Meditazioni 5 settembre 2016
Santa Teresa di Calcutta
Ci introduciamo all’Affidamento con un tratto dell’intervento di Nicolino al nostro 16° Convegno che ci aiuta a stare di fronte alla testimonianza di Madre Teresa di Calcutta, canonizzata ieri da Papa Francesco e oggi festeggiata nella Chiesa, per incontrare Chi ha mosso e plasmato la vita di questa donna.
Ma che cos’è allora questa Carità, senza la quale se anche avessi tutto il dono delle lingue, tutta la capacità di conoscere, tutta la fede da avere la forza di spostare montagne; e se anche distribuissi – come san Francesco – tutti i miei beni, e mi consegnassi alle fiamme per essere bruciato, non sono niente e non ho fatto niente? (Quanto è di aiuto per molti di noi che sono devotamente consegnati alla vita della Compagnia, che parlano sempre di amicizia e di dialogo tra noi, di edificazione e di opere!!!). La carità, senza la quale non sono niente, è Cristo stesso, è l’Amore di Cristo. È proprio l’Amore di Cristo e il nostro amore a Lui l’Avvenimento che ci deve muovere, commuovere sempre e in tutto quello che facciamo o poniamo. […] Vorrei far riaffiorare alla vostra memoria una delle testimonianze che abbiamo più a cuore di madre Teresa di Calcutta, che apporta ulteriore luce alle parole di san Paolo. Alla domanda di un nostro amico giornalista sulla ragione di quello che muoveva lei e le sue consorelle a fare quello che facevano, madre Teresa risponde con una semplicità disarmante e una chiarezza inequivocabile: “… Noi amiamo Gesù… Esse amano Gesù, e trasformano questo amore in azione vivente”. Risposta fulminea, senza nessun’altra aggiunta. Qualsiasi cosa viviamo o facciamo, la prima carità che ci urge, proprio come urgenza del nostro cuore, è Cristo e l’Amore di Cristo come contenuto della nostra vita, come il nostro amore che ci immette in una vita consegnata all’amore, all’assoluta gratuità dell’amore. È questo amore a Cristo e di Cristo, senza il quale non siamo niente, non gioviamo a nessuno e non amiamo veramente nessuno. È solo questa corrispondenza all’Amore di Cristo che ci commuove a tal punto da muoverci verso ogni uomo; ed è solo nell’esperienza continua di questo Amore che ci ritroviamo mossi ad amare nel segno del suo Amore. Ed è lì l’affermazione della pienezza della vita nella fede, del massimo dell’amore, l’assoluto giovamento sempre positivo e durevole nell’edificazione e nell’opera. (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos)
In comunione con Papa Francesco, affidiamoci “alla protezione di Madre Teresa: lei ci insegni a contemplare e adorare ogni giorno Gesù Crocifisso per riconoscerlo e servirlo nei fratelli bisognosi” (04/09/16). A Maria Santissima consegniamo Pierluigi, Annalisa e la loro famiglia e rendiamo grazie per i loro 20 anni di matrimonio (7 settembre). Chiediamo alla Madonna di accompagnarci nel Pellegrinaggio che vivremo domenica a Roma perché “attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi” (Papa Francesco, Misericordiae Vultus). Preghiamo per Nicolino e le sue intenzioni. Affidiamo anche tutti i nostri cari malati, in particolare Alessandro, Elisabetta, Francesca, Mario e Antonio.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della luce contempliamo il Battesimo di Gesù al fiume Giordano
[…] La donna che Gesù ha guarito dalle sue perdite di sangue. Passando in mezzo alla folla, si avvicina alle spalle di Gesù per toccare il lembo del suo mantello. «Diceva infatti tra sé: Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello sarò salvata». Quanta fede! Quanta fede aveva questa donna! Ragiona così perché è animata da tanta fede e tanta speranza e, con un tocco di furbizia, realizza quanto ha nel cuore. Il desiderio di essere salvata da Gesù è tale da farla andare oltre le prescrizioni stabilite dalla legge di Mosè. […]Era una donna scartata dalla società. E’ importante considerare questa condizione – di scartata – per capire il suo stato d’animo: lei sente che Gesù può liberarla dalla malattia e dallo stato di emarginazione e di indegnità in cui da anni si trova. In una parola: sa, sente che Gesù può salvarla. […] Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tutti evitavano e ha trasformato la sua speranza in salvezza. (Papa Francesco, Udienza generale del 31 agosto 2016)
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Il Vangelo di Matteo dice che quando la donna toccò il mantello di Gesù, Egli «si voltò» e «la vide», e quindi le rivolse la parola… A causa del suo stato di esclusione, la donna ha agito di nascosto, alle spalle di Gesù, era un po’ timorosa, per non essere vista, perché era una scartata. Gesù invece la vede e il suo sguardo non è di rimprovero, non dice: “Vattene via, tu sei una scartata!”, come se dicesse: “Tu sei una lebbrosa, vattene via!”. No, non rimprovera, ma lo sguardo di Gesù è di misericordia e tenerezza. Egli sa che cosa è avvenuto e cerca l’incontro personale con lei, quello che in fondo la donna stessa desiderava. Questo significa che Gesù non solo la accoglie, ma la ritiene degna di tale incontro al punto di farle dono della sua parola e della sua attenzione. (Ibi)
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione
Quante volte ci sentiamo interiormente scartati per i nostri peccati, ne abbiamo fatte tante, ne abbiamo fatte tante… E il Signore ci dice: “Coraggio! Vieni! Per me tu non sei uno scartato, una scartata. Coraggio, figlia. Tu sei un figlio, una figlia”. E questo è il momento della grazia, è il momento del perdono, è il momento dell’inclusione nella vita di Gesù, nella vita della Chiesa. E’ il momento della misericordia. Oggi, a tutti noi, peccatori, che siamo grandi peccatori o piccoli peccatori, ma tutti lo siamo, a tutti noi il Signore dice: “Coraggio, vieni! Noi sei più scartato, non sei più scartata: io ti perdono, io ti abbraccio”. Così è la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da Lui, chiedere perdono per i nostri peccati e andare avanti. Con coraggio, come ha fatto questa donna. (Ibi)
Nel quarto mistero della luce contempliamo la Trasfigurazione
Una persona scartata agisce sempre di nascosto, qualche volta o tutta la vita: pensiamo ai lebbrosi di quei tempi, ai senzatetto di oggi…; pensiamo ai peccatori, a noi peccatori: facciamo sempre qualcosa di nascosto, abbiamo la necessità di fare qualcosa di nascosto, perché ci vergogniamo di quello che siamo… E lui ci libera da questo, Gesù ci libera e ci fa mettere in piedi: “Alzati, vieni, in piedi!”. Come Dio ci ha creati: Dio ci ha creati in piedi, non umiliati. In piedi. Quella che Gesù dona è una salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua piena dignità. (Ibi)
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’Istituzione dell’Eucarestia
Insomma, non è il mantello che la donna ha toccato a darle la salvezza, ma la parola di Gesù, accolta nella fede, capace di consolarla, guarirla e ristabilirla nella relazione con Dio e con il suo popolo. Gesù è l’unica fonte di benedizione da cui scaturisce la salvezza per tutti gli uomini, e la fede è la disposizione fondamentale per accoglierla. Gesù, ancora una volta, con il suo comportamento pieno di misericordia, indica alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro ad ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo e nello spirito e recuperare la dignità di figli di Dio. (Ibi)