Quali sono i diritti violati? E quali le conseguenze?
Cos’è, allora, che ha portato i nostri giudici costituzionali a ritenere il bisogno di avere figli
alla stregua di un diritto fondamentale alla piena realizzazione della vita privata familiare e di un diritto di autodeterminazione?
La scelta di “diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi” secondo i giudici. E questo vale “anche per la coppia assolutamente sterile o infertile”, che decida di procedere alla fecondazione eterologa.
La Corte giudica “irrazionale” la legge 40 perché ha discriminato tra coppie con diversi problemi di sterilità, negando proprio a quelle con problemi più gravi l’accesso all’unica tecnica che avrebbe consentito loro di mettere al mondo un figlio e violando così il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.
Con questa decisione anche in Italia nasceranno bambini che, per esempio, hanno una mamma, un papà biologico sconosciuto e un altro uomo che, pur non avendo partecipato all’atto procreativo, essendo marito o convivente della madre diventerà “di fatto” il papà “sociale” del bambino; senza dimenticare che il meccanismo complicato dell’eterologa prevede anche la possibilità che si ricorra anche all’ovulo di una madre biologica, con le conseguenze che ne derivano.
L’avere un figlio a tutti i costi, senza badare alle conseguenze, è veramente sinonimo di effettiva realizzazione della persona e dei suoi diritti? Siamo sicuri che la Convenzione europea quando parlava del diritto alla vita privata e familiare intendeva inserirvi anche il diritto a procreare un figlio, anche se con l’utilizzo di elementi biologici estranei alla coppia?
Sono tanti i quesiti che nascono in ambito bioetico, e specialmente a seguito di tale intervento della Corte Costituzionale, che si erge a paladina dei diritti familiari ma forse non si accorge che va a difendere un concetto di famiglia naturale che di naturale non ha veramente più nulla!
Anche un noto giurista come Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale, fatica a comprendere quali ragioni abbiano sostenuto la scelta della Consulta di svuotare la legge 40 del divieto di fecondazione eterologa.
Spiega, infatti, Chieppa che la prima ricaduta di tale difesa dei diritti è proprio quella “sulla tutela del nascituro, che nel nostro ordinamento è un obbligo costituzionale. La caduta del divieto di fecondazione eterologa apre a un vuoto legislativo che sostanzialmente espone i figli – vale a dire i soggetti più deboli – alla mancanza di certezza sui propri genitori. Chi è padre e madre? Potrà, questo figlio, conoscere i suoi genitori biologici? Come, quando? E tutte le dinamiche sanitarie circa il patrimonio genetico ereditato (malattie, sindromi, predisposizioni varie) come saranno gestite? I rischi sociali di una decisione di questo calibro sono enormi. Il desiderio di avere figli per una coppia non può avere, nel bilanciamento degli interessi rilevanti nella procreazione assistita, una prioritaria prevalenza sulla posizione che, nella fecondazione di tipo eterologo, assume il procreato e, aggiungo, persino il terzo donatore. Se fosse così vi sarebbe una sproporzione dello strumento utilizzato, che sarebbe assolutamente insensibile alle esigenze di tutela del procreato in primis e del terzo o dei terzi donatori. C’è poi, con evidenza, un colpo durissimo al sistema famiglia”.
Addirittura, aggiunge Chieppa, con questa decisione di fatto anche la coppia viene meno.
“Nella filiazione ora entrano più genitori mentre il punto fermo è una non meglio specificata infertilità: chi è infertile? La madre? Il padre? Tutti e due (magari perché sono due padri o due madri)? Oppure una sola persona, che decide di avere un figlio senza un partner. È evidente fin da ora – prima, cioè, di entrare nelle motivazioni della Corte Costituzionale – che l’effetto di questo cambiamento sarà quello di aprire a una concezione di genitorialità del tutto svincolata dal modello naturale che finora abbiamo conosciuto”.
Come si fa a non vedere che ammettendo la separazione della filiazione biologica da quella di carattere sociale o del rapporto di coppia, si produrrà un travolgimento dell’aspetto generativo? Con il rischio concreto di una deriva eugenetica.
Tale sentenza, infatti, darà ufficialmente il via al business della provetta da parte dei centri specializzati che potranno addirittura arrivare a selezionare o indirizzare le caratteristiche genetiche ed operare una scelta selettiva in varie maniere, ma sempre eugenetica. Chi controllerà ora come avviene questa pratica?