TERZO GIORNO
INTRODUZIONE
Si può procedere con certezza e senza paura dentro la vita, dentro le vicende del mondo, dentro la realtà, dentro l’urto tremendo che spesso questo rapporto con la realtà ci fa ritrovare,… Si può far nascere un bambino senza paura, perché il Significato e il Destino si è manifestato, perché c’è la nostra Amicizia, perché ci sono uomini e donne come quelli che incontreremo in questi giorni di Convegno.
“Sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”… non può, a conclusione, che farci ritrovare ancora una volta avviluppati alla carne di una donna, della Donna, la Madonna, dalla cui struggente libertà e dal cui vergine grembo, il Mistero, l’Essere in cui tutto consiste si è fatto Uomo, è accaduto nella compagnia visibile di un Uomo. Guai ad abituarci a pronunciare questa affermazione: “Il Mistero si è fatto compagnia di Uomo all’uomo attraverso la donna Maria di Nazareth”, senza che, anche nei momenti più duri e fragili, solo pronunciandola, in qualche modo, non ci faccia esplodere il cuore, non ci rialzi sempre la testa, non ci faccia sentire il brivido della vertigine della Grazia accadutaci.
Questo è l’annuncio che attende ogni cuore di uomo… ma proprio ogni uomo. Per questo c’è la Compagnia, c’è la Chiesa: per la necessità di annunciarLo, nel fluire del tempo e della storia, proprio ad ogni uomo.
Per questo siamo richiamati, ogni giorno, a rintracciare sempre la carne e lo sguardo di quella Donna attraverso il santo rosario, attraverso il gesto dell’affidamento, la preghiera dell’Angelus – continua memoria e costante richiamo, perfettamente sintetico, di tutta l’iniziativa di Dio tra e per noi. Quando diciamo noi, diciamo tutti gli uomini, a partire da me e te.
Nell’Angelus troviamo proprio tutto quello che vale: l’iniziativa del Mistero, che accade come uomo nella storia, attraverso la libertà e la carne di una donna, proprio come un bambino accade ad ogni mamma. E troviamo la risposta che – ogni giorno, momento per momento, lì dove siamo, in tutti i luoghi della nostra responsabilità, dentro ogni vocazione – siamo chiamati a dare alla Grazia che opera sempre: Fiat mihi secundum verbum tuum. Sì, così si faccia. Sì, così la mia vita; la mia vita è la tua iniziativa su di me; la tua volontà è la mia vita, la pienezza dell’umano. Per cui sì, sì, sì: il mio io pieno è secondo te, si faccia di me secondo te. Fiat mihi secundum verbum tuum. È il parametro della pienezza della libertà, dell’intelligenza, dell’amore, della volontà, dell’azione. Attraverso di lei mendichiamo che la nostra coscienza sia questa appartenenza e la Sua volontà, sempre. E che la nostra vita splenda della ragione della verità e della speranza che Cristo è, sempre, dappertutto… perché altri Lo riconoscano (Nicolino Pompei, Pronti sempre a rendere ragione a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi).
PREGHIERA DEL ROSARIO
PREGHIERA CONCLUSIVA, PRIMA DELLA BENEDIZIONE
Madre di Cristo!
Siamo quindi nuovamente tutti ai tuoi piedi per renderti, ancora una volta, testimonianza della nostra venerazione e del nostro amore, nel giorno in cui la Chiesa ricorda il mistero della tua eccezionale elezione da parte di Dio.
Madre nostra!
In questo luogo desideriamo al tempo stesso parlarti – così come si parla alla madre – di tutto ciò che costituisce l’oggetto delle nostre speranze, ma anche delle nostre preoccupazioni; delle nostre gioie, ma anche delle nostre afflizioni; delle paure e perfino delle grandi minacce.
Siamo forse capaci di esprimere tutto ciò e di chiamarlo per nome?
Richiederebbe troppo tempo, sarebbe come una lunga litania delle questioni e dei problemi, che travagliano l’uomo contemporaneo, le nazioni, l’umanità, cominciando dalla carissima terra italiana, così gravemente provata dall’ultimo terremoto. Alcune notizie che ci arrivano da ogni parte del mondo (guerre, violenze, terrorismo, sinistri e cataclismi che lasciano vittime e lutti in tante famiglie) sono motivo di particolare apprensione. Fra gli avvenimenti a tutti noti vorrei ricordare le gravi uccisioni anche di persone religiose, come nel Salvador, insanguinato da lotte fratricide. E non posso non parlare anche, come figlio della mia patria, della mia terra polacca. Notizie allarmanti vengono diffuse e tutti speriamo non abbiano conferma.
Affido a te, o immacolata madre di Dio, il mio popolo, la mia patria così fedele a Cristo e alla Chiesa, così a te devota.
Altri problemi rimangono nel segreto dei cuori umani e delle coscienze. Ognuno di noi porta qui tante simili preoccupazioni e tanti problemi che riguardano lui stesso, la sua famiglia, il proprio ambiente, la comunità con la quale è collegato o di cui si sente responsabile.
Anche se noi non lo manifestiamo a voce alta, tu, o madre, sai meglio, perché la madre sa sempre…
Tu, o madre, sai meglio quali sono i problemi della Chiesa e del mondo contemporaneo, con i quali viene oggi a te il Vescovo di Roma, così come ciascuno dei presenti.
Allora accettali, voglia tu accettare ed esaudire questa nostra preghiera senza parole.
E, soprattutto, accogli le espressioni della nostra fervida gratitudine di essere con noi, di incontrarti con noi tutti i giorni e particolarmente nel giorno solenne di oggi.
E resta!
Sii con noi sempre più. Incontrati con noi sempre più spesso perché ne abbiamo molto bisogno.
Parla a noi con la tua maternità, con la tua semplicità e santità. Parla a noi con la tua Immacolata Concezione.
Parla a noi continuamente!
E ottienici la grazia – anche qualora siamo lontani – di non perdere la sensibilità alla tua presenza in mezzo a noi.Amen.
(Giovanni Paolo II, Piazza di Spagna, 8 Dicembre 1980)