Breve sintesi storica da Lutero fino ai nostri giorni
Prima della Riforma la Germania era divisa in molti regni e principati, ma unita dalla medesima Chiesa. La Riforma, portata avanti, con altri, da Martin Lutero, provocò divisioni all’interno della cristianità occidentale e, infine, portò a guerre di religione tra forze cattoliche e protestanti.
La Pace di Augusta (1555) pose fine a quei conflitti stabilendo che i regni e i principati dovessero adeguarsi alla fede del loro governante: coloro che avevano diversa fede furono costretti a convertirsi o a trasferirsi in un’altra regione. Queste disposizioni si applicarono a luterani e cattolici, ma non ai seguaci di Calvino e agli anabattisti che furono soggetti a persecuzioni.
La Pace di Augusta si mantenne per 60 anni, fino a quando fu interrotta dalla Guerra dei Trent’anni (1618-1648). La pace fu ristabilita dalla Pace di Westfalia che sanciva nuovamente la Pace di Augusta ma questa volta includendo anche i calvinisti: il risultato fu che il popolo tedesco visse un isolamento confessionale a seconda delle regioni. Una diversità confessionale all’interno dello stesso Stato sovrano era impensabile, e, aggravati dagli orrori delle guerre, il sospetto e l’animosità si diffusero tra le varie denominazioni.
Il XIX secolo vide l’avvento di altre denominazioni e chiese in Germania, tra cui i battisti e i metodisti, così come nacquero nuove frange e denominazioni all’interno delle antiche chiese confessionali. La loro nascita fu dovuta spesso a movimenti di protesta all’interno delle varie chiese, con la conseguenza che queste chiese erano relativamente piccole e poco favorevoli alle relazioni ecumeniche.
Dopo la seconda guerra mondiale la situazione delle chiese cristiane in Germania cambiò significativamente. Circa 12 milioni di persone di origine tedesca fuggirono o furono espulse dall’Europa dell’Est. Quando si insediarono in Germania, non fu data alcuna importanza a quale tradizione cristiana appartenessero: protestanti andarono a vivere in aree cattoliche e viceversa, e il risultato fu che cattolici e protestanti si trovarono in contatto gli uni con gli altri.
La crescita economica ed industriale del dopoguerra creò una richiesta di lavoro che si risolse in accordi tra il governo tedesco e molti paesi mediterranei circa i “lavoratori ospiti”. Come conseguenza, furono in molti a giungere in Germania da paesi quali Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Yugoslavia, Turchia, Marocco e Tunisia, accrescendo la diversità religiosa e confessionale del Paese. E aumentò, in modo particolare, la presenza ortodossa in Germania. Nonostante inizialmente si pensasse che sarebbero tornati nel loro Paese dopo un paio di anni – da cui il nome “lavoratori ospiti” – molti di loro, invece, si insediarono, lasciando un segno nella vita e nella cultura tedesca. Gli anni ’80 videro un incremento di immigrati di origine tedesca dalla ex-Unione Sovietica, molti dei quali ortodossi, battisti ed ebrei. Negli anni recenti la guerra, il terrore, le agitazioni sociali in Medio Oriente, Africa, Afghanistan e Ucraina e in molti altri Paesi, hanno generato un’ondata di rifugiati e sebbene la maggior parte di questi migranti si sia diretta verso regioni limitrofe, un numero crescente chiede rifugio in Germania e in altri Paesi europei.
Nella ex-Germania orientale le chiese, soprattutto la Chiesa protestante, hanno svolto un ruolo chiave negli eventi che hanno portato all’abbattimento del Muro di Berlino (1989) e alla caduta del Governo comunista. Neppure ciò, tuttavia, preservò la fede cristiana dal perdere di significato nella Germania orientale. Il giornale britannico The Guardian arrivò addirittura a definire la Germania orientale “il paese più ateo della terra”. La legge del Governo comunista non fu l’unico motivo della mancanza di religiosità nel paese, la fede cristiana era in declino ancor prima dell’avvento del comunismo. L’ateismo della Germania orientale non è di natura aggressiva, non è come quello dei “nuovi atei”; esso è piuttosto caratterizzato da un’indifferenza, profondamente radicata, a qualsivoglia forma di fede. Alla domanda, rivolta ai berlinesi, se si considerassero “credenti” o “non credenti”, una persona rispose: “nessuno dei due, sono normale”.
Oggi la Germania è patria di persone di diversi contesti culturali e di diversi credi – o di nessun credo. Circa 1/3 della popolazione appartiene alle chiese regionali protestanti della EKD (Chiesa evangelica in Germania), 1/3 è cattolico e poco meno di 1/3 non aderisce ad alcuna fede. L’1.7% della popolazione è ortodossa, l’1.8% è membro di chiese libere. In ogni caso si tratta di chiese che hanno un forte legame storico-teologico con la Riforma, ma nessuna connessione con lo Stato come la Chiesa cattolica e la EKD. Il 4.9% della popolazione in Germania è musulmana, e lo 0.1% ebrea.
Le chiese in Germania, nonostante le differenze ancora irrisolte, hanno imparato a lavorare insieme. Durante il governo del Nazionalsocialismo vi furono cristiani collaborazionisti; altri invece, opposero resistenza e furono imprigionati o inviati nei campi di concentramento: la comune esperienza di vivere e soffrire sotto la dittatura del Nazismo avvicinò tra loro cristiani di diverse tradizioni. Oggi le chiese in Germania cooperano assai efficacemente alla missione della Chiesa di testimoniare il vangelo in parole ed opere. Dal momento che la Chiesa cattolica e la EKD contano un gran numero di fedeli, esse sono anche maggiormente responsabili della collaborazione ecumenica nel Paese.
Gran parte della collaborazione ecumenica avviene a livello di base, come, ad esempio, la Settimana di preghiera della Alleanza Evangelicale o la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Parrocchie e congregazioni limitrofe spesso organizzano attività congiunte, quali Studi biblici, confronti su temi teologici, celebrazioni di festival, creazione di website comuni, visita di benvenuto alle nuove persone nella comunità e distribuzione, presso le stazioni ferroviarie locali, di pieghevoli illustrativi che contengono informazioni sulle chiese cristiane. Questo tipo di lavoro è spesso offerto da volontari, membri delle varie chiese. In alcune regioni le congregazioni e le parrocchie entrano in una partnership ecumenica formale, firmando un accordo che ufficializza la loro cooperazione. Questi accordi sono in genere basati su simili accordi scritti tra i capi delle chiese coinvolte.