Meditazioni 9 luglio 2018
Ancora una volta il Vangelo di oggi ci ha fatto rivivere l’incontro tra Gesù e l’emorroissa. Torniamo a quel momento lasciandoci aiutare così da Nicolino:
Gesù, guardandola con sconfinata tenerezza e chiamandola “figlia mia” le dice “la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace”. In queste parole c’è qualcosa di più profondo da cogliere. È come se Gesù volesse dire a quella donna – come a ciascuno di noi – che la forza che è uscita da Lui e che l’ha guarita, in qualche modo è stata la sua fede, la sua semplice e certa fede, a tirarla fuori da Gesù verso di lei. Questa fede che domanda, che domanda Gesù, non solo ci porta da Gesù, ci attira verso di Lui, ma chiama e attira anche Gesù a noi, attira tutta la presenza salvifica di Gesù nella nostra vita, attira tutto il suo Amore redentivo dentro i meandri, anche i più sfigurati, del nostro umano. Un cuore segnato dalla fede che mendica – come vediamo nel cuore di questa donna – è il modo sconvolgente che Gesù stesso ci indica per attirarlo a noi, per lasciarlo entrare nella nostra vita, lasciando che sia la sua presenza ad assorbire su di sé tutto il nostro male, tutto il nostro spurio e donandoci se stesso, tutto il suo Essere salutare. […] Nel saluto finale che Gesù rivolge a quella donna è come se le volesse dire, come ora lo dice a noi: “Non accontentarti della guarigione, ma da adesso in poi vivi secondo questa tua fede – la grazia di questa tua fede, che non solo ti ha attirato a Me, ma contemporaneamente ha attirato Me a te – perché sia l’avvenimento decisivo di tutta te stessa, di tutta la tua vita, di tutto il tuo umano nel rapporto con la realtà che dovrai affrontare”. Il cuore, l’umiltà e la fede certa e mendicante di quella donna vengono indicati da Gesù come parametro di un atteggiamento e di un’esperienza che non devono mai venire meno e che per grazia, solo per grazia, possono e devono essere sempre rinvenuti e rinnovati in ciascuno di noi, quale che sia la condizione attuale (Nicolino Pompei, …tutti Ti cercano).
Preghiamo per Nicolino e per gli studenti delle superiori che stanno vivendo la vacanza a Nocera Umbra e per gli amici adulti che sono con loro… Preghiamo per tutte le persone che stiamo invitando alla Vacanza di agosto, perché possano accogliere il nostro invito e che esso sia comunque per loro uno strumento di incontro e di avvicinamento a Gesù. Affidiamo alla Madonna anche i gesti dell’Avvenimento in piazza che stiamo preparando. Preghiamo in particolare per: Paolo, Rosina, Angela, Mario, Silvia, Nadia, Tiziana, Roberto, Francesca, Vittoria, Elettra, Caterina, Gualtiero, Carla, Loretta e Rita. Preghiamo per Mario, per Alessandro, per Guido, per Gina, per Ester e per tutti i nostri cari defunti. Preghiamo per Papa Francesco e con lui ringraziamo il Signore per l’incontro vissuto sabato a Bari, “segno eloquente di unità dei cristiani”. In comunione con il Santo Padre, continuiamo a pregare per la pace in Medio Oriente e preghiamo anche per i marittimi e i pescatori e soprattutto per quanti in mare vivono situazioni di lavoro indegno.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Chiediamo alla Madonna di imitare il suo fiat. Di imitare il suo sì, di imitare il suo sì nell’istante. Di imitare il suo sì al Mistero, a Cristo nella modalità e nella forma, negli istanti, nelle circostanze, nelle situazioni e condizioni dentro cui la nostra vita si trova e si ritroverà a passare (Nicolino Pompei, Egli è la pietra…).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Sì, si faccia di me secondo Te, avvenga di me secondo Te… qui, lì, sempre. Perché ogni istante sia l’istante del sì a Cristo. Perché ogni istante sia l’istante offerto a Cristo per affrettare la sua vittoria ad ogni uomo. Perché ogni circostanza e situazione sia piena dell’amore a Cristo e vissuta per la sua gloria: dal caffè al pannolino, dal lavare i piatti alla politica, dagli istanti della vita di casa a quelli della vita lavorativa, da quelli più gravosi a quelli più facili e abituali… Perché non ci siano momenti in cui evitiamo la nostra responsabilità di fronte al Signore. È qui il guadagno, è qui la realizzazione e l’edificazione dell’umano vero e intero, di rapporti di autentica e nuova umanità, che segnano una nuova e vera civiltà (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Alla mamma non possiamo chiedere qualcosa di meno o di diverso da suo figlio, qualcosa che assomigli a suo figlio. Alla santissima mamma possiamo solo chiedere il figlio, quel figlio, quella presenza, Gesù. E la mamma è sempre sicura mediatrice tra la nostra supplica e la presenza di Gesù. Proprio a Lei, nella forza dello Spirito Santo, domandiamo che la nostra vita non sia mai meno del desiderio di Lui. Che la Sua presenza risulti in noi come ciò che abbiamo di più caro, come la presenza che decide di tutta la nostra vita in ogni suo istante (Nicolino Pompei, Quello che abbiamo di più caro…).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Jesu flos Matris Virginis, Amor nostrae dulcedinis: tibi laus honor numinis Regnum beatitudinis. Jesu summa benignitas, mira cordis iucunditas, in comprehensa bonitas: tua me stringit Caritas. Gesù fiore di Madre Vergine, Amore della nostra dolcezza: a Te la lode e l’onore della potenza e il Regno dell’assoluta beatitudine. O Gesù, somma e suprema bontà, gioia straordinaria del cuore e insieme tenera benevolenza: la tua Carità mi avvolge e mi strugge. Caritas Christi urget nos, afferma san Paolo, l’Amore di Cristo è tutto ciò che ci strugge, ci urge e ci spinge (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire…).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
“Qualsiasi cosa vi dirà, fatela”. Sono le ultime ed essenzialissime parole di Maria che vengono tramandate dal Vangelo. Ma sono parole che risultano come un testamento, una eredità, un richiamo essenziale e decisivo per la vita e il cammino di ciascun uomo: fate sempre quello che lui vi dirà (Nicolino Pompei, Lui tagliò corto…).