Meditazioni 4 giugno 2018
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia. A te anela la mia carne, come terra deserta arida senz’acqua”. “Di te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto. Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto”. In queste struggenti parole del salmo 62 e del salmo 26 ritroviamo tutto ciò che forma l’assoluto desiderio dell’uomo, che qualifica la fondamentale attesa della vita di ogni uomo. Domandiamo di essere qui e di accoglierci nell’urgenza dell’ineludibile e imperiosa sollecitudine della realtà di queste parole. Mendicando che la nostra vita le possa sinceramente risorprendere vive e presenti. Il cuore è tutto fatto di questo desiderio. Ciascun uomo è fatto con questo cuore che è tutto fatto di questo desiderio. Non è una interpretazione nostra. Non è una nostra fissazione. È un fatto. È un’evidenza. La vita è oggettivamente questa sete, questa fame, questa terra sempre assetata di Colui che il mio cuore mi impone di cercare, di domandare e di anelare incessantemente. Il vero problema di ognuno di noi, fin dal primo mattino, è sempre quello di ripartire realmente da ciò in cui è costitutivamente stabilito il fulcro vitale della vita di un uomo, di risentire sinceramente la presenza e l’urgenza di questa esigenza del cuore. In cui si gioca tutto il rapporto con la verità del nostro umano (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta…).
Ringraziamo il Signore per l’assemblea vissuta sabato e per il dono della nostra Compagnia e del nostro cammino. Anche attraverso questo gesto il Signore ha continuato a bussare alla porta della nostra vita, a mendicare il nostro cuore . Preghiamo di non chiudere gli occhi, le orecchie e il cuore a ciò che il Signore ha voluto richiamare a ciascuno attraverso questo incontro e a quello che vorrà continuare a dirci. A Lui affidiamo ciascuno di noi ed in particolare Nicolino. Preghiamo per Renato, per Teresa, per Gianluca, per Sofia, Claudia, Gianmario e Martina, per Valeria e Maurizio, per Michele, per Elena, Augusto, Michel e i defunti Raul e Olga, per Nadia e la sua carissima famiglia, per Giorgio e Davide, per Iolanda, per Eleonora, per Anna, Marco, Roberto, Andrea, Giovanni, per Mihai, per Silvia, per Nadia, per Emma, per Lara.. Preghiamo per Papa Francesco e facciamo nostra la sua preghiera di ieri: “Mi unisco ai miei fratelli Vescovi del Nicaragua nell’esprimere dolore per le gravi violenze, con morti e feriti, compiute da gruppi armati per reprimere proteste sociali. Prego per le vittime e per i loro familiari. La Chiesa è sempre per il dialogo, ma questo richiede l’impegno fattivo a rispettare la libertà e prima di tutto la vita. Prego perché cessi ogni violenza e si assicurino le condizioni per la ripresa al più presto del dialogo”.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Gesù appare ai discepoli per la terza volta: mentre pescano, Egli li attende a riva, dove già prepara del pane e del pesce per loro. Ma al tempo stesso chiede ai suoi di portare un po’ del pesce che hanno appena preso e che Lui aveva indicato come pescare (cfr Gv 21,6.9-10). Anche qui, Gesù prepara in anticipo e chiede ai suoi di collaborare. Ancora, poco prima della Pasqua, Gesù aveva detto ai discepoli: «Vado a prepararvi un posto […] perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2.3). È Gesù che prepara, lo stesso Gesù che però con forti richiami e parabole, prima della sua Pasqua, chiede a noi di prepararci, di tenerci pronti (cfr Mt 24,44; Lc 12,40). Gesù, insomma, prepara per noi e chiede anche a noi di preparare. Che cosa prepara Gesù per noi? Prepara un posto e un cibo. Un posto, molto più degno della «grande sala arredata» del Vangelo. È la nostra casa spaziosa e vasta quaggiù, la Chiesa, dove c’è e ci dev’essere posto per tutti. Ma ci ha riservato anche un posto lassù, in paradiso, per stare insieme con Lui e tra di noi per sempre. Oltre al posto ci prepara un cibo, un Pane che è Lui stesso: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Questi due doni, il posto e il cibo, sono ciò che ci serve per vivere. Sono il vitto e l’alloggio definitivi. Entrambi ci vengono dati nell’Eucaristia. Cibo e posto (Papa Francesco, Omelia del 3.06.18).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo Gesù che ascende al cielo
Qui Gesù ci prepara un posto quaggiù, perché l’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa, la genera e la rigenera, la raduna e le dà forza. Ma l’Eucaristia ci prepara anche un posto lassù, nell’eternità, perché è il Pane del cielo. Viene da là, è l’unica materia su questa terra che sa davvero di eternità. È il pane del futuro, che già ora ci fa pregustare un avvenire infinitamente più grande di ogni migliore aspettativa. È il pane che sfama le nostre attese più grandi e alimenta i nostri sogni più belli. È, in una parola, il pegno della vita eterna: non solo una promessa, ma un pegno, cioè un anticipo, un anticipo concreto di quello che sarà donato. L’Eucaristia è la “prenotazione” del paradiso; è Gesù, viatico del nostro cammino verso quella vita beata che non finirà mai (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
Nell’Ostia consacrata, oltre al posto, Gesù ci prepara il cibo, il nutrimento. Nella vita abbiamo continuamente bisogno di nutrirci, e non solo di alimenti, ma anche di progetti e affetti, di desideri e speranze. Abbiamo fame di essere amati. Ma i complimenti più graditi, i regali più belli e le tecnologie più avanzate non bastano, non ci saziano mai del tutto. L’Eucaristia è un alimento semplice, come il pane, ma è l’unico che sazia, perché non c’è amore più grande. Lì incontriamo Gesù realmente, condividiamo la sua vita, sentiamo il suo amore; lì puoi sperimentare che la sua morte e risurrezione sono per te. E quando adori Gesù nell’Eucaristia ricevi da Lui lo Spirito Santo e trovi pace e gioia. Cari fratelli e sorelle, scegliamo questo cibo di vita: mettiamo al primo posto la Messa, riscopriamo l’adorazione nelle nostre comunità! Chiediamo la grazia di essere affamati di Dio, mai sazi di ricevere ciò che Egli prepara per noi. Ma, come ai discepoli allora, anche a noi oggi Gesù chiede di preparare. Come i discepoli domandiamogli: “Signore, dove vuoi che andiamo a preparare?”. Dove: Gesù non predilige luoghi esclusivi ed escludenti. Egli ricerca posti non raggiunti dall’amore, non toccati dalla speranza. In quei luoghi scomodi desidera andare e chiede a noi di fargli i preparativi. […] Egli si è fatto pane spezzato per noi; chiede a noi di donarci agli altri, di non vivere più per noi stessi, ma l’uno per l’altro. Così si vive eucaristicamente: riversando nel mondo l’amore che attingiamo dalla carne del Signore. L’Eucaristia nella vita si traduce passando dall’io al tu (Ibi).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione di Maria al cielo
I discepoli, dice ancora il Vangelo, prepararono la Cena dopo essere «entrati in città» (v. 16). Il Signore ci chiama anche oggi a preparare il suo arrivo non rimanendo fuori, distanti, ma entrando nelle nostre città. Anche in questa città, il cui nome – “Ostia” – richiama proprio l’ingresso, la porta. Signore, quali porte vuoi che ti apriamo qui? Quali cancelli ci chiami a spalancare, quali chiusure dobbiamo superare? Gesù desidera che siano abbattuti i muri dell’indifferenza e dell’omertà, divelte le inferriate dei soprusi e delle prepotenze, aperte le vie della giustizia, del decoro e della legalità. L’ampio lido di questa città richiama alla bellezza di aprirsi e prendere il largo nella vita. Ma per far questo occorre sciogliere quei nodi che ci legano agli ormeggi della paura e dell’oppressione. L’Eucaristia invita a lasciarsi trasportare dall’onda di Gesù, a non rimanere zavorrati sulla spiaggia in attesa che qualcosa arrivi, ma a salpare liberi, coraggiosi, uniti (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata regina
I discepoli, conclude il Vangelo, «dopo aver cantato l’inno, uscirono» (v. 26). Al termine della Messa, saremo anche noi in uscita. Cammineremo con Gesù, che percorrerà le strade di questa città. Egli desidera abitare in mezzo a voi. Vuole visitare le situazioni, entrare nelle case, offrire la sua misericordia liberatrice, benedire, consolare. Avete provato situazioni dolorose; il Signore vuole esservi vicino. Apriamogli le porte e diciamogli: Vieni, Signore, a visitarci. Ti accogliamo nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nella nostra città. Grazie perché ci prepari il cibo della vita e un posto nel tuo Regno. Rendici preparatori attivi, portatori gioiosi di Te che sei la vita, per portare fraternità, giustizia e pace nelle nostre strade. Amen (Ibi).