Meditazioni 9 settembre 2013
Proviamo a ritrovarci nella contemporaneità di quel momento drammatico della salita di Gesù al Calvario. C’è una folla ruggente che fa da sponda a Gesù che sale con la croce sulle spalle. Immaginiamoci questa donna mentre cerca di farsi spazio tra la folla in delirio. Da dove sarà venuta fuori e da quale storia sarà stata segnata? Non ci è dato di saperlo. Siamo certi però del suo assoluto e struggente attaccamento a Gesù, della sua esperienza umana incontrata e profondamente segnata dalla presenza di Cristo. La immaginiamo quindi straziata dal dolore nel vedere quell’inaudito spettacolo di crudeltà e di bestialità che si riversa su quel corpo e quel volto così tanto amati. Tutte le ingiurie, i colpi e gli sputi con cui Gesù viene ripetutamente colpito, colpiscono anche lei. Sarà stata una donna guarita da una malattia o forse rialzata e riammessa alla vita dal perdono di Gesù? Non lo sappiamo. Ma possiamo conoscere la forza del suo amore che la spinge, tra la folla, ad aprirsi un varco per poter incontrare Gesù, per poterlo in qualche modo confortare e sostenere. Il coraggio di un amore capace di sfondare lo strapotere di una folla inferocita e in preda al delirio. Nella sua mano stringe una specie di panno, con cui vuole raggiungere e asciugare il volto sanguinante di Gesù. Soffermiamoci sul suo sguardo. Mentre cerca di farsi spazio tra la folla, continua a tenere fisso lo sguardo a Gesù. Uno sguardo a Gesù che desidera lasciare incidere nel suo cuore. E senza mai smettere di fissarlo, riesce ad avvicinarsi al suo volto, ritrovandosi sorprendentemente guardata lei stessa tenerissimamente da Gesù, intensamente guardata da Gesù. Lei non ha un volto, non ha un nome, non ha una personalità. Ma da quel momento acquista un nome, un volto e una personalità unica. Quella donna senza identità emerge con una sua identità unica e originale, proprio grazie a quel momento. Nel momento in cui il suo sguardo fissa lo sguardo di Gesù nasce il suo nome, si afferma il suo io, assume la sua personalità. Quella donna assume la sua personalità nella storia. E noi la ricordiamo proprio per quel momento in cui lei ha fissato il volto di Gesù. Quel volto che si imprime indelebilmente, non solo in quel panno, ma nella profondità del suo cuore, segnando la sua vita per sempre. E noi? Chi fissiamo noi? La nostra vita a chi è affissata? Chi fissiamo nel nostro tempo, nei nostri rapporti, dentro le circostanze che ci accadono? Chi fissiamo nel rapporto con la nostra donna, con i nostri figli, con i nostri colleghi di lavoro e nel nostro lavoro? (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Invochiamo insieme lo Spirito Santo perché nel nostro procedere esistenziale e quotidiano il nostro sguardo sia sempre rivolto a Gesù
…Invocazione allo Spirito Santo
Accogliendo l’invito del Santo Padre Francesco, “continuiamo a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida. Preghiamo anche per gli altri Paesi del Medio Oriente, particolarmente per il Libano, perché trovi la desiderata stabilità e continui ad essere modello di convivenza; per l’Iraq, perché la violenza settaria lasci il passo alla riconciliazione; e per il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi, perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo per l’Egitto, affinché tutti gli Egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione”. A Maria Santissima affidiamo anche Nicolino, l’incontro studenti e le assemblee che vivremo in queste settimane, il Convegno che stiamo preparando, il piccolo Pietro e i nostri carissimi Marco e Maria, tutti gli studenti e gli insegnanti perché vivano con gratitudine, entusiasmo e sacrificio il nuovo anno scolastico che sta per cominciare.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Addolorata, in pianto la Madre sta presso la Croce da cui pende il Figlio. Immersa in angoscia mortale, geme nell’intimo del cuore, trafitta da spada. Quanto grande è il dolore della benedetta fra le donne, Madre dell’Unigenito! Piange la Madre pietosa contemplando le piaghe del divino suo Figlio (Stabat Mater).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Chi può trattenersi dal pianto davanti alla Madre di Cristo in tanto tormento? Chi può non provare dolore davanti alla Madre che porta la morte del Figlio? Per i peccati del popolo suo ella vede Gesù nei tormenti del duro supplizio. Per noi ella vede morire il dolce suo Figlio, solo, nell’ultima ora (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
O Madre, sorgente di amore, fa’ che io viva il tuo martirio, fa’ che io pianga le tue lacrime. Fa’ che arda il mio cuore nell’amare il Cristo-Dio, per essergli gradito. Ti prego, Madre santa: siano impresse nel mio cuore le piaghe del tuo Figlio. Uniscimi al tuo dolore per il Figlio tuo divino che per me ha voluto patire. Con te lascia ch’io pianga il Cristo crocifisso finché avrò vita. Restarti sempre vicino piangendo sotto la croce: questo io desidero (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
O Vergine santa tra le vergini, non respingere la mia preghiera, e accogli il mio pianto di figlio. Fammi portare la morte di Cristo, partecipare ai suoi patimenti, adorare le sue piaghe sante. Ferisci il mio cuore con le sue ferite, stringimi alla sua croce, inebriami del suo sangue (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Nel suo ritorno glorioso rimani, o Madre, al mio fianco, salvami dall’eterno abbandono. O Cristo, nell’ora del mio passaggio fa’ che, per mano a tua Madre, io giunga alla meta gloriosa, Quando la morte dissolve il mio corpo aprimi, Signore, le porte del cielo, accoglimi nel tuo regno di gloria (Ibi).