La posizione della Chiesa durante il Risorgimento e l’Unità d’Italia: il continuo, accorato ed illuminato richiamo alla Verità di Beato Papa Pio IX
Beato Papa Pio IX (al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti nato il 13.5.1792 a Senigallia e morto a Roma il 7.2.1878), durante il suo lunghissimo pontificato che durò oltre 31 anni, dal 1846 al 1878, attraverso numerosissime, continue, accorate lettere ed encicliche (circa 41) di chi è Padre, denunciò la situazione di progressiva minaccia e aggressione subita dalla popolazione italiana da parte di Cavour ed il Re Vittorio Emanuele II con il sostegno dei loro emissari e dell’esercito. Affermò con forza che le popolazioni venivano con l’inganno sobillate alla ribellione contro le proprie autorità e regnanti, tra cui anche quelle sotto lo Stato Pontificio: dall’enciclica Nullis Certe del gennaio 1860: “ …Né abbiamo tralasciato di notare che la Maestà Sua non ignorava con quali uomini, con quale danaro e con quali aiuti i recenti attentati di rivolte a Bologna, a Ravenna ed in altre città erano stati provocati e compiuti, mentre la massima parte di quei popoli, quasi attonita, si guardò dal partecipare a quegli scompigli inaspettati, e si mostrò del tutto aliena dal volerli seguire. E poiché il serenissimo Imperatore credeva che Noi dovessimo cedere quelle Province pei moti di ribellione ivi di quando in quando suscitati, abbiamo risposto opportunamente che un argomento di tal fatta, come quello che prova troppo, non prova nulla. Infatti, moti non dissimili accaddero spessissimo sia negli Stati d’Europa, sia altrove; e nessuno pensa che da ciò si possa trarre motivo per diminuire il civile dominio di un legittimo Principe…”.
Qualche mese più tardi, denunciò ancora nell’enciclica “Novos et ante” : “Siamo nuovamente costretti, Venerabili Fratelli, a deplorare con incredibile dolore, o piuttosto con angoscia dell’animo Nostro, ed a detestare i nuovi e fino ad oggi inauditi attentati commessi dal Governo Subalpino contro Noi, questa Sede Apostolica e la Chiesa Cattolica. Tale Governo, come sapete, abusando della vittoria che, con l’aiuto di una grande e bellicosa nazione, riportò da una funestissima guerra, estese in Italia il suo regno contro ogni diritto divino ed umano, indusse a ribellione i popoli, e, cacciati, per somma ingiustizia, dal loro dominio i legittimi Principi, invase ed usurpò con ardimento iniquissimo e decisamente sacrilego alcune province del Nostro Stato Pontificio in Emilia. Ora, mentre tutto il mondo cattolico, rispondendo alle nostre giustissime e gravissime denunce, non cessa di gridare altamente contro quest’empia usurpazione, il medesimo governo determinò d’impadronirsi delle altre province di questa Santa Sede, poste nel Piceno, nell’Umbria e nel Patrimonio. Ma vedendo che i popoli di quelle province godevano perfetta tranquillità ed erano a Noi fedelmente congiunti, né per danaro largamente profuso, né con altre arti malvagie si potevano alienare e divellere dal civile dominio di questa Santa Sede, per questo scatenò sopra le stesse province non solo bande di uomini scellerati, che vi eccitassero turbolenze e sedizione, ma anche il suo numeroso esercito, che con impeto di guerra e con la forza delle armi le soggiogasse…”.
Ma ciò che Pio IX capì e che fino alla fine contestò fu il fatto che la progressiva sollevazione delle popolazioni non era solo per unificare l’Italia ma soprattutto per smantellare la fede cattolica dal cuore di ciascun uomo. Nell’enciclica Iandum cernimus del 18 marzo 1861, il giorno successivo alla proclamazione del Regno d’Italia scrive: “… Ma la battaglia che si fa contro il Pontificato Romano non tende solamente a privare questa Santa Sede e il Romano Pontefice di ogni suo civile Principato, ma cerca anche di indebolire e, se fosse possibile, di togliere totalmente di mezzo ogni salutare efficacia della Religione Cattolica: e perciò anche l’opera stessa di Dio, il frutto della redenzione, e quella santissima fede che è la preziosissima eredità a noi pervenuta dall’ineffabile sacrificio consumato sul Golgota. …” .
Nonostante la resistenza, tutti gli stati italiani dovettero cedere alla prepotenza e alla violenza dei piemontesi. Anche in quest’occasione la Chiesa mostrò il suo essere fino in fondo “madre”, non impedendo il processo di unificazione nonostante lo stesso fosse avvenuto con violenza e soprusi, nonostante non ritenesse giunto ancora il momento: per il bene del suo popolo e per evitare spargimenti di sangue, cedette tutti i suoi territori, conquistati col diritto e con la volontà popolare, e circoscrisse il proprio territorio ad uno spazio minimo di 500 mq!