Meditazioni 7 ottobre 2013
«In quel tempo gli apostoli dissero al Signore: “Accresci in noi la fede!”» (Lc 17,5-6). Mi pare che tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione. Anche noi come gli Apostoli diciamo al Signore Gesù: “Accresci in noi la fede!”. Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere.
E il Signore che cosa ci risponde? Risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (v. 6). Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili. Ed è vero! Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne! Pensiamo, per esempio, a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare. Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno, anzi, come chiede Gesù nel Vangelo, dicono: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10). Quanta gente tra noi ha questa fede forte, umile, e che fa tanto bene!
In questo mese di ottobre, che è dedicato in particolare alle missioni, pensiamo a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita; come dice san Paolo a Timoteo: «Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo» (2 Tm 1,8). Questo però riguarda tutti: ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede. La fede piccolissima che noi abbiamo, ma che è forte! Con questa forza dare testimonianza di Gesù Cristo, essere cristiani con la vita, con la nostra testimonianza!
E come attingiamo questa forza? La attingiamo da Dio nella preghiera. La preghiera è il respiro della fede: in un rapporto di fiducia, in un rapporto di amore, non può mancare il dialogo, e la preghiera è il dialogo dell’anima con Dio. Ottobre è anche il mese del Rosario, e in questa prima domenica è tradizione recitare la Supplica alla Madonna di Pompei, la Beata Vergine Maria del Santo Rosario. Ci uniamo spiritualmente a questo atto di fiducia nella nostra Madre, e riceviamo dalle sue mani la corona del Rosario: il Rosario è una scuola di preghiera, il Rosario è una scuola di fede!
…Invocazione allo Spirito Santo
Ieri abbiamo ricevuto una mail dalla segretaria di Paul Bhatti, che l’anno scorso abbiamo avuto il dono di poter ospitare al Convegno. Così diceva: “Vi scrivo per conto del dottor Paul Bhatti per condividervi una tragica notizia ed orribile violenza avvenuta contro una innocente comunità minoritaria nella Chiesa Anglicana di San Giovanni a Peshawar. Ci sono stati più di un centinaio di morti e molti altri feriti, e migliaia in lutto. Il popolo di Peshawar e tutta la comunità cristiana in Pakistan sono in un periodo di profondo smarrimento e lutto. Il Signore benedica le anime dei defunti innocenti che hanno perso la vita! Vi esortiamo a pregare perché non si ripetano più questi terribili incidenti e affinché il Signore ci protegga. Ci auguriamo la pace ed il conforto per tutti coloro che sono stati colpiti nelle esplosioni. Sinceri saluti, Aneela Nelson”. Preghiamo per questa intenzione che il nostro amico Paul ci ha consegnato.
All’Angelus di ieri Papa Francesco ci ha chiesto di continuare a pregare per tutte le persone morte giovedì scorso a Lampedusa. “Preghiamo in silenzio per questi fratelli e sorelle nostre: donne, uomini, bambini… Lasciamo piangere il nostro cuore. Preghiamo in silenzio”. Preghiamo anche per tutte le persone malate, in particolare per Alessandra, Domenico, Filippo, Giancarlo, Gianluca, Lino e Rina. A Maria Santissima affidiamo ciascuno di noi, Nicolino, il lavoro che sta vivendo in questi giorni e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. È vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è “arma” spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo.
Questa popolare preghiera mariana è un mezzo spirituale prezioso per crescere nell’intimità con Gesù, e per imparare, alla scuola della Vergine Santa, a compiere sempre la divina volontà. È contemplazione dei misteri di Cristo in spirituale unione con Maria (Benedetto XVI, Pompei 2008).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima persona della bellezza e della profondità di questa preghiera, semplice ed accessibile a tutti. È necessario anzitutto lasciarsi condurre per mano dalla Vergine Maria a contemplare il volto di Cristo: volto gioioso, luminoso, doloroso e glorioso. Chi, come Maria e insieme con Lei, custodisce e medita assiduamente i misteri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui. Mi piace, al riguardo, citare una bella considerazione del beato Bartolo Longo: “Come due amici – egli scrive –, praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo diventare, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto” (Benedetto XVI, Pompei 2008).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta (Benedetto XVI, Pompei 2008).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Analogamente a quanto avviene per i Salmi quando si prega la Liturgia delle Ore, il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore. Così, recitando le Ave Maria occorre fare attenzione a che le nostre voci non “coprano” quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come “il sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,12) (Benedetto XVI, Pompei 2008).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria! Anche quando viene pregato, come oggi, da grandi assemblee, è necessario che si percepisca il Rosario come preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore (Benedetto XVI, Pompei 2008).