La strage di Piazza Fontana
La strage di Piazza Fontana fu conseguenza di un grave attentato terroristico avvenuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano, quando, alle 16:37, una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto. Per la sua gravità e rilevanza politica, tale strage ha assunto un rilievo storico primario venendo convenzionalmente indicata quale primo atto della Strategia della Tensione.
Per l’esattezza il periodo storico è quello della contestazione studentesca e segna appunto l’inizio della strategia della tensione: tra il 1968 e il 1974 verranno compiuti 140 attentati, quello di Piazza Fontana è uno dei più gravi; verrà ricordato insieme alla strage di Bologna come uno dei peggiori eventi della storia italiana del dopoguerra.
La locuzione “strategia della tensione”, si riferisce ad una teoria interpretativa che accomuna in un unico disegno politico l’insieme delle stragi e degli attentati terroristici avvenuti in Italia nei decenni successivi alla vittoria alleata della Seconda guerra mondiale, con particolare intensità tra il 1969 e il 1984 ma anche – in misura minore – nei decenni successivi.
La “strategia della tensione” mantiene uno stretto legame con il fenomeno generale del terrorismo di stato.
Il movente principale sarebbe stato di destabilizzare la situazione politica italiana. In questa ottica, tra i moventi di tale strategia, soprattutto in Italia e nel quadro della Guerra fredda, sarebbe stato quello di influire sul sistema politico democratico, rendendo instabile la democrazia. Vi furono molte ipotesi, che portarono a sospettare i servizi segreti, italiani e stranieri, di aver un ruolo in tale strategia.
La strategia della tensione avrebbe agito attraverso l’infiltrazione in gruppi terroristici, di modo da spingerli a compiere azioni tali da creare allarme e terrore nell’opinione pubblica. In questo modo si sarebbero giustificate reazioni estreme come l’instaurazione di uno stato di polizia, o si sarebbe destabilizzata la posizione dell’Italia nelle sue alleanze.
Rispetto alla massa di azioni violente che hanno caratterizzato la cronaca politica italiana degli ultimi trent’anni, si inscrive nella strategia della tensione il periodico verificarsi di stragi od attentati privi di rivendicazione, tendenzialmente compiuti con esplosivi in luoghi pubblici o mezzi di locomozione di massa.
Si pensi a:
• Il 1 maggio 1947 a Portella della Ginestra avvenne una strage collocata storicamente solo di recente nella Strategia della tensione. Morirono 11 persone e 27 feriti.
• Il 12 dicembre 1969 avvenne un attentato a Milano, la strage di Piazza Fontana; morirono 17 persone e 88 furono ferite.
• Il 17 maggio 1973 avvenne la strage della Questura di Milano, in cui morirono 4 persone e altre 46 rimasero ferite.
• Il 28 maggio 1974 avvenne la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, in cui morirono 8 persone.
• Il 4 agosto 1974 avvenne l’attentato al treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, in cui morirono 12 persone e altre 105 rimasero ferite.
• Il 2 agosto 1980 avvenne la strage di Bologna, in cui morirono 85 persone e furono ferite oltre 200.
• Il 23 dicembre 1984, antivigilia di Natale, avvenne l’attentato al treno rapido 904, ancora a San Benedetto Val di Sambro, in cui 17 persone persero la vita e oltre 260 rimasero ferite.
Lo stesso giorno della strage di Piazza Fontana anche una seconda bomba fu rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Una terza bomba esplose a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collegava l’entrata di via Veneto con quella di via di San Basilio della Banca Nazionale del Lavoro, facendo tredici feriti. Altre due bombe esplosero a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del museo del Risorgimento, in piazza Venezia, facendo quattro feriti.
Si contarono dunque cinque attentati terroristici nel pomeriggio dello stesso giorno, concentrati, tra il primo e l’ultimo, in un lasso di tempo di soli 53 minuti, a colpire contemporaneamente le due maggiori città d’Italia, Roma e Milano.
Le indagini vennero orientate inizialmente nei confronti di tutti i gruppi in cui potevano esserci possibili estremisti, furono fermate per accertamenti circa 80 persone, in particolare degli anarchici del Circolo anarchico 22 marzo.
Il 12 dicembre l’anarchico Giuseppe Pinelli (già fermato ed interrogato con altri anarchici nella primavera 1969 per alcuni attentati, successivamente anche questi rivelatisi in realtà di matrice neofascista), viene fermato e interrogato a lungo in Questura ed il 15 dicembre, dopo tre giorni di interrogatori, Pinelli precipita dal quarto piano della questura milanese e muore.
Il 16 dicembre viene arrestato anche un altro anarchico, Pietro Valpreda, indicato dal tassista Rolandi come l’uomo che era sceso quel pomeriggio dal suo taxi in piazza Fontana recando con sé una grossa valigia.
Le indagini e i processi (sette) si susseguiranno nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e di destra; tuttavia alla fine tutti gli accusati saranno sempre assolti in sede giudiziaria.
Alcuni esponenti dei servizi segreti verranno condannati per depistaggi.
In 38 anni, non è mai stata emessa una condanna definitiva per la strage. Il 3 maggio 2005 sono stati assolti definitivamente gli ultimi indagati. Attualmente non vi è alcun procedimento giudiziario aperto.
Delfo Zorzi, neofascista, ammetterà nel 1990 di aver piazzato personalmente la bomba nella banca. Fuggito in Giappone nel 1974 ne acquisirà la cittadinanza che gli permetterà l’immunità da ogni vicenda giudiziaria. Il Giappone rifiuterà le richieste di estradizione dall’Italia.
Il commissario Calabresi, che seguiva le indagini e che fu indagato per la morte di Pinelli, venne bersagliato da una ancor più feroce campagna di stampa, con minacce esplicite di morte, da parte del giornale “Lotta Continua”, pur ritenendo che la strage fosse frutto di “menti di destra, manovali di sinistra” con il coinvolgimento dunque in sede di ideazione della strage di movimenti ed apparati di destra.
Il 17 maggio 1972 Luigi Calabresi fu assassinato da militanti di estrema sinistra membri di Lotta Continua.
Per l’omicidio Calabresi sono stati condannati in via definitiva Ovidio Bompressi e il pentito Leonardo Marino quali autori materiali, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri quali mandanti.
Sulla strage anche le Brigate Rosse svolgeranno una loro inchiesta, che venne rinvenuta il 15 ottobre 1974 in un loro covo a Robbiano di Mediglia, insieme ad altri materiali riguardanti gli avvenimenti politici e terroristici relativi agli anni ’60 e ’70.La parte del materiale sequestrato che riguardava Piazza Fontana fu messo a disposizione solo in minima parte ai magistrati che indagavano sulla strage, indebolendo così le loro indagini. Successivamente questo materiale scomparve e venne forse parzialmente distrutto nel 1992.
Le conclusioni di questa indagine sono in parte differenti dalle ricostruzioni che si faranno nella lunga storia dei processi: secondo l’indagine, l’attentato era stato organizzato materialmente dagli anarchici. Costoro avrebbero avuto in mente un atto dimostrativo, che solo per un errore nella valutazione dell’orario di chiusura della banca si trasformò in una strage. Esplosivo, timer e inneschi sarebbero stati forniti loro da un gruppo di estrema destra.
Pinelli, sempre secondo questa ricostruzione, si sarebbe realmente suicidato perché sarebbe rimasto coinvolto involontariamente nel traffico di esplosivo poi utilizzato per la strage.
Le Brigate Rosse mantennero segreti i risultati della loro inchiesta, per motivi di opportunità politica.
I nomi degli assassinati dalla bomba di piazza Fontana sono: Giovanni Arnoldi, Giulio China, Eugenio Corsini, Pietro Dendena, Carlo Gaiani, Calogero Galatioto, Carlo Garavaglia, Paolo Gerli, Vittorio Mocchi, Luigi Meloni, Mario Pasi, Carlo Perego, Oreste Sangalli, Angelo Scaglia, Carlo Silvia, Attilio Valè, Gerolamo Papetti.
Le manifestazioni che si svolgono ogni 12 dicembre per ricordare la strage e il 15 dicembre per commemorare Pinelli, sono diventate un appuntamento ricorrente per la città di Milano.