Meditazioni 5 giugno 2017
Innanzitutto lo Spirito Santo; sì, il primo passo, il primo approfondimento è l’invocazione dello Spirito Santo. Prima di qualsiasi parola, prima di attraversare con voi la provocazione tematica del nostro 12° Convegno, è inevitabile invocare lo Spirito Santo, lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio, perché come dice san Paolo ai Romani: “Solo lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza perché nemmeno sappiamo cosa chiedere”, cosa chiedere in maniera conveniente; non sappiamo chiedere ciò che è necessario e quindi decisivo per noi. (…) Sì, subito lo invochiamo. Perché questa necessità che noi siamo sia sempre presente, viva, mai ultimamente dimenticata nelle nostre giornate; subito lo invochiamo per non cadere nella continua trappola della tentazione-presunzione di definire noi l’unum necessarium. Ci dia la consapevolezza di questa continua debolezza che la Chiesa, ogni giorno, all’inizio della santa assemblea eucaristica ci richiama a guardare con le parole del Confiteor. Subito lo invochiamo, perché lo Spirito che scruta e sa il nostro cuore (perché l’ha fatto), sa cos’è il desiderio; sa Colui di cui abbiamo bisogno e siamo desiderio. E per questo intercede, agisce, opera sempre per i santi. (…) Quando san Paolo afferma che lo Spirito intercede per i santi, indica anche me e te; coloro che desiderano vivere in Cristo riconosciuto come la salvezza dell’io. Lo Spirito intercede e opera per me, per te, per ognuno, secondo Dio. (…) Per questo subito lo invochiamo questo Sommo Intercessore che è lo Spirito Santo (Nicolino Pompei, Voi siete miei amici… e vi ho costituito perchéandiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga).
Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. A te, Madre nostra dolcissima, affidiamo ciascuno di noi, Nicolino e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Cristina, Ella, Francesca, Franco, Franco, Lorena, Pia, Serena, Silvia, Vittoria; preghiamo per Massimiliano, per sua moglie Paola, per i loro figli e per tutti i loro cari; preghiamo per Dodo e per tutta la sua famiglia; preghiamo per Maria Chiara e per tutti i nostri figli che in queste settimane stanno ricevendo la Prima Comunione o la Cresima; preghiamo per le vittime dell’ultimo attentato a Londra, per i loro familiari e per quanti vivono nel terrore di essere colpiti da attentati e violenze.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Si conclude oggi il tempo di Pasqua, cinquanta giorni che, dalla Risurrezione di Gesù alla Pentecoste, sono contrassegnati in modo speciale dalla presenza dello Spirito Santo. È lui infatti il Dono pasquale per eccellenza. È lo Spirito creatore, che realizza sempre cose nuove. Due novità ci vengono mostrate nelle Letture di oggi: nella prima, lo Spirito fa dei discepoli un popolo nuovo; nel Vangelo, crea nei discepoli un cuore nuovo (Papa Francesco, Omelia del 4/06/17).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
Nel giorno di Pentecoste lo Spirito discese dal cielo, in forma di «lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno […], e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue» (At 2,3-4). La Parola di Dio così descrive l’azione dello Spirito, che prima si posa su ciascuno e poi mette tutti in comunicazione. A ognuno dà un dono e tutti raduna in unità. In altre parole, il medesimo Spirito crea la diversità e l’unità e in questo modo plasma un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa universale. Dapprima, con fantasia e imprevedibilità, crea la diversità; in ogni epoca fa infatti fiorire carismi nuovi e vari. Poi lo stesso Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia: «Con la sua presenza e la sua azione riunisce nell’unità spiriti che tra loro sono distinti e separati» (Cirillo di Alessandria, Commento sul vangelo di Giovanni, XI, 11). Cosicché ci sia l’unità vera, quella secondo Dio, che non è uniformità, ma unità nella differenza (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
La nostra preghiera allo Spirito Santo è allora chiedere la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa; di farci carico dell’unità tra tutti, di azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano, perché essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione; è chiedere anche un cuore che senta la Chiesa nostra madre e nostra casa: la casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo (Ibi).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo Maria assunta in cielo
Gesù Risorto, apparendo per la prima volta ai suoi, dice: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Gesù non condanna i suoi, che lo avevano abbandonato e rinnegato durante la Passione, ma dona loro lo Spirito del perdono. Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa.
Lo Spirito del perdono, che tutto risolve nella concordia, ci spinge a rifiutare altre vie: quelle sbrigative di chi giudica, quelle senza uscita di chi chiude ogni porta, quelle a senso unico di chi critica gli altri. Lo Spirito ci esorta invece a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come «unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato» (Isacco della Stella, Discorso 31). Chiediamo la grazia di rendere sempre più bello il volto della nostra Madre Chiesa rinnovandoci con il perdono e correggendo noi stessi: solo allora potremo correggere gli altri nella carità (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria coronata Regina del cielo e della terra
Chiediamolo allo Spirito Santo, fuoco d’amore che arde nella Chiesa e dentro di noi, anche se spesso lo copriamo con la cenere delle nostre colpe: “Spirito di Dio, Signore che sei nel mio cuore e nel cuore della Chiesa, tu che porti avanti la Chiesa, plasmandola nella diversità, vieni. Per vivere abbiamo bisogno di Te come dell’acqua: scendi ancora su di noi e insegnaci l’unità, rinnova i nostri cuori e insegnaci ad amare come Tu ci ami, a perdonare come Tu ci perdoni. Amen” (Ibi).