Meditazioni del 22 settembre 2008
Dice san Paolo ai Romani: “L’Amore di Dio si è riversato nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo”. Dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché il nostro cuore si ritrovi nell’apertura ed esigenza originale con cui è stato creato e posto in noi; in quella apertura all’Amore e in quella esigenza incancellabile dell’Amore che ci ha fatto. Nell’apertura e nella semplicità di lasciarsi afferrare e portare dalle braccia del Divino Amore che ci ha fatto e in cui solo è possibile la nostra capacità di corrispondenza e di piena realizzazione nell’amore (Atti del Convegno Fides Vita 2006, p44).
INVOCAZIONE DELLO SPIRITO SANTO
Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, a te raccomandiamo particolarmente tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Sotto la tua protezione poniamo la nostra Compagnia e Nicolino, affidando le sue intenzioni alla tua materna e potente intercessione.
I MISTERI DEL SANTO ROSARIO
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
“In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”… Il fatto veramente nuovo è che Egli – Gesù – vuole farsi battezzare, che entra nella grigia moltitudine dei peccatori in attesa sulla riva del Giordano. Del battesimo faceva parte la confessione dei peccati. Esso stesso era una confessione delle proprie colpe e il tentativo di deporre una vecchia vita mal spesa per riceverne una nuova. Gesù poteva farlo? Come poteva confessare dei peccati? Come staccarsi dalla vita precedente per una nuova? È una domanda che i cristiani si dovettero porre… Gesù si è preso sulle spalle il peso della colpa dell’intera umanità; lo portò con sé nel Giordano. Dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, p 36-38).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Che senso può avere il fatto che Gesù procuri una sovrabbondanza di vino – circa 520 litri – per una festa privata? Dobbiamo pertanto guardare più a fondo per comprendere che non si tratta affatto di un lusso privato, bensì di qualcosa di molto più grande… La sovrabbondanza di Cana è segno che la festa di Dio con l’umanità è cominciata. La cornice dell’avvenimento, le nozze, diventa così un’immagine che indica, al di là di se stessa, l’ora messianica: l’ora delle nozze di Dio con il suo popolo ha avuto inizio nella venuta di Gesù. La promessa escatologica entra nel presente (Ibi, p 291.294).
Nel terzo mistero della luce contempliamo Gesù che annuncia la venuta del Regno di Dio e invita alla conversione
Ora Dio parla molto da vicino, da uomo agli uomini. Ora scende fin nel profondo delle loro sofferenze, ma proprio attraverso questo avrà, e ha sempre di nuovo, la conseguenza che gli ascoltatori – ascoltatori che tuttavia si credono discepoli – dicono: “Questo linguaggio è troppo duro, chi può intenderlo?”. Anche la nuova bontà del Signore non è acqua zuccherata. Lo scandalo della croce è per molti più insopportabile di quanto lo era una volta il tuono del Sinai per gli Israeliti. Sì, essi avevano ragione a dire: se Dio parla con noi, noi “moriremo”. Senza un “morire”, senza il naufragio di ciò che è solamente nostro, non c’è comunione con Dio, non c’è redenzione (Ibi, p 90-91).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
“Si trasfigurò davanti a loro” dice semplicemente Marco e, con un po’ di goffaggine, quasi balbettando dinanzi al mistero aggiunse: “Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio della terra potrebbe renderle così bianche”. Matteo dispone parole già più impegnative: “Il suo volto brillo come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Luca è l’unico ad aver indicato già in precedenza lo scopo della salita: “Salì sul monte a pregare”, e da lì spiega poi l’avvenimento di cui i tre discepoli diventano testimoni: “E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. La trasfigurazione è un avvenimento di preghiera; diventa visibile ciò che accade nel dialogo di Gesù con il Padre: l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce. Ciò che Egli è nel suo intimo e ciò che Pietro aveva cercato di dire nella sua confessione – si rende percepibile in questo momento anche ai sensi: l’essere di Gesù nella luce di Dio, il suo proprio essere luce come Figlio (Ibi, p357).
Nel quinto mistero della luce contempliamo Gesù che istituisce l’Eucarestia
Come possiamo “cibarci” di Dio, vivere di Lui, affinché Egli divenga il nostro pane?… Dio diventa “pane” per noi innanzitutto nell’incarnazione del Logos; il Verbo si fa carne. Il Logos diviene uno di noi ed entra così nella nostra dimensione, in ciò che è a noi accessibile. Ma oltre l’incarnazione del Verbo è necessario ancora un altro passo, che Gesù menziona nelle parole conclusive del suo discorso: la sua carne è vita “per” il mondo. Con ciò si allude, al di là dell’atto dell’incarnazione, allo scolo intrinseco e alla realizzazione ultima di essa: il dono che Gesù fa di sé fino alla morte e al mistero della croce (Ibi, p 312).