Meditazioni 4 gennaio 2009
“Rimani con noi, resta con noi Signore, perché si fa sera…”, fu la struggente richiesta dei discepoli di Emmaus. Se Tu non sei con noi e non rimani con noi, noi non possiamo stare e rimanere con Te. È solo la tua Presenza sfolgorante di luce che può dissipare l’oscurità delle tenebre che avvolgono così spesso la nostra esistenza, che occupano prepotentemente la nostra mente, i nostri pensieri, riempiendo la vita di paure ed insicurezze. Quando fai visita al nostro cuore, allora rifulge su di esso la verità e perde valore la vanità del mondo e dentro di sé arde solo la Carità… La tua Presenza non è definibile in una qualsiasi gioia o riducibile a uno dei tanti desideri umani. La tua Presenza non può che essere totalmente Altro, Infinitamente Altro. La tua Presenza supera ed è Altro da qualsiasi immagine di gioia umana e di qualsiasi immagine di desiderio e di risposta al desiderio ci facciamo. Per questa è la sola capace di investire di luce la mente, di irrigare e fecondare permanentemente la vita, di rivelare e rispondere alla verità del nostro desiderio. Ed è la sola capace di apportare la gioia. Non solo a noi impossibile, ma “totalmente un’altra cosa” da qualsiasi definizione possiamo avere di essa (Nicolino Pompei).
Invocazione allo Spirito Santo…
Alla Madonna chiediamo di essere aiutati a guardare e a fissare continuamente la presenza di Gesù. Chiediamo di guardare alla grande presenza di Cristo come la guardava lei e come ci si abbandonava lei. Alla Madonna affidiamo la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. Alla Madonna affidiamo le persone che malate nel corpo o nello spirito.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita. Tutto il mondo è in attesa prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso. “Eccomi” – dice – “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (San Bernardo).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
L’angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima gioia. Dove, ormai ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l’alto? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze (Sant’Ambrogio).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù a Betlemme
Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e che dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita (San Leone Magno).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Ecco la pace: non promessa, non inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente. Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua misericordia; un sacco che fu strappato a pezzi durante la passione perché ne uscisse il prezzo che chiudeva in sé il nostro riscatto; un sacco certo piccolo, ma pieno, se ci è stato dato un Piccolo, in cui però “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. Quando venne la pienezza dei tempi, venne anche la pienezza della divinità. Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità. Manifestandosi Dio nell’uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa. Nulla mostra maggiormente la sua misericordia che l’aver egli assunto la nostra stessa miseria (San Bernardo).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
La scuola di Nazaret è la scuola in cui si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, senza accorgercene, ad imitare. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo. Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato (Paolo VI).