Meditazioni 9 marzo 2015
“Incontrare il Signore, ma più importante è lasciarci incontrare dal Signore: questa è una Grazia. Chiediamo oggi questa Grazia” (Papa Francesco, 17 maggio 2013). Sì, proprio adesso, così come siamo, ciascuno di noi spalanchi il cuore e domandi questa Grazia. Ci venga in soccorso la Madonna, la piena di Grazia, perché la sua compagnia ci sostenga e ci accompagni a vivere questo gesto, così come il cammino della nostra compagnia, per lasciarci radicalmente incontrare dal Signore e investire dall’opera continua della Sua Grazia. Chiediamo alla Madonna di essere sostenuti da lei a quell’apertura del cuore adeguata alla sua costitutiva esigenza, perché Cristo possa entrare e soddisfarlo di Lui, farlo ardere del Suo amore, attrarlo fino alla immedesimazione con il Suo cuore (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Questa apertura del cuore chiediamo anche per tutti i nostri cari amici malati e per le loro famiglie, in particolare per Pietro, per Alessandra e per Benedetta; preghiamo per i nostri carissimi amici Lisa e Gionni, che giovedì partiranno per la Cina dove andranno a ricevere il figlio che la Grazia gli affida. E preghiamo per Calogero, il papà di Simona Cursale, di cui domani ricorrerà l’anniversario della morte, e per padre Ubaldo, un sacerdote che ha condiviso con noi particolarmente i primi anni del nostro cammino e che questa notte è ritornato alla casa del Padre. A Maria Santissima affidiamo particolarmente Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Il profeta insiste sulla conversione interiore: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2,12). Ritornare al Signore “con tutto il cuore” significa intraprendere il cammino di una conversione non superficiale e transitoria, bensì un itinerario spirituale che riguarda il luogo più intimo della nostra persona. Il cuore, infatti, è la sede dei nostri sentimenti, il centro in cui maturano le nostre scelte, i nostri atteggiamenti. Quel “ritornate a me con tutto il cuore” non coinvolge solamente i singoli, ma si estende all’intera comunità, è una convocazione rivolta a tutti: “Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo” (Gl 2,16) (Papa Francesco, Omelia del 18/02/15).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Il profeta si sofferma in particolare sulla preghiera dei sacerdoti, facendo osservare che va accompagnata dalle lacrime. Ci farà bene, a tutti, specialmente a noi sacerdoti, all’inizio di questa Quaresima, chiedere il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia. Ci farà bene farci la domanda: “Io piango? Il Papa piange? I cardinali piangono? I vescovi piangono? I consacrati piangono? I sacerdoti piangono? Il pianto è nelle nostre preghiere? (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Gesù rilegge le tre opere di pietà previste nella legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. E distingue, il fatto esterno dal fatto interno, proprio da quel piangere dal cuore. Nel corso del tempo, queste prescrizioni erano state intaccate dalla ruggine del formalismo esteriore, o addirittura si erano mutate in un segno di superiorità sociale. Gesù mette in evidenza una tentazione comune in queste tre opere che si può riassumere proprio nell’ipocrisia… Sapete, fratelli, che gli ipocriti non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange, non chiedono il dono delle lacrime. Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione, per ricavarne una soddisfazione. Gesù ci invita a compiere queste opere senza alcuna ostentazione, e a confidare unicamente nella ricompensa del Padre “che vede nel segreto” (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Il Signore non si stanca mai di avere misericordia di noi, e vuole offrirci ancora una volta il suo perdono – tutti ne abbiamo bisogno – , invitandoci a tornare a Lui con un cuore nuovo, purificato dal male, purificato dalle lacrime, per prendere parte alla sua gioia. Come accogliere questo invito? Ce lo suggerisce san Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana, è lasciarsi riconciliare. La riconciliazione tra noi e Dio è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di noi, non ha esitato a sacrificare suo Figlio unigenito. Infatti il Cristo, che era giusto e senza peccato, per noi fu fatto peccato quando sulla croce fu caricato dei nostri peccati, e così ci ha riscattati e giustificati davanti a Dio. “In Lui” noi possiamo diventare giusti, in Lui possiamo cambiare, se accogliamo la grazia di Dio e non lasciamo passare invano “questo momento favorevole”. Per favore, fermiamoci un po’ e lasciamoci riconciliare con Dio (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Maria, Madre Immacolata, senza peccato, sostenga il nostro combattimento spirituale contro il peccato, ci accompagni in questo momento favorevole, perché possiamo giungere a cantare insieme l’esultanza della vittoria nel giorno della Pasqua. E come segno della volontà di lasciarci riconciliare con Dio, oltre alle lacrime che saranno “nel segreto”, in pubblico compiremo il gesto dell’imposizione delle ceneri sul capo. Il celebrante pronuncia queste parole: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, oppure ripete l’esortazione di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Entrambe le formule costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione. Quanto è importante ascoltare ed accogliere tale richiamo in questo nostro tempo! L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare, come fece il figlio della parabola, tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a piangere in quell’abbraccio, a fidarli di Lui e ad affidarsi a Lui (Ibi).