Cos’altro sta accadendo?
Perché dunque accanto a questo fenomeno obbrobrioso della pedofilia questo movimento ostile, questa montatura planetaria? Cosa sta accadendo?
Anche solo uno di questi casi sarebbe gravissimo. Ma la domanda è lecita. Perché pari allo spazio dedicato a quanto sta accadendo in merito agli abusi, sempre ammesso che non siano costruite delle storie di fantasia intorno ai fatti che come visto a volte sono distanti anni luce da quanto si racconta in tv e sui giornali, non vengono raccontate anche le storie dei religiosi che muoiono e danno la vita per la fede ogni giorno? Perché nessuna parla dei 193 operatori pastorali uccisi negli anni 2001-2008? O dei 30 sacerdoti uccisi solo lo scorso anno, il 2009, per testimoniare e annunciare il Vangelo in terre di missione? E perché nessuna o pochissime parole per tutti quei martiri cristiani dei tempi moderni che vengono perseguitati e uccisi anche in croce ogni giorno pur di non rinnegare la propria fede in Cristo risorto? Dovrebbero essere i primi delusi di una Chiesa che ha la pretesa di essere nella storia la Presenza di Cristo stesso e la Sua permanenza in ogni dove… Perché dare la vita, il bene più caro e più prezioso?
Proprio in questo clima, stanno emergendo molte voci dal coro degli intellettuali, anche laici ed atei, in favore non solo della persona del Papa, ma anche in favore della Chiesa, giudicando quello che sta succedendo alla Chiesa un attacco vero e proprio dal sapore antidemocratico e razzista. “Una vera guerra del laicismo contro il cattolicesimo”: così ha definito questo momento Marcello Pera in una Lettera aperta al Corriere della sera. “Chi conduce la campagna contro la Chiesa non mira ai preti. Dietro l’attacco al Pontefice si rivela la guerra culturale ai valori giudaico-cristiani” è invece il titolo di un articolo sempre di Pera dell’8 aprile scorso su Il Tempo. “Il trionfo della prepotenza e una perdita secca di libertà… il ritorno al medioevo a parti rovesciate: non più plagiati dalla Chiesa ma oppressi dal laicismo” sono invece le parole di Giancarlo Perna su Il Giornale in un articolo in cui lui stesso si ridefinisce agnostico.