Lo sbarco del Papa nel cuore dei giovani
L’abbraccio con 150mila in festa e l’inno alla vita
Un mondo nuovo. Un mondo giovane. Un mondo che «si è stancato dell’avidità, dello sfruttamento e della divisione». Un mondo capace di dire no a «ferite» ecologiche (erosione, deforestazione, sperpero di risorse, consumismo) e veleni sociali (droga, violenza e degrado sessuale). È questo il mondo che Benedetto XVI auspica, giungendo sul molo di Barangaroo in un pomeriggio di sole radente che taglia le nuvole ed esalta la bellezza della baia. Con gli occhi della fede e della speranza lo vede raffigurato nel mare di ragazzi – 140mila qui, 500mila, come dicono gli organizzatori, contando chi è davanti ai maxischermi in città e lungo il percorso papale – che lo attendono da ore. Di fronte a loro, che definisce «creature nuove», il Papa rilancia il suo messaggio in favore della vita, della verità, della pace. «Com’è possibile – si chiede, ad esempio, nel discorso che lo spazio umano più bello e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?». E perché Dio viene eclissato dalla vita pubblica, se ciò «provoca un disordine che ha inevitabili ripercussioni sul creato»? Ecco allora prendere forma, fin dal primo incontro tra il Pontefice e i giovani, quello che promette di essere uno dei leit motiv anche dei prossimi giorni. Non violenza, sviluppo sostenibile, giustizia, pace e cura dell’ambiente, dice Papa Ratzinger a quanti lo ascoltano, «sono di vitale importanza per l’umanità ». Ma non bisogna mai «prescindere da una profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale ». Quella dignità, infatti, è «conferita da Dio stesso e perciò inviolabile».
La gioventù del mondo intero lo ascolta intenta, segue i pensieri del Papa, e appare già felice di averlo tutto per sé, in questo estremo lembo di terra dove s’è fatta trovare puntuale all’incontro che Benedetto le aveva proposto. C’è felicità tra i ragazzi, conquistati anche dall’accoglienza che gli aborigeni – da padroni di casa – avevano preparato per il Papa venuto da Roma e arrivato dal mare, come i primi evangelizzatori.
L’appuntamento di Barangaroo fa decollare definitivamente la Gmg di Sydney e consegna alcune delle immagini più belle da quando esistono i raduni mondiali. Non solo per la suggestione del percorso a bordo della nave «Sydney 2000», che il Papa si gusta con una gioia impressa negli occhi, attenti a cogliere ogni dettaglio, ma anche e soprattutto per ciò che succede a riva. Quando infatti Papa Ratzinger sbarca sulla ex banchina, salutato dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, tutta la metropoli assiste a qualcosa di consueto e inedito insieme. Questo molo ha visto arrivare dal mare genti e merci di tutto il mondo. Esploratori, avventurieri, capitani di lungo corso, galeotti, marinai. Anche i missionari. E in anni più recenti gli emigranti in cerca di una vita migliore. Ma uno sbarco come quello di oggi proprio no. «Oggi è il mio turno», dice, infatti Benedetto XVI, ricordando quanti lo hanno preceduto. E poi, come se si trovasse tra vecchi amici, confida che il volo da Roma a qui «è stato in qualche misura causa di apprensione ». Ma subito dopo aggiunge di essere stato ripagato «dalla magnifica vista del nostro pianeta dall’alto».
Altrettanto bello dev’essere il panorama che ora il Pontefice osserva dal suo palco. Un piccolo oceano ribollente di colori, di energie giovanili, di bandiere che sventolano quasi a comporre un mosaico di identità complementari. «Di fronte a me – dice infatti all’inizio del suo discorso – vedo un’immagine vibrante della Chiesa universale ». E anche a chi non è cattolico o non è credente egli rivolge il suo incoraggiamento: «Avvicinatevi all’amorevole abbraccio di Cristo; riconoscete la Chiesa come vostra casa». Senza dimenticare naturalmente coloro che sono i veri padroni di casa. Agli aborigeni, alcuni dei quali lo hanno salutato con le loro danze e gli sono stati accanto sulla nave dice: «Sono commosso di trovarmi nella vostra terra, sapendo delle sofferenze e delle ingiustizie che essa ha sopportato».
Ora però bisogna guardare al futuro. E allora Benedetto XVI, proprio come il capitano di una nave, traccia la rotta. «Cari amici – ricorda ai suoi giovani – la vita non è governata dalla sorte, non è causale. La vostra personale esistenza è stata voluta da Dio». «Non lasciatevi dunque ingannare da quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità».
Non lasciatevi fuorviare, aggiunge subito dopo, neanche da chi vorrebbe far diventare Dio «irrilevante nella vita pubblica». La visione secolarizzata della vita «tenta di plasmare la società con pochi o addirittura nessun riferimento al Creatore» e «si presenta come una forza neutrale, imparziale e rispettosa di ciascuno». In realtà, avverte il Pontefice, «come ogni ideologia, il secolarismo impone una visione globale». Ma l’eclissi di Dio «provoca un disordine che ha inevitabili ripercussioni sul resto del creato». Ad esempio «ciò che è stato promosso come umana ingegnosità, si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico ». Al contrario «il nostro cuore e la nostra mente anela all’amore, all’unità, e alla libertà che però trovi il suo significato nella verità». Questo è il mondo nuovo, «opera dello Spirito Santo», che Benedetto XVI prospetta ai giovani, salutandoli infine in cinque lingue, italiano compreso. Ed è anche il messaggio che parte da Sydney, mentre l’incontro volge al termine e i 140mila cantano a una sola voce l’inno della Gmg. Spettacolo anche questo di grande suggestione. Che da domani, fino a domenica, si replica.