inizio, un costante fattore di educazione che – dentro la normalità del dialogo della nostra Amicizia – si è sviluppato attraverso un luogo e un gesto che abbiamo chiamato “Affidamento”. Che abbiamo voluto chiamare così per esprimere che la nostra preghiera, così come è stata definita, è vissuta – e non può non essere vissuta – nella costante intercessione e compagnia di Colei che è stata chiamata ad essere la vergine Carne, il vergine Grembo attraverso cui Dio si è fatto Uomo: Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra. Questo, particolarmente, attraverso la preghiera del santo Rosario e la recita di una preghiera in cui esprimiamo tutto il nostro desiderio e la nostra esigenza di affidare a Lei la nostra vita e la nostra Compagnia. A Lei che ci ricorda sempre, con la sua costante presenza e compagnia di madre e vergine, Chi è la pienezza dell’umano.
E “Affidamento”, anche perché l’espressione in parole e gesti della nostra mendicanza è affidata alle parole e ai gesti certi, chiari, oggettivi, compiutamente espressivi della preghiera e della liturgia della santa Chiesa.
Come ci richiama il Documento, il luogo ed il gesto comunitario dell’Affidamento “è stato, particolarmente, la costante introduzione, partecipazione, adesione, educazione della persona alla preghiera e alla liturgia della Chiesa. Dentro questa esperienza molti di noi hanno avvertito (fin dall’inizio) l’esigenza naturale di approfondire e rendere quotidiano il proprio rapporto con l’Eucaristia, di avvicinarsi frequentemente al Sacramento della Confessione, di scoprire sempre più la ricchezza della preghiera della Chiesa nella Liturgia delle Ore e nella tradizionale preghiera del Rosario…”.
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