“È nella Chiesa che troverete Gesù Cristo…”
Pubblicamente la Chiesa ha espresso più volte richieste di perdono per quelli che ha considerato come i peccati commessi da cattolici durante i secoli. Non possiamo non ricordare il grande gesto di Giovanni Paolo II quando nel marzo 2000 si recò durante il memoriale dell’olocausto di Yad Vashem in Israele e toccò il Muro occidentale di Gerusalemme, il cosiddetto Muro del pianto, uno dei luoghi più sacri del popolo ebraico, risalente all’epoca del primo Tempio di Gerusalemme, promuovendo la riconciliazione tra cristiani ed ebrei.
In particolare l’allora Pontefice chiedendo perdono del male che la Chiesa aveva fatto a ebrei e mussulmani sia con le persecuzioni religiose sia con le imprese di conquista al tempo delle Crociate, rimase a lungo in preghiera davanti al muro del pianto, lasciando in un biglietto queste struggenti parole: “Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo Nome fra i popoli. Siamo profondamente rattristati per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno provocato sofferenze a questi tuoi figli e chiedendo il Tuo perdono vogliamo impegnarci in una fratellanza sincera con il popolo dell’Alleanza. Amen”.
Con questo stesso cuore Benedetto XVI si è rivolto alle vittime degli abusi, agli ecclesiastici coinvolti, ai giovani irlandesi, alla Chiesa ferita e comunque a tutti gli uomini, condividendo, come solo un padre può fare, il dolore, lo sgomento e il senso di tradimento che molti hanno sperimentato di fronte a “questi atti peccaminosi e criminali” e al modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati.
Ha esortato tutti, come popolo di Dio in Irlanda, “a riflettere sulle ferite inferte al corpo di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale”.
Con particolare affetto e cura si è rivolto ai giovani d’Irlanda: “siamo tutti scandalizzati per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani. Ma è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa, perché lui non tradirà mai la vostra fiducia! Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il loro significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede”.
È struggente vedere come il Papa partecipi del dolore del mondo e ne sia segnato anche nel corpo; ciò ci ricorda il gesto d’infinito amore di Gesù Cristo che caricandosi dei peccati e delle sofferenze di ogni uomo ha sopportato la passione e la morte in croce solo perché ognuno di noi potesse essere salvato.
E anche dentro la polemica più aspra, non si può non riconoscere che solo la Chiesa porta avanti la testimonianza dell’amore e del perdono, anche quando le vengono inferti tremendi colpi.
Sì, come già detto basterebbe pensare ai milioni di martiri cristiani che nel mondo sono stati torturati, massacrati, spellati vivi ed uccisi solo perché si sono rifiutati di rinnegare Cristo e la Sua Chiesa; oppure ai tantissimi missionari, laici e religiosi, che dall’India all’Africa danno la vita perché gli uomini che incontrano conoscano Cristo. Perché si parla, allora, solo di preti pedofili?
Perché nessuno chiede perdono alla Chiesa per la strage degli innocenti cristiani?
Il Rapporto 2009 sulla libertà religiosa spiega che il 75-80% delle persecuzioni religiose in tutto il mondo riguarda cristiani. Si pensi all’Iraq vittima del fondamentalismo islamico che piazza bombe nelle chiese e decapita “gli infedeli cristiani”; o all’Indonesia dove i cristiani vengono uccisi per strada o dai cecchini solo per il fatto di essere cristiani. Ed ancora alla Cina dove i vescovi vengono arrestati e magari restituiti morti dopo anni di silenzio e di violenze, o all’India con il terrore indù o al Pakistan dove cristiani “blasfemi” vengono linciati. Questi sono solo alcuni tragici esempi di come nel mondo molti muoiono per proclamare la loro fede in Cristo. Come si può parlare di Chiesa pedofila, truffaldina e affarista? Ciò significa puntare il dito su una piccola percentuale di uomini, che di certo ha sbagliato, per cui la Chiesa chiede perdono in prima persona, ma che non può rappresentare l’intera comunità di cristiani nel mondo.
Si pensi al fatto che proprio nei luoghi di missione, ovvero nei continenti di più recente evangelizzazione, un’indagine di Agensir ha rilevato una dinamica di crescita delle vocazioni presbiterali e religiose più forte. Così in Africa e Asia i preti aumentano del 33,1% e del 23,8% rispettivamente in otto anni. Inoltre aumentano i cattolici nel mondo: da 1.045 milioni nel 2000 sono saliti a 1.166 milioni nel 2008, con una variazione relativa di +11,54%. L’aumento più alto si registra in Africa (+33,02%), seguito da Asia (+15,61%), Oceania (+11,39%) e America (+10,93%).
Ognuno di noi è chiamato comunque a prendere parte a questo momento di dolore manifestato con fermezza dal Santo Padre, che ci tocca e ci riguarda direttamente, essendo anche noi figli della Santa Chiesa; e questo significa anche che dobbiamo saper dare un giudizio su quanto sta tragicamente accadendo, che sta toccando ciò che abbiamo di più caro.
Continuiamo a portare il Papa nella nostra preghiera, come ci ha chiesto sin dall’inizio del Suo Pontificato: “Cari amici, in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri”.
Dopo la richiesta della Cei di pregare particolarmente per il Papa lo scorso 19 aprile in occasione del V anniversario della sua Ordinazione e come espressione di vicinanza in questo momento così delicato, la Consulta Laicale nazionale invita tramite un comunicato quanti appartengono e si riconoscono nel mondo dell’associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro come ulteriore gesto di sostegno e vicinanza al Santo Padre.
Manifestiamo allora la nostra piena Comunione con Lui, la nostra preghiera per Lui e con Lui, sempre e particolarmente in quest’ora.
Noi stiamo con il Papa!