Meditazioni del 16 marzo 2009
“Soffermiamoci a considerare il saluto che il sacerdote rivolge all’inizio della santa Messa proprio a ciascuno dei fedeli… Pur nella diversità delle formulazioni, tutte comunque affermano un solo Avvenimento originale, costitutivo e per questo decisivo: il Signore Iddio Padre, Figlio e Spirito Santo, sia con te. Colui che è la Vita e dà la vita ad ogni essere, sia con te. Il suo Amore, la sua Grazia, la sua Misericordia… sia con te. Sia accolto e ospitato dal tuo cuore chiamato ad attenderlo, spalancato e desideroso. Sia la tua continua domanda e la tua ragion d’essere. La tua vita sia in una continua disposizione ad accogliere la sua Grazia, la sua Volontà salvifica e il suo Disegno buono. Sia la tua corrispondenza nella responsabilità di ogni momento e situazione. Il Signore sia con te… è già e sempre con te: che tu lo faccia entrare. Che lo faccia entrare a governare la tua vita come l’Avvenimento in cui solo la vita ritrova la Vita ed è veramente Vita. Questo è il rapporto da ricercare ed ospitare sempre, da riconoscere sempre, a cui tendere sempre e quindi da domandare sempre, fin dal mattino. Da richiamare sempre nella nostra adesione e nel nostro lavoro di dialogo e approfondimento. Questo è ciò che fonda la nostra Compagnia e la ragione della nostra adesione al nostro cammino. Ed è ciò che ci deve segnare e legare come affezione e rapporti perché possiamo ritrovarci Amici. All’inizio [di questo Affidamento], anche io mi rivolgo a ciascuno di voi usando dello stesso saluto. Augurandomi che ciascuno sia richiamato ulteriormente all’unum necessarium che non va mai dimenticato perché segni la vostra attenzione di adesso e la nostra tensione di sempre. Dell’unum necessarium che è Cristo presente e salvatore, reale abbraccio di misericordia del Padre buono di cui siamo solo attesa e desiderio; lo scopo e il destino di tutto e di tutti, in tutto e in tutti. Perché anche attraverso questo incontro la vita risulti più cedevole a lasciarsi afferrare dalla sua Presenza, più radicalmente segnata dall’Amore presente e redentivo di Cristo, di cui siamo chiamati ad essere ardenti e costruttivi testimoni” (Nicolino Pompei).
Invocazione allo Spirito Santo
Nel Santo Rosario di questa sera preghiamo particolarmente per Nicolino, per tutte le intenzioni del suo cuore e per l’incontro che domenica prossima vivremo con Sua Eccellenza Monsignor Gervasio Gestori. Alla Madonna affidiamo particolarmente anche il Santo Padre, Benedetto XVI, e il viaggio che da domani vivrà in Africa, prima in Camerun e poi in Angola.
I MISTERI DEL SANTO ROSARIO
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito pere la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,7-9).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo (2Tm 2,10-12a).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio (1Cor 1,22-24).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
L’amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uomo è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro (2Cor 5,14-15).
Carissimi amici,
siamo ormai giunti alla terza settimana di Quaresima, particolare tempo di Grazia, di conversione e di guarigione. Esortiamoci a vicenda ad approfittare della Grazia di questo momento, in cui la Chiesa “ci ripropone tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana – la preghiera, l’elemosina, il digiuno – per disporci a celebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienza della potenza di Dio che, come ascolteremo nella Veglia pasquale, «sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace» (Preconio pasquale)… Il digiuno – continua il Papa nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno – rappresenta una pratica ascetica importante, un’arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d’origine, i cui effetti negativi investono l’intera personalità umana. Opportunamente esorta un antico inno liturgico quaresimale: «Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti». Cari fratelli e sorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultima finalità di aiutare ciascuno di noi a fare di sé dono totale a Dio”.
Accogliamo l’invito a vivere bene questa Quaresima che il Papa ci ha donato e che Nicolino continuamente ci sta rinnovando! L’adesione ai gesti che la Chiesa ci ripropone in Quaresima e l’apertura alla Grazia che essa porta tolga da noi il cuore di pietra e ci faccia ritrovare un cuore di carne, un cuore nuovo. Per la Grazia di questa Quaresima, riaccada e si riaccenda in noi il cuore vero. Dal cumulo di pietre e macerie da cui è appesantito e schiacciato e in cui sembra come morto, sorprendentemente emerga, emerga nuovamente in tutto il suo battito originale e nella sua attesa infinita il nostro cuore, così come Dio l’ha posto in noi (cfr Atti del Convegno Fides Vita 2007, p 31-32).