Meditazioni del 10 novembre 2008
“Al nostro raduno concorde – ci diceva Nicolino all’inizio del nostro XVII Convegno riprendendo le parole di un inno – un Ospite nuovo s’aggiunga”. Radunati senz’altro lo siamo – continuava riferendosi non solo al Convegno – Ma l’inno specifica “concorde”. Concorde: dal latino concors, concordis, composto da cum-cordis, cioè insieme uniti nello stesso cuore, insieme uniti nella stessa e per la stessa reciproca, fondamentale e assoluta tensione del cuore. Reciproca, fondamentale e assoluta tensione verso chi? Verso l’Ospite. L’Ospite che di nuovo e sempre siamo chiamati ad ospitare. Colui di cui il cuore è affamato e assetato originalmente e sempre. Colui che ci fa una cosa sola, come un unico corpo. Diversamente non saremmo altro che un ulteriore e specifico raduno di uomini e di donne ammassati dentro un tendone – nel caso del Convegno. Per noi stasera “dentro una Chiesa” – nient’altro che uno fra i tanti fenomeni aggregativi e un ulteriore dato sociologico.
“Al nostro raduno concorde un Ospite nuovo s’aggiunga”. Ora, non è che l’Ospite non sia presente o debba essere convinto ad entrare. Il richiamo è certamente a ciascuno di noi perché lasci emergere il proprio cuore come cuore e stia dalla parte del cuore per quello che è. Lasciando entrare Colui che già c’è, che anela ad essere ospitato da ciascuno e che solo corrisponde al cuore. Il cuore, se lo lasciamo emergere e lo seguiamo nel suo battito originale ed esistenziale, lo sentiamo tutto e solo fatto di questa tensione, di questa attesa, di questo desiderio infinito. E Colui che il cuore domanda e attende, l’Ospite sempre atteso, è già presente, è sempre presente. È la presenza di Cristo che solo corrisponde sempre. Che ciascuno di noi possa riconoscere e aderire a questo raduno come raduno concorde cioè tutto teso a Cristo e alla sua Presenza. E lo faccia entrare, lo lasci entrare ora e in ogni ora del tempo della vita (Nicolino Pompei, Atti del Convegno Fides Vita 2007, p 26-27).
Lo chiediamo allo Spirito Santo che invochiamo con il canto
Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna Nicolino e ciascuna delle sue intenzioni. In particolare preghiamo per Teresa, la mamma di Enrico ed Elisa, per le due suore italiane che nella notte scorsa sono state rapite in Kenia, per i cristiani che in India continuano a subire persecuzioni e violenze e per gli abitanti del Nord-Kivu in Congo, vittime di sanguinosi scontri armati e sistematiche atrocità. Come il Papa ha chiesto all’Angelus di ieri, preghiamo anche per le vittime della Shoah.
Nel primo Mistero del Dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E, avanzato un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26, 36-41).
Nel secondo Mistero del Dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso (Mc 15,6-15).
Nel terzo Mistero del Dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo (Mt, 27,27-31).
Nel quarto Mistero del Dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la Croce
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei». Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra (Mt 27,32-38).
Nel quinto Mistero del Dolore contempliamo Gesù che muore in Croce
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna imbevuta d’aceto in cima ad una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò (Gv 19, 25-30).