Meditazioni 5 ottobre 2015
Noi non possiamo fare la Chiesa, possiamo solo far conoscere quanto ha fatto Lui. La Chiesa non comincia con il fare nostro, ma con il fare e il parlare di Dio. Così gli apostoli non hanno detto, dopo alcune assemblee: adesso vogliamo creare una Chiesa, e con la forma di una costituente avrebbero elaborato una costituzione. No, hanno pregato e in preghiera hanno aspettato, perché sapevano che solo Dio stesso può creare la Sua Chiesa, che Dio è il primo agente: se Dio non agisce, le nostre cose sono solo le nostre e sono insufficienti; solo Dio può testimoniare che è Lui che parla e ha parlato. La Pentecoste è la condizione della nascita della Chiesa: solo perché Dio prima ha agito, gli apostoli possono agire con Lui e con la Sua presenza e far presente quanto fa Lui. Dio ha parlato e questo «ha parlato» è il perfetto della fede, ma è sempre anche un presente: il perfetto di Dio non è solo un passato, perché è un passato vero che porta sempre in sé il presente e il futuro. Dio ha parlato vuol dire: «parla». E come in quel tempo solo con l’iniziativa di Dio poteva nascere la Chiesa, poteva essere conosciuto il Vangelo, il fatto che Dio ha parlato e parla, così anche oggi solo Dio può cominciare, noi possiamo solo cooperare, ma l’inizio deve venire da Dio. Perciò non è una mera formalità se cominciamo ogni giorno la nostra assise con la preghiera: questo risponde alla realtà stessa. Solo il precedere di Dio rende possibile il camminare nostro, il cooperare nostro, che è sempre un cooperare, non una nostra pura decisione. Perciò è importante sempre sapere che la prima parola, l’iniziativa vera, la vita vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evangelizzatori. Dio è l’inizio sempre (Benedetto XVI, 8 ottobre 2012).
“È Lui quello che fa, è Lui quello che costituisce, è Lui che inizia e prende sempre l’iniziativa; è Lui che ci sceglie, è Lui che ci chiama, è Lui che ci riprende sempre, è Lui che detta il metodo”. Noi chiediamo di “essere solo la carne, la vita che si lascia investire da questa Sua continua iniziativa, da questo Suo operare continuo” (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?). Con questo desiderio ci affidiamo a Maria Santissima e preghiamo per Papa Francesco e per le sue intenzioni, in particolare – come ha chiesto all’Angelus di ieri, preghiamo per il Sinodo sulla Famiglia , per le vittime della frana che ha travolto un intero villaggio in Guatemala come pure per quelle delle alluvioni avvenute in Francia sulla costa Azzurra e perché il mondo sia liberato dal flagello della guerra. Affidiamo a Maria Santissima Nicolino, il nostro piccolo Pietro e i nostri carissimi amici Marco e Maria, Alessandra, Edoardo, Francesca, Patrizia e tutti i nostri cari malati.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione alllo Spirito Santo
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù
Mentre tutti sono lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, in un ascolto attentissimo, in un silenzio che faceva ancor di più emergere la forza del suo grido, improvvisamente Giovanni si azzittisce. E il suo sguardo, normalmente rivolto a ciascuno dei presenti, lo ritroviamo a fissare intensamente la figura di un uomo – un uomo giovane, un trentenne – che gli sta venendo incontro. È Gesù, che come uno dei tanti è presente, e fa la fila come tutti, prima di presentarsi davanti a Giovanni. Pensate che cosa inaudita: il Mistero fatto uomo, il Mistero in cui tutto consiste fatto uomo, l’avvenimento della salvezza… come uno dei tanti tra la folla. Che si sottomette alla comune condotta di tutti… Gesù si presenta davanti a Giovanni per essere come tutti gli altri battezzato, ma lui vuole impedirglielo, e gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu invece vieni a me?”. Ma Gesù lo fa tacere e gli impone di farlo, replicandogli: “Lascia per ora. Per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia”. È un momento brevissimo ma intensissimo, di un’intensità unica. E Gesù, dopo il gesto dell’immersione, esce dall’acqua e riprende il suo cammino (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta… Chi ha visto Me ha visto il Padre).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
E accade il miracolo. C’è poco da discutere o da interpretare. C’è la realtà, evidentemente straordinaria di un fatto che accade davanti agli occhi dei Primi, che ancora una volta vince tutta quella umanissima perplessità, che non facciamo fatica ad immaginare in loro. C’è l’evidenza e la forza del fatto… In situazioni come questa, si rinnova quella domanda che continuamente si imponeva al cuore di chi lo seguiva o assisteva ad avvenimenti straordinari come questi: “Ma chi è costui?”. Qual è la vera natura di quest’uomo? La fede è proprio la risposta a questa domanda (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
È solo il Totalmente Altro da noi che ci può introdurre alla sua rivelazione e al suo riconoscimento. Noi non dobbiamo fare altro che essere nella sincerità e nella coerenza della nostra natura e lasciarci introdurre dal Mistero che si presenta, si fa incontro e ci introduce e ci porta alla verità di sé e al modo del rapporto con Lui. Qual è la domanda che segna tutta la preghiera originale di ogni uomo e che ci viene testimoniata costantemente dalla preghiera dei Salmi? – Mostrati Signore, perché se tu non ti mostri come potrò mai incontrarti? Questa è la domanda ed è questa la vera dinamica a cui devono ubbidire la libertà e la ragione dell’uomo (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Vedere Dio è la massima esplicitazione del desiderio dell’uomo, è la massima soddisfazione dell’esigenza del cuore, il massimo compimento della vita. Quindi non è sbagliata la domanda: Mostraci il Padre e ci basta. Ma a questa domanda Dio ha risposto. La risposta è Gesù. La domanda è totalmente esaudita e la risposta è Gesù, la sua presenza, proprio quella che sta davanti agli occhi dei discepoli, come per noi nella presenza della Chiesa… La verità di cui parla Gesù è proprio la rivelazione in se stesso di Dio e del suo disegno salvifico. È la comunione tra il Padre e il Figlio, di cui Gesù è la trasparenza, la piena e reale manifestazione attraverso cui l’uomo è chiamato ad accoglierla e a viverla. Ed è chiamato ad accoglierla e a viverla nella fede come riconoscimento pieno di Gesù (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Nessuno – dice il Signore – viene a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira… Nessuno ha visto il Padre tranne Colui che viene da Dio… Sono io il pane della vita, il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. Perché la mia carne è il vero cibo e il mio sangue è la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Ibi).