Meditazioni del 25 febbraio 2008
Nel Santo Rosario di questa sera preghiamo per Nicolino, chiedendo alla Madonna che lo custodisca e lo accompagni sempre con materna protezione nella responsabilità che il Signore gli ha chiesto. A Maria affidiamo anche gli amici malati e quelli che stanno vivendo un momento di particolare difficoltà. Attraverso l’intercessione della Vergine Santissima preghiamo perché il Signore ci conceda e ci mantenga sempre la grazia di avere un cuore umile, semplice e povero, condizione necessaria, perché Lui possa entrare, vivere e agire in noi.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padre, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso (Is 50,6-7),
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 53,7).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53,4-5).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1Pt 2,21-25).