Meditazioni 7 settembre 2015
Ora dobbiamo aprire il nostro cuore alla domanda. Tutto il nostro lavoro non può che essere sempre e ultimamente preghiera. Sant’Agostino afferma che “porre la speranza nella preghiera è totum atque summum negotium /è l’attività, il lavoro totalizzante e sommo”. Dobbiamo quindi incessantemente mendicare Gesù, mendicare il Suo sguardo sempre, perché ci investa, ci commuova lo sguardo e il cuore, ci rimetta sempre in piedi e in cammino con Lui e dietro a Lui. Dobbiamo mendicare a Gesù la Grazia di vincere tutta la nostra estraneità e la nostra resistenza nella Grazia della Sua attrattiva presente. Di vincere e farci uscire da quella strettoia di immagini e di pensieri dentro cui soffochiamo, arrestiamo e perdiamo la vita, sottomettendola al dominio della nostra misura; al dominio delle nostre misere e brevi vedute, in cui qualcuno di noi si ritrova o vorrebbe ancora definire e affermare se stesso, gli altri, la realtà e anche l’appartenenza alla Compagnia. Dobbiamo domandare la Grazia di essere ridestati alle esigenze del cuore, all’emergenza del nostro bisogno, all’impeto del nostro desiderio. […] E tanto più la nostra affezione la lasceremo spostare verso il Suo sguardo, quanto più risulterà coincidente proprio con la Sua presenza. Quanto più quello che si farà, lo si farà con Lui, in Lui e per Lui. Tutto quello che si amerà, lo si amerà con Lui, in Lui, per Lui. Tutto quello che si cercherà sarà solo il Suo sguardo. Tutto quello che si domanderà sarà la Sua presenza, di rimanere con Lui, di amarlo dentro ogni cosa/sopra ogni cosa (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Affidiamo a Maria Santissima Nicolino e tutti gli studenti che ieri hanno vissuto con lui un giornata di incontro insieme agli amici adulti che con loro condividono il cammino. Preghiamo per Nicola, che domenica riceverà il sacramento della Cresima. Preghiamo per tutti i nostri cari malati, in particolare per Benedetta, per Francesca e per Marino. In comunione con Papa Francesco preghiamo per le decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita. Preghiamo perché sia accolto da tutti noi cristiani l’appello che Papa Francesco ieri ci ha rivolto di ospitare questi nostri fratelli.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione alllo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12, 1-2).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 53, 6-7a).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53, 4a.5).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1Pt 2, 21-25a).