Meditazioni 6 luglio 2015
“… Ma Gesù avvicinandosi disse loro: “Sono io, non abbiate paura!”. È l’affermazione più attesa dal cuore di un uomo che vive l’esperienza drammatica della realtà. È ciò che abbiamo sempre bisogno di incontrare e di ascoltare in ogni istante della nostra vita, di sentirla presente e viva in ogni momento, in ogni ora del nostro procedere esistenziale. Sentirla presente e viva dentro quelle circostanze drammatiche in cui la nostra vita si imbatte e che sono molto spesso più gravi della realtà di una barca in balia delle onde. Dove verifichiamo l’inutilità e l’inadeguatezza di tutti i nostri tentativi o delle nostre presunte capacità, come emerge evidente nell’esperienza di quel remare inutile ed inefficace degli apostoli. “Sono io, non temete”. Ecco quello che abbiamo bisogno di incontrare, di sentire e di vedere, come un bambino perso, smarrito e pieno di paura ha bisogno di sentire la voce della mamma e poi di vedere la sua presenza che gli viene incontro per stringerlo forte a sé. Non cambiano le circostanze, non diminuisce il dramma, non si placa la furia delle onde che si abbattono sulla vita. Ma il nostro cuore sente di essere dentro una presa e un abbraccio più forte dei flutti e dei venti contrari, che lo rendono certo e capace di poter camminare e affrontare tutto.
… Solo tu, o Gesù, puoi dire alla nostra vita ciò che è impossibile che qualcun altro possa dire: “non avere più paura!”. Perché solo tu sei Dio, solo tu sei la resurrezione e la vita e quindi la vittoria su tutto ciò che ci vince, su tutto ciò da cui la nostra vita, senza di te, sarebbe definitivamente soggiogata e vinta (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
A te, Gesù, affidiamo gli studenti della nostra Compagnia chiedendoti che questi giorni di vacanza che stanno vivendo a Prati di Tivo siano per ognuno di loro l’esperienza di questo incontro con te, perché il loro cuore senta di essere nella presa del tuo abbraccio più forte dei flutti e dei venti contrari, che lo rende certo e capace di poter camminare e affrontare tutto. Preghiamo per Nicolino; preghiamo per Pietro e per tutti i nostri cari malati; preghiamo per Gigi, un carissimo amico che martedì scorso è morto all’improvviso, e preghiamo per sua moglie, per i suoi figli e per tutti i parenti e gli amici; preghiamo per Chiara e Andrea, due genitori che stanno vivendo un momento molto difficile; preghiamo per Alessandro, Ester e Guido di cui in questi giorni ricordiamo l’anniversario della morte; preghiamo per Papa Francesco e per il viaggio apostolico che sta vivendo in Ecuador, Bolivia e Paraguay.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Maria è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame intimo con il suo Figlio. La Vergine Santa è la donna di fede, che ha fatto posto a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti; è la credente capace di cogliere nel dono del Figlio l’avvento di quella «pienezza del tempo» (Gal 4,4) nella quale Dio, scegliendo l’umile via dell’esistenza umana, è entrato personalmente nel solco della storia della salvezza. Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre (Papa Francesco, Omelia del 01/01/15).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Tornano oggi alla mente le parole con le quali Elisabetta pronunciò la sua benedizione sulla Vergine Santa: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,42-43). Questa benedizione si pone in continuità con la benedizione sacerdotale che Dio aveva suggerito a Mosè perché la trasmettesse ad Aronne e a tutto il popolo: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). Celebrando la solennità di Maria Santissima, la Santa Madre di Dio, la Chiesa ci ricorda che Maria è la prima destinataria di questa benedizione. In Lei essa trova compimento: infatti, nessun’altra creatura ha visto brillare su di sé il volto di Dio come Maria, che ha dato un volto umano al Verbo eterno, così che tutti lo possiamo contemplare (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Cari fratelli e sorelle, in questa notte santa contempliamo il presepe: lì «il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). La vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura. Guardiamo il presepe e preghiamo, chiedendo alla Vergine Madre: “O Maria, mostraci Gesù!” (Papa Francesco, Omelia del 24/12/14).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Teniamo davanti agli occhi della mente l’icona della Madre Maria che cammina col Bambino Gesù in braccio. Lo introduce nel tempio, lo introduce nel popolo, lo porta ad incontrare il suo popolo. Le braccia della Madre sono come la “scala” sulla quale il Figlio di Dio scende verso di noi, la scala dell’accondiscendenza di Dio. Lo abbiamo ascoltato nella prima Lettura, dalla Lettera agli Ebrei: Cristo si è reso «in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede» (2,17). È la duplice via di Gesù: Egli è sceso, si è fatto come noi, per ascendere al Padre insieme con noi, facendoci come Lui. Possiamo contemplare nel cuore questo movimento immaginando la scena evangelica di Maria che entra nel tempio con il Bambino in braccio. La Madonna cammina, ma è il Figlio che cammina prima di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta Lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare a Lui (Papa Francesco, Omelia del 02/02/15).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori della legge
La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria. A Lei affidiamo il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio (Papa Francesco, Omelia del 01/01/14).