Situazione storico-politica dei Paesi del Nordafrica
Molti si interrogano sulle motivazioni che hanno fatto esplodere la miccia delle numerose e consequenziali tra loro rivolte nei Paesi del Nordafrica; dall’esterno è sembrata una vera e propria contaminazione di rabbia, violenza ed insoddisfazione, che sembra non trovare un idoneo antidoto di pace e collaborazione.
Ha affermato il card. Bagnasco nella sua prolusione al Consiglio Permanente della CEI del 28 marzo di essere seriamente preoccupato per la situazione internazionale, che sta coinvolgendo “dapprima la Tunisia, poi l’Algeria, quindi l’Egitto e infine, ma non ultima, la Libia. In sostanza, tutti i Paesi situati sulla costa africana del Mediterraneo, non escluso il Marocco, sono stati in un modo o nell’altro toccati quando non sconvolti da moti insurrezionali popolari, che hanno prodotto esiti per ogni situazione diversi, e comunque tuttora provvisori, perché suscettibili di evoluzioni imprevedibili come il caso libico drammaticamente dimostra. Oltre che nelle Nazioni citate, si sono registrate turbolenze in almeno un’altra decina di Paesi, coincidenti perlopiù nella penisola arabica a cominciare dallo Yemen, ma anche in Giordania e specialmente in Siria”.
Proprio in relazione al tentativo di individuare l’evento-detonatore in una o nell’altra delle turbolenze già verificatesi in tempi precedenti, il Presidente della CEI ritiene che è necessario “ammettere, da parte delle opinioni pubbliche dell’Occidente, un evidente deficit di conoscenza circa la situazione interna ai vari Paesi”. Il Cardinale, continuando, ha messo in evidenza come esiti tanto vasti e partecipati, non possono venire dal nulla ma sono necessariamente conseguenza di qualche febbre non irrilevante, covata nel tempo senza sollevare tuttavia particolari allarmi.
Ma il cuore dell’uomo non può mai essere definitivamente messo a tacere.“I tempi di emersione possono risultare più o meno lunghi, incerti e travagliati, ma l’aspirazione umana alle libertà fondamentali, al riconoscimento della dignità personale, prima o poi emerge nella coscienza dei singoli e dei popoli, sospingendo su percorsi non sempre univoci e ad esiti non ovunque corrispondenti a quelli auspicati”.
Già da tempo, ricorda Bagnasco in tutta onestà, le popolazioni africane manifestavano con toni pacifici per far valere la loro dignità di uomini, da troppo tempo soggiogati da regimi totalitari; ora la violenza ha purtroppo preso il sopravvento sul dialogo civile, con l’aggravante che “l’intreccio tra emergenze concretissime, obiettivi politico-ideologici ed interessi economici, rende il quadro generale non solo complesso e complicato, ma anche confuso”.
E nel frattempo tanta, troppa gente patisce la fame, la sete, il freddo e l’umiliazione di dover lasciare la propria terra, spendendo gli ultimi soldi a disposizione per avventurarsi in luoghi lontani, agognati come miraggi di salvezza, rischiando la vita e non trovando spesso realizzato il sogno legittimo di un’esistenza più dignitosa.