Cosa emerge dalla nuova legge?
Tanti sono i punti di tale legge che possono suscitare perplessità ed accendere, speriamo costruttivi, dibattiti: dare maggiori poteri ai sindaci può essere d’aiuto per rendere più snella l’applicazione della legge, ma occorre in ciascuno di essi la serietà e la tensione al bene comune più grande;
le “associazioni volontarie al presidio del territorio”, meglio conosciute come “ronde”, pur prestando un prezioso servizio di vigilanza, in alcuni casi limite potrebbero sostituirsi alla giustizia, mettendosi (o essendo messi) nell’indebita posizioni di auto-giustizieri.
Ciò su cui è ancor più necessario vigilare è il silenzioso insinuarsi di una mentalità, soprattutto nelle nuove generazioni, traghettatrice di odio. Odio per quello straniero che non ti permetteva da piccolo di andare a giocare da solo al parco, e che magari il padre per anni aveva sfruttato come operaio non regolare nella fabbrica
Anche per il Governo, potrebbe portare vantaggi più a lungo termine una sensibilizzazione ad una integrazione intesa come sguardo vicendevole di fraternità e di aiuto reciproco. Bisogna scongiurare il perpetrarsi di una mentalità secondo cui la diversità è un nemico, è un pericolo da evitare, da cui diffidare, e non da accogliere. Una mentalità di cui la nostra cultura è intrisa (basti pensare alle contrapposizioni anche offensive tra Nord e Sud) e di cui l’emergenza immigrazione è solo una ulteriore drammatica faccia.
Questa la più grande emergenza, quella culturale, che presenta anche un’altra faccia della stessa medaglia: la questione dell’accoglienza e del rispetto delle regole fissate dal Paese in cui ci si trasferisce.
Ancora ci sconvolge la notizia dell’uccisione, a Torino, della giovane araba ad opera del padre, solo perché desiderava amare un ragazzo italiano e vivere secondo la mentalità ed i principi della nostra società.
Il fondamento del pacifico e comune vivere è proprio quello del rispetto dei precetti fissati dalla legge e dal buon senso collettivo, che deve inevitabilmente entrare a far parte anche della vita di chi decide di cambiare vita e trasferirsi in un Paese, completamente diverso, per cultura e legge, dal proprio. Solo così è possibile l’integrazione e la vera accoglienza anche delle diversità.
Pur nella tensione a regolarizzare il più possibile gli irregolari presenti nel nostro Paese, è un’evidenza che spazio e lavoro per tutti non ce n’è, e mai potrà essercene. Due situazioni insostenibili non possono aiutarsi e coesistere perché ne scoppierebbe una bomba.
È una questione elementare che se da un Paese tutti emigrano, quel Paese rimane orfano e svuotato di ogni possibilità di recupero, mentre il Paese che accoglie “scoppia”, senza poter garantire aiuto non solo all’immigrante ma anche ai cittadini stessi.
È quindi più che mai urgente questo intervento sulle cause dei fenomeni migratori.
Necessario è operare nei Paesi soggetti a maggior emigrazione, con i mezzi di cui gli Stati ed anche i privati e le associazioni sono a disposizione, aiutandone l’emersione culturale, economica e politica. Come la Chiesa da anni sta implorando, un possibile inizio e percorso di rinascita è la cancellazione del debito pubblico accumulato dai Paesi del Terzo Mondo nei confronti delle grandi potenze economiche, che solo potrebbe permettere loro di aspirare ad un cambiamento concreto e sostanziale. Certo poi serve anche un intervento in loco, cioè creazione di infrastrutture, incremento della cultura e della scolarizzazione, rivalutazione delle risorse a disposizione e loro adeguato investimento.
Questa è la carità, così come il nostro Papa ce la insegna: rendere il prossimo protagonista della propria vita, senza sostituirsi a lui, mettendolo nella condizione di poter usare delle risorse che ha, o di crearne di nuove, per poter dignitosamente provvedere a se stesso e ai suoi.
La più grande carità è quella di mettere l’altro in condizione di vivere una vita dignitosa.
E a questa costruzione della civiltà dell’amore e della verità può partecipare ogni cittadino, ogni uomo minimamente leale e serio col proprio umano. Solo essendo seri a partire dalla famiglia, dalla scuola, dalla giustizia, dalla responsabilità di ciascuno, si può perseguire il bene comune.