Meditazioni 8 maggio 2017
È ormai imminente il mio pellegrinaggio al Santuario di Fatima, dove cento anni orsono è apparsa la Madonna ai tre Pastorelli. L’incontro con la Madonna è stata per loro un’esperienza di grazia che li ha fatti innamorare di Gesù. Come tenera e brava Maestra, Maria introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio come la realtà più bella dell’esistenza umana. Non posso non augurare lo stesso a tutti voi, cari amici […] Guardate Maria e lasciatevi guardare da Lei, perché è vostra Madre e vi ama tanto; lasciatevi guardare da Lei, per imparare a essere più umili e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere l’abbraccio del suo Figlio Gesù e, forti di questa amicizia, amare ogni persona secondo l’esempio e la misura del Cuore di Cristo, trovando in Lui vita, speranza e pace. Guardiamo, fratelli e sorelle, la nostra Madre, che è nel cuore di Dio. Il mistero di questa giovane di Nazareth non ci è estraneo. Non è “Lei là e noi qui”. No, siamo collegati. In effetti, Dio posa il suo sguardo d’amore (cfr Lc 1,48) anche su ogni uomo e ogni donna, con nome e cognome! Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi […] Occorre perciò coltivare il rapporto filiale con la Madonna, perché, se questo manca, c’è qualcosa di orfano nel cuore. Un prete che si dimentica della Madre, e soprattutto nei momenti di difficoltà, manca di qualcosa. È come se fosse orfano, mentre in realtà non lo è! Si è dimenticato di sua madre. Ma nei momenti difficili il bambino va dalla mamma, sempre. E la Parola di Dio ci insegna ad essere come bambini svezzati in braccio alla madre […] Io prego la Madonna di Fatima perché vi insegni a credere, adorare, sperare e amare come i Beati Francesco e Giacinta e la Serva di Dio Lucia. E, per favore, voi non dimenticatevi di pregare per me (Papa Francesco, Discorso del 8/05/17).
Preghiamo per Papa Francesco, come sempre ci chiede, e in comunione con lui in questo mese di maggio preghiamo il Santo Rosario per la pace, affidandoci alla Vergine Santissima, a cui oggi la Chiesa si rivolge particolarmente con la supplica di Pompei. Alla Madonna raccomandiamo Nicolino e ognuna delle persone per cui ci è stato chiesto di pregare questa sera: Adriano, Alessandro, Anna, Camilian, Cristina, Cristina, Fabio, Franco, Giacomina, Giancarlo, Gianluca, Giovanni, Giulio, Laura, Laura, Lorena, Marco, Peppa, Rita, Serena, Stefano e tutti i bambini che in queste settimane riceveranno la Prima Comunione. Preghiamo anche per Mons. Giovanni D’Ercole, della cui incardinazione nella diocesi di Ascoli il 10 maggio ricorre il 3° anniversario, e per il nostro amico don Andrea, che sabato ha fatto memoria della sua ordinazione sacerdotale.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Uno dei giochi preferiti di Giacinta era quello delle penitenze. Un giorno giocavamo insieme, in casa dei miei genitori, e toccò a me comandare a lei. Mio fratello stava seduto a scrivere, vicino a un tavolo. Le ordinai perciò di andare a dargli un abbraccio e un bacio, ma lei rispose: “Oh, no! Comandami un’altra cosa. Perché non mi dici di baciare quel Gesù, che c’è lì? (Era un crocifisso appeso al muro)”. “Fai pure! – risposi io – Sali sulla sedia, lo porti qui e in ginocchio, gli dai tre abbracci e tre baci: uno per Francesco, uno per me e l’altro per te”. “Al Signore do tutti i baci che vuoi”. E corse a prendere il crocifisso. Lo baciò e abbracciò con tanta devozione, che non dimenticherò mai più quel gesto. Poi, fissa con attenzione il Signore e domanda: “Perché il Signore è così, inchiodato su una croce?”. “Perché è morto per noi!” – Le risposi. “Raccontami come è stato” (Dalle memorie di suor Lucia).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Mia madre era solita, dopo cena, raccontarci delle storie. E tra i racconti di fate incantate, principesse dorate, colombe reali, che ci erano raccontati dal papà e dalle mie sorelle maggiori, s’infilava la mamma con la storia della Passione, di S. Giovanni Battista, ecc. Io conoscevo quindi la Passione del Signore a modo d’una fiaba e, siccome mi bastava sentir le fiabe una volta, per poterle ripetere con tutti i particolari, cominciai a raccontare ai miei compagni, dettagliatamente, la storia del Signore, come la chiamavo io. Al sentir raccontare le sofferenze del Signore, la piccolina si commosse e pianse. Spesso, in seguito, mi comandava di ripetergliela. Piangeva amaramente e diceva: “Povero Gesù! Io non farò nessun peccato! Non voglio che il Signore soffra di più!” (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Giacinta prese così sul serio i sacrifici per la conversione dei peccatori, che non tralasciava nessuna occasione. C’erano dei bambini, figli di due famiglie della Moita (una piccola frazione al nord della Cova d’Iria), che andavano di porta in porta a mendicare. Li incontrammo, un giorno, mentre andavamo con i nostri greggi. Al vederli, Giacinta propose: “Diamo la nostra merenda a quei poveretti, per la conversione dei peccatori?”. E corse a portarla. Verso sera, mi disse che aveva fame. C’erano lì alcuni lecci e querce. Le ghiande erano ancora abbastanza verdi. Tuttavia le dissi che potevamo mangiarle. Francesco salì su un leccio e per riempirsene le tasche, ma Giacinta si ricordò che potevamo mangiare quelle di quercia, per fare il sacrificio di mangiare ghiande amare. E così assaporammo quella sera quel delizioso “manicaretto”! Giacinta ne fece uno dei suoi sacrifici abituali. Coglieva le ghiande delle querce e delle olive. Le dissi un giorno: “Giacinta! Non mangiare quella roba, che è tanto amara!”. Mi rispose: “Proprio perché è amara la mangio, per convertire i peccatori” (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Passavano così i giorni di Giacinta, quando il Signore le mandò la polmonite, che la fece cadere a letto malata, insieme col suo fratellino. Poco prima di ammalarsi mi diceva: “Mi fa tanto male la testa, e ho tanta sete! Ma non voglio bere, per soffrire per i peccatori”. Ogni momento che mi restava libero dalla scuola e da qualche cosetta che mi facessero fare, correvo dai miei due amichetti. Un giorno, mentre passavo per andare a scuola, Giacinta mi disse: “Senti! Di’ a Gesù nascosto (cioè Gesù nell’Eucarestia nel tabernacolo) che Gli voglio molto bene e che Lo amo tanto”. Altre volte diceva: “Di’ a Gesù che Gli mando tanti saluti”. Quando andavo prima nella sua stanzetta, diceva: “Adesso, va’ da Francesco; io faccio il sacrificio di rimanere qui da sola”. […] Una mattina presto, sua sorella Teresa viene a chiamarmi: “Vieni, presto, Francesco sta molto male, e dice che ti deve confidare una cosa!”. Mi vestii in fretta e andai da lui. Chiese alla madre e ai fratelli che uscissero, perché era un segreto quel che voleva dirmi. Uscirono e lui mi disse: “Sto per confessarmi, per fare la Comunione e poi morire. Vorrei che tu mi dicessi se mi hai visto commettere qualche peccato e che tu andassi a chiedere a Giacinta se lei pure mi ha visto farne qualcuno (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Francesco era gravissimo. A notte fonda lo salutai: “Francesco, se vai in Cielo questa notte, non dimenticarti di me lassù; hai capito?”. “Non ti dimentico, no; stai tranquilla”. E afferrandomi la destra, me la strinse con forza per un bel pezzo, fissandomi con le lacrime agli occhi. “Vuoi ancora qualcosa?” – gli domandai con le lacrime che correvano anche a me per le guance. “No” – rispose con un filo di voce. La scena stava diventando troppo commovente e la zia mi fece uscire dalla stanza. “Allora ciao, Francesco! Arrivederci in Cielo!”. “Addio, in Cielo!”… E il Cielo si avvicinava. Volò lassù il giorno dopo, nelle braccia della Mamma celeste. […] Di nuovo la Vergine Santissima si degnò di visitare Giacinta per annunciarle nuove croci e sacrifici. Me ne diede notizia, e diceva: “Mi ha detto che andrò a Lisbona, in un altro ospedale, che non rivedrò più te e neppure i miei genitori. Che dopo aver sofferto molto, morirò da sola. Ma che non abbia paura, verrà Lei là a prendermi per portami in Cielo”. Piangendo mi abbracciava e diceva: “Non ti vedrò mai più. Tu là non mi verrai a trovare. Senti: prega molto per me che morirò da sola”. E finalmente arrivò il giorno della partenza per Lisbona. Al momento dell’addio, le si spezzava il cuore. Rimase molto tempo abbracciata al mio collo e diceva piangendo: “Non ci rivedremo mai più! Prega molto per me, fino a quando me ne andrò in Cielo. Là poi, io pregherò molto per te. Non svelare mai il segreto a nessuno, neppure se ti ammazzano. Ama molto Gesù e il Cuore Immacolato di Maria e fa’ molti sacrifici per i peccatori” (Ibi).