Fatte le unioni civili, resta un problema gigantesco: l’obiezione di coscienza
Intervista di Frigerio Benedetta a Mantovano
«Forse non ci rendiamo conto delle conseguenze che questa legge avrà, non solo per il diritto di famiglia, ma per tutto l’ordinamento, cambiando la vita di ogni cittadino». Alfredo Mantovano, magistrato, spiega a tempi.it le conseguenze delle unioni civili sulla libertà di quanti dissentono. Già a febbraio, sulle pagine del settimanale Tempi, aveva segnalato che la libertà di coscienza non è tutelata dal testo.
Cosa dice la norma sull’obiezione di coscienza?
La legge Cirinnà non prevede l’obiezione di coscienza come, invece, avviene per altre leggi, come quella sull’aborto. Questa assenza è pericolosa, dato il comma 2 della norma che stabilisce che l’unione sia costituita di fronte a un ufficiale di Stato e a due testimoni, con un rito identico al matrimonio. C’è poi il comma 28: quest’ultimo prevede la trascrizione nei registri italiani del cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso, non solo dell’unione civile, contratto all’estero. Che ne sarà dell’ufficiale di Stato che ritiene che queste unioni siano in contrasto con la sua deontologia e per cui il matrimonio è solo fra uomo e donna? La legge non risponde. Dobbiamo aspettarci che accada quello che avviene già all’estero?
Cosa avviene?
Alla presenza di norme simili alla Cirinnà ci sono stati ufficiali di Stato licenziati se non arrestati, come Kim Davis negli Stati Uniti, per non aver riconosciuto come matrimonio quello fra due persone dello stesso sesso. Altri hanno dovuto chiudere i loro negozi a causa di multe ingenti per essersi rifiutati di prestare servizio durante la celebrazione di queste unioni. Alcuni sono stati licenziati per le loro opinioni in merito. Infine l’inglese Lillian Ladele, licenziata dopo essersi opposta alla registrazione di un’unione civile con la sua firma, è stata giudicata colpevole anche dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio sulla base del fatto che legge non prevede l’obiezione di coscienza.
A differenza dell’aborto, che lo Stato dice di tollerare come estrema ratio, la legge Cirinnà riconosce le unioni civili come un valore senza eccezioni. Come giustificare l’obiezione di coscienza?
Sicuramente il fatto che questa legge sia stata presentata come un valore positivo per la società è un problema grave. Ma pure l’aborto viene giustificato in nome del diritto alla salute, eppure lascia spazio alla libertà di coscienza. Anche se oggi, proprio appellandosi al diritto di salute della donna, è sotto attacco. In ogni caso, la legge Cirinnà, come sottolineato da molti giuristi e opinionisti, e perfino ieri sul Corriere della Sera, è piena di problemi. Sopratutto, il testo presenta dei profili di incostituzionalità: all’articolo 29 la Costituzione riconosce la «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». A maggior ragione un funzionario che giura fedeltà allo Stato non dovrebbe essere costretto ad andare contro il dettato costituzionale.
Ieri il Foglio ricordava quanto scritto dal vescovo francese Jean Laffitte: «Una società tollerante non può tollerare un diritto all’obiezione di coscienza», poiché questa stessa società non è più nella posizione di accettare, onorandoli, «i valori superiori che si esprimono in essa».
Sono d’accordo con Laffitte: se i princìpi fondanti di una società, come la famiglia o la tutela della vita dal suo concepimento alla morte, vengono messi in discussione, resta solo l’uso della forza per assicurarsi l’obbedienza a quanto viene approvato in nome della libertà. Le defezioni non permetterebbero alla menzogna di sopravvivere a lungo.
Cosa risponderebbe a chi è d’accordo col riconoscere l’obiezione di coscienza per l’aborto, ma non per le unioni civili?
Sono due cose diverse, ma, in entrambi i casi, si contraddice un fondamento naturale, motivo per cui entra in gioco la coscienza e la sua tutela. Non si capiscono bene le conseguenze perché nessuno, come Matteo Renzi che ha vietato qualsiasi discussione in merito, voleva che si comprendessero. In ogni caso, legalizzare queste unioni significa indebolire la cellula fondante la società, la famiglia naturale tutelata da sempre da tutti gli ordinamenti giuridici. Anche per questo obbligare un funzionario di Stato a celebrare queste unioni è come imporre a una guardia forestale di radere al suolo tutti gli alberi della riserva che aveva giurato di difendere.
È questo il solo problema del testo?
Questa norma non ha implicazioni solo per il diritto di famiglia, ma per tutto l’ordinamento giuridico. Inoltre, è scritta così male per motivi ideologici che perfino i cosiddetti nuovi diritti delle coppie dello stesso sesso (che si diceva di voler tutelare) in alcuni ambiti sono stati limitati, come in quello del risarcimento danni che ora è previsto solo in caso di morte. Ci sono poi delle aperture alla poligamia. Implicazioni gravi riguarderanno gli insegnanti e i giornalisti che esprimano una visione diversa da quella della legge Cirinnà. Senza contare le conseguenze sui pasticceri e fiorai che si rifiutino collaborare alla celebrazione di queste unioni. Penso anche agli studenti o ai semplici cittadini che potrebbero pagare il loro dissenso. I problemi sono tali che Renzi ha voluto approvare la norma in fretta e furia chiedendo due volte la fiducia ed evitando ogni presa di coscienza: si tratta di un metodo sospetto che dovrebbe quantomeno farci pensare che la norma ha qualcosa da nascondere.
La questione delle unioni civili, quindi, ha seriamente mobilitato le coscienze, sia di chi le vuole favorire sia di chi vi si oppone. Molti sindaci sono arrivati a rivendicare appunto il diritto all’obiezione di coscienza sulle unioni civili omosessuali:, senza però rendersi conto che ma secondo la nuova legge non potranno rifiutarsi di celebrarle. “Non si può obbligare una persona a fare ciò che non crede e io non celebrerò mai matrimoni tra persone dello stesso sesso”, ha tuonato il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, uno dei primi in Italia a sollevare la questione dell’obiezione di coscienza sulla celebrazione delle unioni gay, le cui parole facevano eco all’annuncio del segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, che dopo la pubblicazione della legge Cirinnà aveva reso nota la decisione, presa dai sindaci leghisti della regione Lombardia, di rifiutarsi in blocco di celebrare questo tipo di unioni.
Ma nei fatti, il problema è difficilmente risolvibile perché, il diritto all’obiezione di coscienza non è stato inserito nella legge e dunque sarà impossibile che un primo cittadino possa rifiutarsi di applicare una norma, senza incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio. Difficilmente, poi, il problema potrà essere risolto con lo strumento dei decreti attuativi, senza rischiare di incorrere nell’eccesso di delega, e quindi nell’incostituzionalità.
Una previsione di questo tipo, dunque, andava necessariamente inserita all’interno della legge stessa.
Il problema, inoltre, non si pone solo per il sindaco, ma anche per il funzionario comunale, perché è il funzionario, nei fatti, a trascrivere l’atto e non può rifiutarsi di applicare la legge.
Per ora, l’unica strada che resta agli obiettori, secondo quanto riporta il Corriere della Sera citando Marco Gattuso, magistrato del Tribunale di Bologna, sarebbe delegare qualcun altro. Ma, attenzione, quando il sindaco demanda la celebrazione ad altri, nelle motivazioni non dovrà emergere la propria contrarietà. Altrimenti, diventa “discriminazione”.
Di fronte a tutto questo discutere il Santo Padre ha richiamato comunque il cuore della questione affermando con forza, in un’intervista nel suo viaggio di ritorno dagli Stati Uniti, che “il diritto all’obiezione di coscienza deve essere riconosciuto all’interno di ogni struttura giuridica, perché è un diritto umano”.
Riprendendo, poi, un suo discorso del 12 aprile 2016, in cui ci parla proprio di “persecuzione educata” nel caso in cui l’uomo non possa essere libero di esprimere il suo pensiero, la sua fede, la sua coscienza, Papa Francesco dice: “La persecuzione, io direi, è il pane quotidiano della Chiesa. Gesù lo ha detto. Noi, quando facciamo un po’ di turismo per Roma e andiamo al Colosseo, pensiamo che i martiri erano quelli uccisi con i leoni. Ma i martiri non sono stati solo quelli lì o quegli altri. Sono uomini e donne di tutti i giorni: oggi, il giorno di Pasqua, appena tre settimane fa… Quei cristiani che festeggiavano la Pasqua nel Pakistan sono stati martirizzati proprio perché festeggiavano il Cristo Risorto. E così la storia della Chiesa va avanti con i suoi martiri. È una persecuzione – io direi un po’ ironicamente – ‘educata’. E’ quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di Figlio di Dio. E’ una persecuzione contro Dio Creatore nella persona dei suoi figli! E così vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. E’ la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza!
Il capo della persecuzione ‘educata’, Gesù lo ha nominato: il principe di questo mondo. E quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del Figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio Creatore. E’ la grande apostasia. Così la vita dei cristiani va avanti con queste due persecuzioni. Anche il Signore ci ha promesso di non allontanarsi da noi. State attenti, state attenti! Non cadete nello spirito del mondo. State attenti! Ma andate avanti, Io sarò con voi”.
Aiutati dal Papa, anche noi desideriamo essere attenti a non cadere dentro questa mentalità della falsa libertà, della perdita della dignità dell’uomo mascherata da senso civico e morale, cercando di testimoniare con la nostra vita che voler affermare una propria posizione, un proprio pensiero non comporta la soppressione della libertà dell’altro, che è diverso da te, ma anzi l’accoglienza dell’altro; ma quando questo non accade vuol dire che non si sta operando per il bene comune ma semplicemente per un mero piacere egoistico…che porterà solo “l’un contro l’altro armato”.