Meditazioni 4 settembre 2017
“Questo povero grida e il Signore l’ascolta”. Chi non grida, chi non domanda, chi non è nell’attesa come quella di un povero mendicante, mostra di essere fuori dalla sua natura. Di essere nell’appoggio di una propria e autonoma consistenza e pieno di una ricchezza artefatta e indebita con la quale tenta invano di rispondere e di soddisfare la vita, non riuscendoci mai. Mostra di essere in una assoluta affermazione di sé contraria alla natura umana e all’imponenza del proprio bisogno. Chi prende sul serio il proprio umano, chi giudica lealmente la propria esperienza umana non può non riconoscere nell’espressione del povero, del mendicante, quella più adeguata al suo essere uomo, al suo costitutivo desiderio che “desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene”. Il povero di spirito è l’uomo cosciente del suo bisogno, coincidente con il suo bisogno, con la sua fame e la sua sete di infinito, cioè di Dio. E questo uomo grida, grida con tutto se stesso al Signore. Perché ha coscienza di sé. È leale con l’esperienza del suo umano, che non censura mai, anche nei suoi momenti di inquietudine, paura e angoscia. Momenti drammatici che, se presi sul serio, risultano i più grandi alleati per una presa di coscienza umile e permanente di ciò che siamo, del nostro vero bisogno, della portata del nostro desiderio. Continua ancora il salmo: “I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla… Nulla manca a coloro che lo temono”. “Nulla manca”, perché il Signore è realmente tutta la nostra fame, tutto il nostro bisogno, tutto il nostro desiderio e quindi la nostra piena e continua soddisfazione (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Affidiamo alla Madonna Nicolino, ognuno di noi e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Anna, Camilla, Cristina, Franco, Franco, Gabriel, Giorgio, Giovanni, Lidia, Lorena, don Marco, Mariano, Martina, Roberto, Savina e Simone.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
L’arcangelo Gabriele rivela alla Vergine la volontà del Signore che lei diventi la madre del suo Figlio unigenito: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,31-32). Fissiamo lo sguardo su questa semplice fanciulla di Nazaret, nel momento in cui si rende disponibile al messaggio divino con il suo “sì”; cogliamo due aspetti essenziali del suo atteggiamento, che è per noi modello di come prepararsi al Natale.
Anzitutto la sua fede, il suo atteggiamento di fede, che consiste nell’ascoltare la Parola di Dio per abbandonarsi a questa Parola con piena disponibilità di mente e di cuore. Rispondendo all’Angelo, Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (v. 38). Nel suo “eccomi” pieno di fede, Maria non sa per quali strade si dovrà avventurare, quali dolori dovrà patire, quali rischi affrontare. Ma è consapevole che è il Signore a chiedere e lei si fida totalmente di Lui, si abbandona al suo amore. Questa è la fede di Maria! (Papa Francesco, Angelus del 21/12/14).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Un altro aspetto è la capacità della Madre di Cristo di riconoscere il tempo di Dio. Maria è colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, «la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni» (Rm 16,25). Ha reso possibile l’incarnazione del Verbo grazie proprio al suo “sì” umile e coraggioso. Maria ci insegna a cogliere il momento favorevole in cui Gesù passa nella nostra vita e chiede una risposta pronta e generosa. E Gesù passa (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Il mistero della nascita di Gesù a Betlemme, avvenuto storicamente più di duemila anni or sono, si attua, come evento spirituale, nell’“oggi” della Liturgia. Il Verbo, che trovò dimora nel grembo verginale di Maria, viene a bussare nuovamente al cuore di ogni cristiano: passa e bussa. Ognuno di noi è chiamato a rispondere, come Maria, con un “sì” personale e sincero, mettendosi pienamente a disposizione di Dio e della sua misericordia, del suo amore (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Quante volte Gesù passa nella nostra vita, e quante volte ci manda un angelo, e quante volte non ce ne rendiamo conto, perché siamo tanto presi, immersi nei nostri pensieri, nei nostri affari e addirittura, in questi giorni, nei nostri preparativi del Natale, da non accorgerci di Lui che passa e bussa alla porta del nostro cuore, chiedendo accoglienza, chiedendo un “sì”, come quello di Maria. Un Santo diceva: “Ho timore che il Signore passi”. Sapete perché aveva timore? Timore di non accorgersi e lasciarlo passare. Quando noi sentiamo nel nostro cuore: “Vorrei essere più buono, più buona… Sono pentito di questo che ho fatto…”. È proprio il Signore che bussa. Ti fa sentire questo: la voglia di essere migliore, la voglia di rimanere più vicino agli altri, a Dio. Se tu senti questo, fermati. È il Signore lì! E vai alla preghiera, e forse alla confessione, a pulire un po’…: questo fa bene. Ma ricordati bene: se senti questa voglia di migliorare, è Lui che bussa: non lasciarlo passare! (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Accanto a Maria c’è la silenziosa presenza di san Giuseppe. L’esempio di Maria e di Giuseppe è per tutti noi un invito ad accogliere con totale apertura d’animo Gesù, che per amore si è fatto nostro fratello. Egli viene a portare al mondo il dono della pace: «Sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14), come annunciarono in coro gli angeli ai pastori. E Cristo bussa ai nostri cuori per donarci la pace, la pace dell’anima. Apriamo le porte a Cristo! (Ibi).