Meditazioni del 2 marzo 2009
E’ rivolta a tutti questa domanda adesso:“Vuoi guarire?”. Che strana domanda, è ovvio che quell’uomo [quell’uomo infermo da 38 anni che stava presso la piscina di Betzaetà] lo voglia, sta lì per questo. Eppure Gesù la pone, a quell’uomo come la pone a noi adesso. Perché? Forse per renderci coscienti di noi stessi, della nostra strutturale impotenza e incapacità e del fatto che tutta la nostra vera forza e capacità sono dentro la domanda e il desiderio che abitano il cuore. E che il potere e la capacità sono tutte in Lui. Lui ha il potere e la capacità di superare tutte le obiezioni e i limiti che scaturiscono dalle nostre condizioni di vita, che spesso rinfacciamo e dentro cui ci nascondiamo assumendoli come alibi. Ma Gesù dice anche a noi adesso: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina. “E sull’istante quell’uomo guarì e preso il suo lettuccio cominciò a camminare”.
L’introduzione alla preghiera e gli spunti di meditazione sono brani di Nicolino Pompei tratti dagli Atti del Convegno Fides Vita del 2006 e del 2007
Invocazione allo Spirito Santo.
Affidiamo alla Madonna il nostro Movimento, Nicolino e tutte le intenzioni che custodisce nel suo cuore.
I MISTERI DEL SANTO ROSARIO
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
In Cristo Gesù l’Amore di Dio, il suo essere Misericordia, accade in un Uomo. Accade e si rivela come Uomo: ha lo sguardo di un Uomo, ha l’abbraccio di Uomo che va incontro al figlio perduto, confuso, sconfitto, abbandonato a se stesso; ha la presenza umana di un Uomo che si riversa commosso sull’umano caduto e sconfitto, senza forza e direzione. E soprattutto ha lo sconvolgente documento di un Uomo che ama sino a consegnarsi alla morte, a morire della morte che non conosce, non può conoscere, perché è Dio. Perché? Solo per Amore dell’uomo che muore e a vantaggio della salvezza dell’uomo che muore.
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
“In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione… Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo…”. Sentiamo la medesima verità da san Paolo ai Romani: “Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi”. Il merito e la massima capacità di questo Amore sono tutti in Dio che ci ha amati gratuitamente per primo e senza merito alcuno. E non solo senza alcun merito, ma mentre eravamo ancora peccatori. Investendoci di questo assoluto e gratuito Amore nell’amore crocifisso del suo figlio Gesù.
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Solo gratuito Amore che agisce solo per Amore. Il suo essere Amore è il suo agire. Il suo essere Amore che solo per Amore “annientò se stesso prendendo natura di servo, diventando simile agli uomini; e apparso in forma umana si umiliò facendosi obbediente fino alla morte in croce”, come afferma san Paolo nella Lettera ai Filippesi. La spogliazione di se stesso e l’accadere come Uomo non significa togliersi la natura divina, cessare di essere Dio, ma è il documento sconvolgente del suo Mistero di Amore che in Gesù assume la natura umana soggetta alla sofferenza, al dolore, ai patimenti e alla morte. Che nella carne di Gesù assume tutta l’infamia del peccato e delle sue conseguenze sull’uomo, fino a morire, solo per Amore e solo a vantaggio della salvezza di ogni uomo.
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Un Amore che si dimostra coinvolto con noi fin dentro le minime fessure del nostro umano straziato dal dolore e dal male, e sino alla commozione per questo umano. Un Amore che si rivela come Amore che ci ama sino alla pietà e allo struggimento per il nostro umano straziato, disintegrato dalla sofferenza a causa del male e della nostra empietà ostinata. Un Amore così coinvolto con l’umano afflitto, atterrito e sotterrato dalla morte da consegnare se stesso gratuitamente e liberamente alla morte, e alla morte di croce. Un Amore che si consegna all’amato sino a morire per dissotterrare, rialzare, rimettere in piedi e in cammino la vita di ognuno.
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
“Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”, disse Gesù ai Suoi, sapendo di dirlo innanzitutto di sé che andava a morire per noi. “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli… Chi non ama rimane nella morte… Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui”.
Carissimi amici,
“Ecco ora il momento favorevole, è questo il giorno della salvezza!” – ci ripete continuamente la Chiesa con le parole di san Paolo durante la Quaresima.
Questo tempo di particolare Grazia offerto alla nostra vita, è un tempo particolarmente favorevole alla conversione e alla guarigione. Ciascuno di noi si consegni totalmente e pienamente a questo tempo di Grazia e a nessuno accada di lasciarlo passare invano.
I gesti che la Chiesa ci indica di vivere in questo tempo (il digiuno, la preghiera e l’elemosina) ci trovino sempre ubbidienti e protagonisti. La Parola di Dio, che in questo tempo la Chiesa ci pone davanti attraverso le Letture sia della Messa che della Liturgia dello ore, sia sempre ascoltata, accolta e meditata. Il venerdì, giorno in cui facciamo memoria tutta particolare della passione e morte di Gesù, non manchi mai la preghiera della Via Crucis, secondo la Tradizione della Chiesa.