Meditazioni del 12 novembre 2007
Tu, Signore, ci conosci e ci tieni nella Tua mano – come ci ripete il Salmo responsoriale di oggi. Ci affidiamo a Te. A Te affidiamo Nicolino, tutta la nostra Compagnia, Bibi, Mirko e tutti i malati.
Come San Paolo Ti chiediamo di concederci uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Te. Possa Tu davvero illuminare gli occhi della nostra mente, perché comprendiamo a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la Tua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della Tua potenza verso di noi che crediamo.
Nel primo Mistero della Luce contempliamo il Battesimo di Gesù al fiume Giordano
Quest’oggi fissiamo lo sguardo su Gesù che, all’età di circa trent’anni, si fece battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Si trattava di un battesimo di penitenza, che utilizzava il simbolo dell’acqua per esprimere la purificazione del cuore e della vita. Giovanni detto il “Battista”, cioè il “Battezzatore”, predicava questo battesimo ad Israele per preparare l’imminente venuta del Messia; e a tutti diceva che dopo di lui sarebbe venuto un altro, più grande di lui, il quale avrebbe battezzato non con l’acqua, ma con lo Spirito Santo. Ed ecco che quando Gesù fu battezzato nel Giordano, lo Spirito Santo discese, si posò su di Lui in apparenza corporea come di colomba, e Giovanni il Battista riconobbe che Egli era il Cristo, l'”Agnello di Dio” venuto per togliere il peccato del mondo. Perciò il Battesimo al Giordano è anch’esso un'”epifania”, una manifestazione dell’identità messianica del Signore e della sua opera redentrice, che culminerà in un altro “battesimo”, quello della sua morte e risurrezione, per il quale il mondo intero sarà purificato nel fuoco della divina misericordia (Benedetto XVI, Angelus 8/01/06).
Nel secondo Mistero della Luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Maria come Avvocatessa ci aiuta nei nostri bisogni e intercede per noi dinanzi a suo Figlio dicendogli, come fece a Cana di Galilea, “non hanno più vino”, confidando nel fatto che il suo cuore pieno di bontà non ci defrauderà in un momento di difficoltà. Nell’indicare chiaramente “Fate quello che vi dirà”, ci invita ad avvicinarci a Cristo e, in questa vicinanza, a sperimentare, provare e vedere “quanto è buono il Signore”. Da questa esperienza nasce nel cuore umano una maggiore lungimiranza per apprezzare ciò che è buono, bello e vero (Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi spagnoli 19/05/05).
Nel terzo Mistero della Luce contempliamo Gesù che annuncia la venuta del Regno di Dio
Dove è fatta la volontà di Dio c’è già il cielo, comincia anche in terra un po’ di cielo, e dove viene fatta la volontà di Dio è presente il Regno Dio. Perché il Regno di Dio non è una serie di cose, il Regno di Dio è la presenza di Dio, l’unione dell’uomo con Dio. E verso questo obiettivo Gesù ci vuole guidare. Centro del suo annuncio è il regno di Dio, cioè Dio come fonte e centro della nostra vita, e ci dice: solo Dio è la redenzione dell’uomo (Benedetto XVI, Omelia del 5/02/06).
Nel quarto Mistero della Luce contempliamo la Trasfigurazione di Gesù
Mentre stavano attoniti al cospetto del Signore trasfigurato che discorreva con Mosè ed Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni furono a un tratto avvolti da una nube, dalla quale uscì una voce che proclamò: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. Quando si ha la grazia di provare una forte esperienza di Dio, è come se si vivesse qualcosa di analogo a quanto avvenne per i discepoli durante la Trasfigurazione: per un momento si pregusta qualcosa di ciò che costituirà la beatitudine del Paradiso. Si tratta in genere di brevi esperienze, che Dio a volte concede, specialmente in vista di dure prove. A nessuno, però, è dato di vivere “sul Tabor” mentre si è su questa terra. L’esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell’ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio.
La stessa Vergine Maria, pur essendo tra tutte le creature umane la più vicina a Dio, ha camminato giorno dopo giorno come in un pellegrinaggio della fede, custodendo e meditando costantemente nel suo cuore la Parola che Dio le rivolgeva, sia attraverso le Sacre Scritture sia mediante gli avvenimenti della vita del suo Figlio, nei quali riconosceva e accoglieva la misteriosa voce del Signore (Benedetto XVI, Angelus del 12/03/06).
Nel quinto Mistero della Luce contempliamo Gesù che istituisce l’Eucarestia
Nel mistero dell’Eucaristia, nella quale il Signore ci dona il pane della vita e il vino del suo amore e ci invita alla festa dell’amore eterno. Noi celebriamo l’Eucaristia nella consapevolezza che il suo prezzo fu la morte del Figlio – il sacrificio della sua vita, che in essa resta presente. Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo di questo calice, noi annunciamo la morte del Signore finché Egli venga, dice san Paolo. Ma sappiamo anche che da questa morte scaturisce la vita, perché Gesù l’ha trasformata in un gesto oblativo, in un atto di amore, mutandola così nel profondo: l’amore ha vinto la morte. Nella santa Eucaristia Egli dalla croce ci attira tutti a sé e ci fa diventare tralci della vite che è Egli stesso. Se rimaniamo uniti a Lui, allora porteremo frutto anche noi, allora anche da noi non verrà più l’aceto dell’autosufficienza, della scontentezza di Dio e della sua creazione, ma il vino buono della gioia in Dio e dell’amore verso il prossimo… Invochiamo questo dono per mezzo di Maria… perché docili all’azione dello Spirito Santo possiamo aiutare il mondo a diventare in Cristo e con Cristo la vite feconda di Dio (Benedetto XVI, Omelia del 2/10/05).
Preghiamo per il Papa e secondo le sue intenzioni. In particolare, come il Santo Padre ha chiesto ieri all’Angelus, preghiamo per il popolo libanese che sta vivendo un passaggio cruciale della propria storia¹.
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¹ “L’Assemblea Nazionale libanese sarà prossimamente chiamata ad eleggere il nuovo Capo dello Stato. Come dimostrano le numerose iniziative intraprese in questi giorni, si tratta di un passaggio cruciale, dal quale dipende la stessa sopravvivenza del Libano e delle sue istituzioni. Faccio mie le preoccupazioni espresse recentemente dal Patriarca maronita, Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah Sfeir, e il suo auspicio affinché nel nuovo Presidente possano riconoscersi tutti i Libanesi. Supplichiamo insieme Nostra Signora del Libano, perché ispiri a tutte le parti interessate il necessario distacco dagli interessi personali e una vera passione per il bene comune” (Benedetto XVI, Angelus 11/11/07).