La fede giovane nel mondo nuovo
Decolla la Gmg, Messa con 150mila giovani. L’omaggio degli aborigeni
Ambasciatori di una fede antica nel cuore del mondo nuovo.
La XXIII Gmg si è appena aperta e i pellegrini italiani hanno già trovato la propria «originalità » davanti ai loro coetanei di tutto il mondo, in particolare di coloro che vivono nell’emisfero australe, dove tutto è downunder, sottosopra. È il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, a ricordare ai 10mila ragazzi provenienti dal nostro Paese che essi sono «membri di una Chiesa antica, fondata sugli apostoli Pietro e Paolo»: una sottolineatura che da queste parti, dove tutto è in continua costruzione e ricostruzione, non è affatto scontata. «In Australia la Chiesa è giovane – ha aggiunto il porporato parlando in italiano ai pellegrini in azzurro –. Qui tra noi, però, abbiamo molti fratelli e sorelle italiani: per questo siamo convinti che vi troverete come a casa in mezzo ad amici ». Il sole invernale luccicante era ormai basso all’orizzonte ieri pomeriggio quando sul grande molo di Barangaroo, che divide i grattacieli dalla baia del Darling Harbour, è stato dato l’avvio ufficiale alla Gmg australiana. In 150mila si sono ritrovati davanti al grande palco sul quale l’arcivescovo della città ha presieduto l’Eucaristia inaugurale. Con lui altri 26 cardinali – tra i quali anche Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, e Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei –, 400 vescovi e quattromila sacerdoti, oltre all’orchestra di ottanta elementi e alle trecento voci del coro. «Sono molti quelli che hanno scoperto la propria vocazione alle Giornate mondiali della gioventù», ha sottolineato nell’omelia Pell, che poi ha chiesto ai giovani di «non passare la vita senza prendere posizione, pensando che sia meglio non scegliere, perché è prestando fede agli impegni presi che potrete vivere in pienezza».
E mentre sullo sfondo, in lontananza, continuano a passare gli aerei in arrivo e in partenza dall’aeroporto internazionale, otto giovani raccontano come nella loro vita la Gmg abbia fatto nascere una «presa di posizione forte»: chi verso un nuova visione dell’esistenza, chi verso una forma di consacrazione speciale, chi verso una nuova disponibilità a mettersi al servizio del prossimo.
Astrid, Ben, Michael, Katrina, suor Mary Luka, padre John, Mark e Beth salgono sul palco, offrono la loro storia e riportano le migliaia di presenti alle precedenti Gmg, da Santiago a Denver, da Manila a Parigi, da Roma a Toronto e, infine Colonia, ognuna ricordata dal rispettivo inno e dalle immagini che scorrono sui maxischermi.
Dopo le 16, quando il sole già lascia il passo alle stelle della Croce del Sud mentre in Italia giunge a scaldare una nuova giornata, fanno il loro ingresso sul molo le 168 bandiere di altrettanti Stati. Accompagnano i tre simboli principali di questo raduno mondiale la Croce consegnata ai giovani da Giovanni Paolo II, l’icona di Maria «Salus populi romani » e il Message stick, il bastone di legno usato dalle tribù aborigene per comunicare tra i diversi gruppi. Un segno particolare voluto dagli organizzatori per lanciare agli aborigeni l’invito ad essere presenti alla Gmg.
Invito che non è stato disatteso: un gruppo in rappresentanza di diversi clan e del popolo delle Isole dello Stretto di Torres ha dato il benvenuto ai 150mila con danze e canti della cultura aborigena. Ed è lo stesso primo ministro dell’Australia, Kevin Rudd, ad aprire il suo breve discorso di benvenuto «rendendo onore» a questa cultura, che è «tra le più antiche dell’umanità». All’inizio della celebrazione, poi, un Welcome to Australia è stato ripetuto dal cardinale della città in diverse lingue. E dallo stesso porporato è venuto un invito ad essere «felici e grati a Dio per aver potuto partecipare a questa Gmg nonostante i costi, le distanze e le altre difficoltà.
Durante questa settimana avremo tutto il diritto di rallegrarci e di festeggiare il ringiovanimento della nostra fede. Siamo chiamati ad aprire i nostri cuori alla potenza dello Spirito». La Gmg è iniziata con l’entusiasmo di sempre e con una speciale ricchezza che solo il «mondo nuovo» sa donare.
L’invito a «non passare la vita senza prendere posizione, pensando che sia meglio non scegliere» I tre simboli del raduno: la croce consegnata da Giovanni Paolo II, l’icona di Maria e il bastone di legno delle tribù aborigene.