La Chiesa Anglicana
Successivamente alla rottura di Enrico VIII, lo scisma divenne definitivo per il fatto che la Chiesa d’Inghilterra ordinò nuovi vescovi che non avevano più l’autentica successione apostolica in quanto non nominati dal Papa.
Le influenze luterane e calviniste del continente europeo che già cominciavano a contrapporsi al cattolicesimo, si innescarono nella frattura anglicana. Le nuove dottrine, soprattutto calviniste, furono introdotte sotto Edoardo VI, figlio di Enrico VIII. Re Edoardo approvò il Libro delle preghiere pubbliche che l’arcivescovo Cranmer e altri teologi avevano realizzato. Questo libro, in uso ancora oggi, comprende la liturgia della domenica e delle feste, l’ufficio del mattino e della sera per ogni giorno, il rituale dei sacramenti. Esso si ricollega direttamente alla tradizione liturgica medievale e antica.
A questa situazione cercò di reagire la cattolica Maria Tudor, figlia di Caterina d’Aragona, per ripristinare il culto cattolico ma senza ottenere validi risultati.
Di qui la forte contro-reazione della regina Elisabetta, figlia di Anna Bolena, che volle ristabilire il Libro delle preghiere (Prayer book) e appoggiare i “39 articoli” dell’arcivescovo Parker (una riformulazione dei “42 articoli” di Edoardo VI), che, approvati dal Parlamento nel 1571, diedero un volto definitivo all’anglicanesimo.
Fu appunto Elisabetta I che assunse il titolo (tuttora esistente) di “supremo reggente”. Con l’Atto di uniformità del 1559 venne affermata l’indipendenza dal Papa romano, venne mantenuta la continuità con la Chiesa antica attraverso l’adesione alle confessioni di fede e alle decisioni dei primi quattro concili ecumenici, vennero accettati i principi fondamentali della Riforma lateranense (specie gli articoli sulla giustificazione per fede, sulla chiesa, sulle opere buone della Confessione luterana di Augusta del 1530), venne solennemente dichiarata la Bibbia come suprema norma di fede, affermando che non si può pretendere da alcuno di accettare come articolo di fede quello che non può essere approvato con la Bibbia.
I “39 articoli” prevedevano una struttura ecclesiastica centrata sia sui vescovi, nominati dal re, che sulla successione apostolica; cerimonie, riti, liturgia e paramenti di tipo cattolico; la teologia di tipo calvinista moderato (ad es. la tradizione non è negata ma subordinata alla Bibbia, la “forza salvifica” della chiesa non è negata ma si considera più importante la fede personale. Netto invece il rifiuto di ogni culto per Maria, i santi, le reliquie, le icone e di ogni forma di suffragio per i defunti. Forti simpatie vanno al concetto di assoluta predestinazione dei calvinisti).
Altre caratteristiche sono analoghe a quelle di tutte le confessioni protestanti: il matrimonio dei preti, il rifiuto delle indulgenze e del purgatorio, il servizio liturgico nella lingua locale.
In seguito all’emigrazione di molti inglesi in vari continenti, l’anglicanesimo si è diffuso in tutto il mondo. Sono così sorte altre 16 chiese nazionali autonome che non dipendono dal governo inglese e che riconoscono all’arcivescovo di Canterbury un’autorità puramente morale. La più importante di queste chiese è la Protestante Episcopale degli USA, con 4 milioni di fedeli; poi vi è la Chiesa anglicana del Canada con 2,5 milioni di fedeli. La “Comunione Anglicana” attualmente si può definire come una rete di singole chiese internazionali separate denominate Province Anglicane, ciascuna guidata dal proprio Primate, autorità ultima di riferimento, ciascuna con degli adattamenti propri sia del Codice di Diritto Canonico, sia del Libro della Preghiera comune per un totale di quasi 77 milioni di fedeli, di 38 chiese autogovernantisi composte da circa 500 diocesi, 30.000 parrocchie e 64.000 congregazioni per 164 paesi nel mondo.
A capo della Comunione Anglicana c’è la Chiesa di Inghilterra e l’Arcivescovo di Canterbury, con in realtà pochi poteri, e che riunisce ogni dieci anni i vescovi di tutto il mondo alla Conferenza di Lambeth per discutere e prendere delle risoluzioni sulle questioni più importanti, risoluzioni non vincolanti per le varie province ma che riflettono le posizioni dominanti dell’assemblea dei vescovi. L’Anglicanesimo ha mantenuto da un lato la liturgia tradizionale e la struttura ecclesiastica del cattolicesimo con una sorta di successione apostolica dei vescovi accanto all’Arcivescovo di Canterbury, e dall’altro, come le chiese Protestanti, riconosce solo due sacramenti di rito cattolico, Battesimo ed Eucarestia, considerando gli altri dei semplici riti. Le Chiese che sono “in comunione” con la sede di Canterbury compongono la “Comunione Anglicana”.
L’anglicanesimo ha conosciuto nel XIX secolo una reviviscenza della tradizione cattolica al suo interno. Tale corrente è chiamata anglo-cattolicesimo il cui massimo esponente è stato John Henry Newman, poi convertitosi al cattolicesimo e divenuto cardinale.
Di recente la Chiesa anglicana e quella cattolica hanno sottoscritto una dichiarazione circa il comune credo sulla figura di Maria, madre di Gesù. In tal modo la Chiesa anglicana ha ribadito il suo credo originario in Maria Madre di Dio e in Maria modello ed esempio per la Chiesa, ammettendone, a differenza dei calvinisti, la venerazione, riavvicinandosi così ai cattolici, dai quali, però, la dividono ancora i dogmi dell’Immacolata Concezione di Maria e la sua Assunzione in Cielo anima e corpo, che però sono accettati in alcune parrocchie anglocattoliche. Inoltre, ovviamente, non viene accettato il dogma dell’infallibilità papale.
Nell’ultimo decennio si sono inaspriti i rapporti interni tra alcune chiese anglicane che hanno posto in essere decisioni perlomeno inquietanti come quelli indicati precedentemente tant’è che ciò ha spinto alcuni vescovi, inglesi e statunitensi, a convertirsi al cattolicesimo.