Dalla Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente
Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE
Roma, 21-24 gennaio 2008
DALLA PROLUSIONE DEL CARDINALE PRESIDENTE
Venerati e Cari Confratelli,
all’inizio del nostro Consiglio Permanente vogliamo rinnovare al Santo Padre Benedetto XVI la nostra incondizionata e cordiale condivisione, insieme all’ammirazione per il suo diuturno servizio pontificale a bene della Chiesa tutta. Il suo alto Magistero e l’esempio della sua dedizione serena, mite e forte per annunciare la verità di Cristo – nella cui luce si riscopre il volto autentico dell’uomo e si salvaguarda lo specifico della persona e della società – sono di sprone per tutti noi e per le nostre Comunità. Vicinanza e ammirazione, anzi amore vero verso il Papa, ci sono genuinamente testimoniati dal popolo delle nostre Chiese.
1. Questa comunione affettiva ed effettiva la rinnoviamo a pochi giorni da un grave episodio di intolleranza che ha indotto il Santo Padre a soprassedere rispetto alla visita da tempo programmata alla Sapienza. Università che da oltre settecento anni vive in quella Roma dove Vescovo è il Papa. Il clima di ostilità, creato da una minoranza assolutamente esigua di docenti e studenti, ha infine suggerito questa amara soluzione, essendo venuti meno – come ha scritto il Cardinale Tarcisio Bertone al Rettore – “i presupposti per un’accoglienza dignitosa e tranquilla”. Una rinuncia quindi che, se si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’Autorità italiana, nasce essa stessa da un atto di amore del Papa per la sua città. Tutt’altro, dunque, che un tirarsi indietro, come qualcuno ha pur detto, ma una scelta magnanime per non alimentare neppure indirettamente tensioni create da altri e che la Chiesa certo non ama, pur dovendole spesso suo malgrado subire.
Grande è stata la sorpresa e ancor più grande la tristezza dinanzi a quanto accaduto, in particolare per quella considerazione che da sempre la Chiesa nutre nei confronti dell’istituzione universitaria – basterebbe pensare a come e dove sono nate le Università – e che il discorso del Santo Padre preparato per l’occasione è stata riproposta con argomentazioni assolutamente pregnanti e originali. La risposta che Benedetto XVI ha dato alla domanda sulla “vera, intima origine dell’Università”, la risposta – dicevo – è da iscriversi idealmente sul frontespizio di ogni ateneo: soddisfare “la brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuole sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole la verità”. è con questa vocazione squisitamente propria dell’università che deve in ultima istanza confrontarsi anche chi si è sottratto all’incontro col Papa. Di qui il rammarico – non solo nostro, ma generale – nel dover constatare che il “luogo” privilegiato dello studio e del confronto tra intelligenze libere – qual è l’Università, che per questo diventa scuola di vita – si sia precluso di fatto ad una presenza di universale autorevolezza e ad un apporto accademico altissimo, cui ambiscono Università di tutto il mondo. Questi d’altra parte sono gli esiti del settarismo illiberale, antagonista per partito preso, che assumendo per pretesto la nota e ormai ben indagata vicenda di Galileo, hanno superficialmente manipolato la posizione a suo tempo espressa da Joseph Ratzinger, facendone una bandiera impropria per imporre la loro chiassosa volontà.
Come cittadini e come Vescovi d’Italia non possiamo non essere preoccupati. Seppur ci conforta che l’assenza forzata all’incontro è presto diventata una presenza assai più dilatata del previsto. L’importante discorso non solo è stato letto alla Sapienza, ma è stato anche pubblicato su numerosi giornali, guadagnando allo stesso un ascolto incomparabile. La straordinaria folla di fedeli e di cittadini che ieri, domenica, sono convenuti su invito del Cardinale Vicario in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus, è la testimonianza fedele dei sentimenti forti che albergano nel popolo italiano. Il che ci induce, nonostante tutto, a guardare avanti e ad avere fiducia. Fiducia nel buon senso che da sempre connota la nostra gente, e che è congenitamente estraneo all’intolleranza. Fiducia nel buon senso comune. Fiducia nella forza della ragione aperta alla verità. Fiducia nella tradizione culturale del nostro Paese, che ha sempre considerato il dialogo tra fede e ragione la sorgente viva e vitale di progresso e di civiltà.
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