Il dialogo ecumenico come principio del riavvicinamento tra le due Chiese a partire dal Concilio Vaticano II
La Chiesa Cattolica ha sempre sofferto per il distacco della Chiesa d’Inghilterra. I tentativi di ricucitura dello strappo cominciarono grazie a Paolo VI e al Concilio Vaticano II ove proprio uno dei suoi intenti fu la promozione del ristabilimento dell’unità dei cristiani. In tale occasione Paolo VI stilò il Decreto “Unitatis redintegratio” invitando tutti i credenti a partecipare, a partire dalla preghiera, a tale intento.
Il motivo del dialogo per l’unità dei cristiani è spiegato in questo documento e le ragioni di allora permangono ancor oggi: “Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso. Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura” (dal Proemio della “Unitatis redintegratio“).
In tale clima di rinnovata apertura e di certezza nell’opera dello Spirito Santo, si colloca il cammino di collaborazione e dialogo che ne seguì tra le due Chiese.
Uno degli strumenti utilizzati è stato la Commissione Internazionale Anglicana-Romano Cattolica (ARCIC). Il rapporto dell’ARCIC pubblicato nel 1982 è un passaggio importante nel cammino di riavvicinamento. In esso troviamo un accordo sostanziale sulla dottrina dell’ Eucarestia e del ministero sacerdotale. Nel documento sono presenti anche altri punti di accordo su questioni dottrinali, tanto che si può parlare di “rapporto ecumenico che asserisce l’esistenza di un’intesa sostanziale su questioni di fede”.
La seconda dichiarazione dell’ARCIC, del 1987, è il successivo importante passaggio. Da questa è scaturita una Dichiarazione concordata, messa a punto nel 1990, che meno si soffermava su questione dottrinali, da sempre fonte di divisioni. Scopo del documento era quello di sostanziare la comunione ritenuta ormai reale tra anglicani e cattolici, pur nella sua imperfezione e con ciò riconoscere anche il grado di comunione esistente all’interno delle due Chiese, ma anche tra l’una e l’altra.
Nell’incontro di Venezia del settembre 1993, l’ARCIC ha messo a punto il documento intitolato “Vivere in Cristo: la morale, la comunione e la Chiesa”, reso noto nel 1994, teso a sviluppare quanto già elaborato nella dichiarazione del 1990. Esso rimane ad oggi il più complesso e il più articolato tentativo di ricercare una posizione comune tra le due Chiese sulla morale (uno degli aspetti più difficili da riconciliare, non dal punto di vista dei valori di base, ma rispetto alla traduzione in giudizi concreti), sviscerata in ogni sua articolazione, dagli aspetti teologici, al rapporto tra morale e comunione; dal ruolo dei laici nella teologia morale, all’esercizio dell’autorità in questo campo. La dichiarazione si conclude con l’auspicio che vengano approntati dalle due Chiese strumenti di collaborazione per affrontare insieme le gravi questioni morali che oggi l’umanità si trova di fronte.