Meditazioni 5 settembre 2011
Siamo qui, ancora una volta insieme e come una cosa sola, per quel irrefrenabile desiderio, per quella insopprimibile urgenza di lasciar attaccare la vita alla sua radice vitale, all’Essere costitutivo della vita e di ogni cosa; a lasciar sorgere e risorgere l’io di ciascuno dallo stesso seme che ha dato e dà la vita dentro ogni istante. Quella radice e quel seme che è Cristo, tutta e la sola vitalità della “pianta”, tutta e la sola vita del “tralcio”, tutta e la sola loro possibilità di saldezza, sviluppo e fruttuosità. È proprio il nostro cuore che adesso – come dentro ogni istante – ci supplica di non avere altro sguardo e altra cedevolezza che alla Sua Presenza viva, viva qui ed ora, perché non c’è altra presenza più sospirata, più anelata e veramente corrispondente ad esso nella sua più profonda esigenza, alla vita nel suo imprescindibile desiderio che Gesù Cristo. Non c’è altra ragione e movente della e per la nostra diletta Amicizia che Lui, Gesù il Nazareno, Gesù il Cristo Redentore di ogni uomo (Nicolino Pompei).
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel cuore del Congresso Eucaristico che stiamo vivendo insieme a tutta la nostra Chiesa italiana, ringraziamo il Signore per questo evento di grazia e per la visita del Santo Padre Benedetto XVI che, a Dio piacendo, sarà con noi ad Ancona domenica prossima. Affidiamo a Maria Santissima la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore; in particolare preghiamo per i nostri cari malati, perché vivano questo momento di prova e di sofferenza nella certezza della fede.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
L’Annunciazione è il mistero a cui ritorniamo ogni giorno recitando l’Angelus. Questa preghiera ci fa rivivere il momento decisivo, in cui Dio bussò al cuore di Maria e, ricevuto il suo “sì”, incominciò a prendere carne in lei e da lei. Ci invita a fissare lo sguardo sul mistero ineffabile che Maria ha custodito per nove mesi nel suo grembo verginale: il mistero di Dio che si fa uomo (Benedetto XVI, Angelus 21.12.08).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Maria risponde all’Angelo: “Sono la Serva del Signore, sia fatto come hai detto tu”. Maria anticipa così la terza invocazione del Padre Nostro: “Sia fatta la Tua volontà”. Dice “sì” alla volontà grande di Dio, una volontà apparentemente troppo grande per un essere umano; Maria dice “sì” a questa volontà divina, si pone dentro questa volontà, inserisce tutta la sua esistenza con un grande “sì” nella volontà di Dio e così apre la porta del mondo a Dio. Maria ci invita a dire anche noi questo “sì” che appare a volte così difficile. Siamo tentati di preferire la nostra volontà, ma Ella ci dice: “Abbi coraggio, dì anche tu: ‘Sia fatta la tua volontà’, perché questa volontà è buona (Benedetto XVI, Omelia 18.12.05).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Nella notte di Betlemme il chinarsi di Dio ha assunto un realismo inaudito e prima inimmaginabile. Egli si china – viene, proprio Lui, come bimbo giù fin nella miseria della stalla, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato. Il Creatore che tutto tiene nelle sue mani, dal quale noi tutti dipendiamo, si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano. Dio è nella stalla… Niente può essere più sublime, più grande dell’amore che in questa maniera si china, discende, si rende dipendente. La gloria del vero Dio diventa visibile quando ci si aprono gli occhi del cuore davanti alla stalla di Betlemme (Benedetto XVI, Omelia 24.12.08).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
L’amore che Gesù, nascendo a Betlemme, ha recato nel mondo, lega a sé quanti lo accolgono in un duraturo rapporto di amicizia e di fraternità. Afferma san Giovanni della Croce: “Dio dandoci tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto. Fissa gli occhi su Lui solo… e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri” (Benedetto XVI, Udienza Generale 03.01.07).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Gesù ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana; ha avuto la Vergine Maria come mamma e Giuseppe che gli ha fatto da padre; essi l’hanno allevato ed educato con immenso amore. La famiglia di Gesù merita davvero il titolo di “santa”, perché è tutta presa dal desiderio di adempiere la volontà di Dio, incarnata nell’adorabile presenza di Gesù. Da una parte, è una famiglia come tutte e, in quanto tale, è modello di amore coniugale, di collaborazione, di sacrificio, di affidamento alla divina Provvidenza, di laboriosità e di solidarietà, insomma, di tutti quei valori che la famiglia custodisce e promuove, contribuendo in modo primario a formare il tessuto di ogni società. Al tempo stesso, però, la Famiglia di Nazaret è unica, diversa da tutte, per la sua singolare vocazione legata alla missione del Figlio di Dio (Benedetto XVI, Angelus 28.12.08).