Meditazioni del 1 dicembre 2008
… E il Verbo si è fatto Carne: questa è la risposta di Dio al bisogno di ogni uomo, al vero bisogno di ogni uomo. E il Verbo si è fatto Carne: questa è la totale soddisfazione di tutto il nostro essere. E il Verbo si è fatto Carne: questa è l’unica ragione della vita. E il Verbo si è fatto Carne: questo è l’unico Avvenimento da mendicare. E il Verbo si è fatto Carne: questo è l’unico Avvenimento da riconoscere…sempre. E il Verbo si è fatto Carne: questo è lo scopo di tutto…da affermare. E il Verbo si è fatto Uomo: questo è l’Uomo in cui tutto consiste. E il Verbo si è fatto Uomo: questo è l’Uomo da amare, da seguire, dal quale lasciarsi totalmente penetrare. E il Verbo si è fatto Compagnia di Uomo all’uomo: a questa Compagnia mendichiamo sempre di aderire costantemente, veramente ed intelligentemente. E il Verbo si è fatto Compagnia di Uomo all’uomo: questa Compagnia, questa Amicizia mendichiamo di affermare sempre e dappertutto. E il Verbo si è fatto Carne ed abita in mezzo a noi: questo è il drammatico compito che tutti abbiamo, questo annuncio folle e vero, così profondamente necessario ed esatto da ogni cuore di uomo. Dio si è fatto Carne ed abita in mezzo a noi (Nicolino Pompei, Atti del Convegno Fides Vita 2000).
Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna Nicolino e ciascuna delle intenzioni che custodisce nel suo cuore. La Grazia del Signore lo preceda, lo accompagni e lo guidi sempre. Ci uniamo alla preghiera del Papa “per le numerose vittime sia dei brutali attacchi terroristici di Mumbai, in India, sia degli scontri scoppiati a Jos, in Nigeria, come pure per i feriti e quanti, in qualsiasi modo sono stati colpiti. Chiediamo al Signore di toccare il cuore di coloro che si illudono che questa sia la via per risolvere i problemi locali o internazionali” (Benedetto XVI-Angelus del 30.11.08)
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,26-33).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo (Lc 1,39-41).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva :«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,6-14).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,25-32).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole (Lc 2,46-50).