Meditazioni 7 marzo 2011
“Chi è il povero di spirito? È un uomo che dovremmo guardare e imitare nel suo cuore segnato proprio da quell’atteggiamento di apertura, di distensione e di spalancamento sconfinato di fronte alla realtà, così come ci viene testimoniato dall’immagine. Un uomo totalmente spalancato che guarda tutto – dal cielo alla terra, dalle cose ai rapporti – con questa apertura e tensione del cuore, dello sguardo, della ragione… senza arrestarsi nell’attesa di qualcosa di particolare o su una immagine di qualcosa da attendere. Un’attesa sconfinata che non fa fuori le cose o i rapporti, ma che attende l’Infinito, perché – come ha riaffermato Benedetto XVI nel suo viaggio ad Assisi – “il cuore è solo esigenza di Infinito”, perché è l’Infinito che costituisce il suo vero bisogno dentro ad ogni bisogno particolare e perché è l’Infinito ciò in cui consistono le cose e i rapporti. Che attende l’Infinito per lasciare attaccare la vita all’Infinito, a Dio in cui consistono le cose e i rapporti, per l’esperienza di un possesso vero delle cose e dei rapporti, per l’esperienza di un vero guadagno alla vita e come piena corrispondenza al suo cuore. Solo quello del povero di spirito è l’atteggiamento adeguato del cuore perché la vita sia spalancata all’avvenimento della presenza di Gesù Cristo nella sua pretesa di essere l’Infinito fatto uomo. Perché si lasci incontrare, colpire, afferrare ed introdurre, dentro un cammino di continua e intensa familiarità, alla verità e alla certezza della Sua presenza. Dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché sostenga in noi questo atteggiamento” (Nicolino Pompei, Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una perdita…).
…Invocazione allo Spirito Santo
“Seguo continuamente e con grande apprensione – ha detto il Papa all’Angelus di ieri – le tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia. Chiedo al Signore Gesù che il commovente sacrificio della vita del Ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità. Il mio accorato pensiero si dirige poi alla Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerosi morti e una crescente crisi umanitaria. A tutte le vittime e a coloro che si trovano in situazioni angosciose assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza e soccorso per le popolazioni colpite”.
Preghiamo in comunione con il Santo Padre e affidiamo alla Madonna la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù
Il fatto veramente nuovo è che Egli – Gesù – vuole farsi battezzare, che entra nella grigia moltitudine dei peccatori in attesa sulla riva del Giordano. Del battesimo faceva parte la confessione dei peccati. Esso stesso era una confessione delle proprie colpe e il tentativo di deporre una vecchia vita mal spesa per riceverne una nuova. Gesù poteva farlo? Come poteva confessare dei peccati? Come staccarsi dalla vita precedente per una nuova? È una domanda che i cristiani si dovettero porre […]. Gesù si è preso sulle spalle il peso della colpa dell’intera umanità; lo portò con sé nel Giordano. Dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Che senso può avere il fatto che Gesù procuri una sovrabbondanza di vino – circa 520 litri – per una festa privata? Dobbiamo pertanto guardare più a fondo per comprendere che non si tratta affatto di un lusso privato, bensì di qualcosa di molto più grande… La sovrabbondanza di Cana è segno che la festa di Dio con l’umanità è cominciata. La cornice dell’avvenimento, le nozze, diventa così un’immagine che indica, al di là di se stessa, l’ora messianica: l’ora delle nozze di Dio con il suo popolo ha avuto inizio nella venuta di Gesù. La promessa escatologica entra nel presente (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
Ora Dio parla molto da vicino, da uomo agli uomini. Ora scende fin nel profondo delle loro sofferenze, ma proprio attraverso questo avrà, e ha sempre di nuovo, la conseguenza che gli ascoltatori – ascoltatori che tuttavia si credono discepoli – dicono: “Questo linguaggio è troppo duro, chi può intenderlo?”. Anche la nuova bontà del Signore non è acqua zuccherata. Lo scandalo della croce è per molti più insopportabile di quanto lo era una volta il tuono del Sinai per gli Israeliti. Sì, essi avevano ragione a dire: se Dio parla con noi, noi “moriremo”. Senza un “morire”, senza il naufragio di ciò che è solamente nostro, non c’è comunione con Dio, non c’è redenzione (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
“Si trasfigurò davanti a loro” dice semplicemente Marco e, con un po’ di goffaggine, quasi balbettando dinanzi al mistero aggiunse: “Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio della terra potrebbe renderle così bianche”. Matteo dispone parole già più impegnative: “Il suo volto brillo come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Luca è l’unico ad aver indicato già in precedenza lo scopo della salita: “Salì sul monte a pregare”, e da lì spiega poi l’avvenimento di cui i tre discepoli diventano testimoni: “E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. La trasfigurazione è un avvenimento di preghiera; diventa visibile ciò che accade nel dialogo di Gesù con il Padre: l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce. Ciò che Egli è nel suo intimo e ciò che Pietro aveva cercato di dire nella sua confessione – si rende percepibile in questo momento anche ai sensi: l’essere di Gesù nella luce di Dio, il suo proprio essere luce come Figlio (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Come possiamo “cibarci” di Dio, vivere di Lui, affinché Egli divenga il nostro pane?… Dio diventa “pane” per noi innanzitutto nell’incarnazione del Logos; il Verbo si fa carne. Il Logos diviene uno di noi ed entra così nella nostra dimensione, in ciò che è a noi accessibile. Ma oltre l’incarnazione del Verbo è necessario ancora un altro passo, che Gesù menziona nelle parole conclusive del suo discorso: la sua carne è vita “per” il mondo. Con ciò si allude, al di là dell’atto dell’incarnazione, allo scolo intrinseco e alla realizzazione ultima di essa: il dono che Gesù fa di sé fino alla morte e al mistero della croce (Ibi,).
Introduzione alla Quaresima
Carissimi amici,
mercoledì inizia il tempo liturgico della Quaresima. Ciascuno si apra a questa Grazia ricevendo le Sacre Ceneri e vivendo il digiuno come la Chiesa ci chiede. All’inizio di questo cammino quaresimale “Sono le parole dell’apostolo Paolo ad offrirci una precisa consegna: «Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio… Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,1-2). In verità, nella visione cristiana della vita ogni momento deve dirsi favorevole e ogni giorno deve dirsi giorno di salvezza, ma la liturgia della Chiesa riferisce queste parole in un modo del tutto particolare al tempo della Quaresima. E che i quaranta giorni in preparazione della Pasqua siano tempo favorevole e di grazia lo possiamo capire proprio nell’appello che l’austero rito dell’imposizione delle ceneri ci rivolge e che si esprime, nella liturgia, con due formule: «Convertitevi e credete al vangelo!», «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» […] Il piccolo gesto dell’imposizione delle ceneri ci svela la singolare ricchezza del suo significato: è un invito a percorrere il tempo quaresimale come un’immersione più consapevole e più intensa nel mistero pasquale di Cristo, nella sua morte e risurrezione, mediante la partecipazione all’Eucaristia e alla vita di carità, che dall’Eucaristia nasce e nella quale trova il suo compimento. Con l’imposizione delle ceneri noi rinnoviamo il nostro impegno di seguire Gesù, di lasciarci trasformare dal suo mistero pasquale, per vincere il male e fare il bene, per far morire il nostro «uomo vecchio» legato al peccato e far nascere l’«uomo nuovo» trasformato dalla grazia di Dio.
Cari amici! Mentre ci apprestiamo ad intraprendere l’austero cammino quaresimale, vogliamo invocare con particolare fiducia la protezione e l’aiuto della Vergine Maria. Sia Lei, la prima credente in Cristo, ad accompagnarci in questi quaranta giorni di intensa preghiera e di sincera penitenza, per arrivare a celebrare, purificati e completamente rinnovati nella mente e nello spirito, il grande mistero della Pasqua del suo Figlio. Buona Quaresima a tutti!” (Benedetto XVI, Udienza generale del Mercoledì delle Ceneri del 2010).